Vuoi controllare l'intervista?

8 errori da non fare

La maggior parte delle organizzazioni vuole controllare i media o almeno vuole controllare ciò che viene scritto o trasmesso sulla propria attività. Un numero sorprendente di manager anche senior, nella mia esperienza, non capisce come sia possibile che il "quarto stato", cioè i giornalisti, possa scrivere quello che vuole e con pochissimi vincoli. "Sporgerò querela" è una delle frasi tipiche di chi non si sente soddisfatto delle parole usate dai giornalisti in un articolo o in un titolo e certamente ci sono regole sulla diffamazione e calunnia, ma oltre a questo in Italia, in Europa, nel Regno Unito e negli Stati Uniti e in Australia ci sono pochissime altre restrizioni. Per questo le querele di solito finiscono in nulla e in generale sono una pessima idea.

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Questa libertà di stampa è fonte di grande angoscia e preoccupazione per molte persone che hanno a che fare con i media, anche quelle che non hanno assolutamente nulla da nascondere. Il risultato è che spesso in modo diretto o attraverso il proprio ufficio stampa, queste persone pretendono di avere il totale controllo di quello che verrà pubblicato, commettendo alcuni errori tipici che producono danni all'immagine e alle relazioni con le redazioni giornalistiche non solo nell'immediato, ma anche (e questo è peggio) sul lungo periodo.

Vediamo gli 8 errori tipici di chi non sa cosa aspettarsi e come gestire il rapporto con i media.

1. Chiedere l'elenco delle domande prima dell'intervista

A prima vista, questo sembra del tutto ragionevole, ma i giornalisti lo odiano, soprattutto perché dà l'impressione che siano eccessivamente controllati. La maggior parte non fornirà una lista di domande, altri magari daranno un elenco di domande e poi lo ignoreranno nell'intervista vera e propria. L'effetto è controproducente per l'intervistato perché prepararsi per una serie di domande e poi trovarsene di completamente diverse è stressante. Molto meglio fare una domanda più ampia come "cosa ti interessa?", "qual è la storia?" o "qual è il taglio che vuoi dare al pezzo?".

2. Dire al giornalista che conosci l'editore e puoi influenzarlo 

Essere indipendenti è una questione d'onore per la maggior parte dei giornalisti. Rivendicare un'influenza speciale rischia di infastidire tutti nel processo editoriale e il giornalista potrebbe essere tentato di "dimostrare" la propria indipendenza scrivendo qualcosa che preferiresti non vedere pubblicato.

3. Chiedere di leggere l'intervista prima che venga pubblicata

Quando si ha a che fare con la stampa specializzata, questo può accadere, ma sui quotidiani nazionali e sulle tv è molto raro. Chiedere di leggere l'intervista ti mette in una cattiva luce e chiedere di controllare le dichiarazioni riportate non è un'idea migliore. Anche se un giornalista acconsente a condividere il testo o le citazioni prima della pubblicazione, è improbabile che ti permetta di modificare qualcosa, a parte qualche dettaglio tecnico al limite. 

4. Dire al giornalista cosa non deve o non può chiedere 

Ancora una volta, i giornalisti non obbediscono alle regole. Se dici loro che non possono chiedere qualcosa, è molto probabile che lo chiedano. Li stai potenzialmente avvisando di un'area sensibile. Inoltre, far sembrare che tu o il tuo portavoce non siate in grado di gestire una domanda fa sembrare voi o loro deboli.

5. Permettere al tuo PR di intervenire durante il colloquio

Chi si occupa di pubbliche relazioni dovrebbe intervenire solo se è assolutamente necessario farlo. Questo perché farlo fa sembrare l'intervistato debole e l'organizzazione prepotente. I professionisti delle media relations conoscono bene questa regola e difficilmente mettono se stessi e il proprio cliente in una situazione difficile e tu fai bene a non aspettarti che lo facciano.

6. Attaccare il giornalista 

Bisogna imparare a rendersi conto che i giornalisti sono autorizzati a chiedere qualsiasi cosa e tu come intervistato puoi scegliere come rispondere. Spesso i giornalisti non condividono a livello personale il punto di vista che stanno ponendo in una domanda, ma il loro compito è anche rappresentare un altro lato della storia che devono raccontare. I giornalisti sono formati proprio per questo: per bilanciare i punti di vista di storie e interviste e a fare domande che a te possono sembrare difficili o "cattive" ma in realtà hanno proprio questo obiettivo. Quando accade, accetta il fatto che il giornalista stia solo facendo il proprio lavoro. 

7. Mettere in discussione la fonte delle informazioni del giornalista

Questa è una forma più sottile di attacco al giornalista ed è sempre controproducente. Ci sono molti modi per rispondere a una domanda che ti mette in difficoltà (che trovi tutti elencati nel mio manuale Corso pratico di Media Training. Come farti intervistare e citare dai media. Per politici, Ceo e Business Leader. E per tutti gli altri) e riuscire a trasmettere correttamente il tuo messaggio. metterti a discutere con il giornalista mettendo in dubbio la correttezza del suo lavoro di ricerca non è tra questi. 

8. Fornire alcune informazioni e poi dire: "questo è off the record"

Ci sono alcune occasioni in cui il cosiddetto "off the record" ha un senso nelle pubbliche relazioni, ma sono abbastanza rare. Se vuoi che qualsiasi accordo in questo senso venga rispettato, devi chiarirlo bene prima dell'intervista e assolutamente non durante, soprattutto se hai appena detto qualcosa che non avresti dovuto dire. In generale, l'off the record è uno strumento che può essere utilizzato da un PR professionista ma dovrebbe essere evitato dagli intervistati.

In definitiva, il modo per avere un maggior controllo delle interviste rilasciate ai media consiste in questi tre punti chiave:

- arrivare preparato con ben chiari in mente i messaggi che vuoi trasmettere e il target a cui vuoi parlare

- fornire informazioni di alta qualità in un linguaggio non tecnico e non gergale

- preparati per rispondere a domande difficili che potrebbero rivolgerti

- esercitare l'autocontrollo per evitare di dire cose o fornire informazioni che rischino di finire per determinare titoli imbarazzanti.

 Un buon media training ha proprio il compito di insegnarti a fare tutto questo.


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