In queste ore siamo tutti incollati alla tv e ai social per seguire l’evoluzione della situazione in Ucraina e non avrei immaginato di dedicare la seconda puntata di questa newsletter a un tema così drammatico.

Oltre a seguire con apprensione le sorti di migliaia di persone, tra le quali famiglie di conoscenti e amici, non posso non fare qualche osservazione sul piano della comunicazione di questo inizio di guerra, che vede a confronto due modelli profondamente diversi.
Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato ufficialmente un'offensiva militare in Ucraina nelle prime ore della mattina del 24 febbraio in un discorso in cui ha annunciato di aver "deciso di condurre un'operazione militare speciale". Poco dopo il discorso di Putin, è cominciato l’attacco militare su Kiev e in altre parti del Paese. Nel suo discorso, il presidente russo ha affermato che l'operazione militare ha lo scopo di proteggere le persone che sono state maltrattate e sottoposte a genocidio dal regime di Kiev per otto anni. Nelle immagini del discorso, registrato e trasmesso successivamente, Putin appariva seduto a una scrivania con due bandiere russe alle proprie spalle. Indossava una giacca nera, una camicia bianca e una cravatta color malva scuro.
Tutto in lui sembrava trasmettere un senso di minaccia, dallo sguardo glaciale alla posizione del corpo che era solo apparentemente rilassata, così appoggiato indietro sulla sedia, ma in realtà trasmetteva un perfetto dominio di sé e delle proprie emozioni.
Le mani che tenevano il bordo della scrivania in modo sciolto sono rimaste praticamente immobili per tutto il tempo, senza tradire nemmeno per un momento una sensazione di tensione o ansia.
Il viso, indurito e con lo sguardo glaciale, trasmetteva rabbia, ma anche autorità e aggressività. Il suo sguardo era freddo, duro, agghiacciante, da vero cattivo di James Bond. Il suo guardare in modo diretto e freddo nella telecamera è un modo consapevole per creare un senso di paura e quando ha parlato di "tortura e genocidio" la sua bocca si è allungata orizzontalmente rivelando i denti inferiori in un gesto di attacco.
Per quanto riguarda il contenuto del discorso, quello che è emerso dalle traduzioni divulgate dai media occidentali, è che Putin abbia messo in fila una serie di argomentazioni tese a rivedere il passato dei rapporti con l’Ucraina in modo da giustificare agli occhi del suo pubblico, cioè il consenso interno, un’azione militare nei confronti di Kiev. Putin si è presentato contemporaneamente come difensore del nazionalismo russo, attraverso rivendicazioni territoriali, e come combattente di quella che ha definito la malattia del nazionalismo, cioè la lunga lotta dell'Ucraina per l'autonomia nazionale.
Con tutt’altro stile ha risposto il presidente Ucraino. Volodymyr Zelenskiy si è rivolto alla nazione con un video selfie, in un sobrio discorso postato sui social media e parlando in parte in russo (quando si è rivolto al popolo russo, esortandolo a scendere in strada per protestare contro la guerra) ha detto che aveva cercato di chiamare Vladimir Putin per evitare una guerra ed era stato accolto dal silenzio.
Barba corta, giacca color kaki, sorriso e atteggiamento calmo e rassicurante. In piedi nella luce del mattino di fronte alla "Casa con le Chimere", un punto di riferimento Art Nouveau coperto di figure di animali ultraterreni di fronte al suo ufficio presidenziale a Kiev, il presidente ucraino ha detto alla nazione che, contrariamente alle notizie che lo volevano in fuga, sei trovava nella capitale e non intendeva lasciarla. Il messaggio, potentissimo, che arriva è che Zelenskiy è disposto a rischiare la vita in prima linea insieme ai tanti militari e civili del suo Paese.
Questo video selfie è stato il momento chiave che ha segnato l’evoluzione di un leader in difficoltà nei sondaggi (passato dal 73% del 2019 al 25% del 2021) in un leader di guerra capace di unire la nazione per rispondere all’aggressione nemica.
Uno stile di comunicazione, fatto di frasi brevi e a effetto, tra dramma e sfida, tra sarcasmo e ironia, che ha accresciuto rapidamente il suo consenso interno. Molti media, per esempio, riportano il tweet di Olena Halushka, un'attivista di una nota organizzazione ucraina contro la corruzione, che ha scritto «Non potevo immaginare che sarei stata orgogliosa di lui come comandante supremo. È degno della nostra incredibile nazione».
Un cambiamento di rotta iniziato già qualche giorno fa, con il discorso tenuto alla Conferenza sulla Sicurezza di Monaco dello scorso sabato 19 febbraio. Zelenskiy ha esordito con una delle tecniche più potenti del public speaking: una storia vera. Ha iniziato infatti descrivendo una visita a un asilo nell'est del Paese che era stato colpito giorni prima da un missile. «Quando il cratere di una bomba appare nel cortile di una scuola, i bambini hanno una domanda: il mondo ha dimenticato gli errori del XX secolo?», ha detto. Il tocco umano è una delle caratteristiche dei discorsi che il presidente ucraino ha rivolto alla nazione e anche alla popolazione russa in questi giorni.
«Cercate di mantenere la vita normale, per quanto la vita possa essere normale», ha detto il 24 febbraio, mentre li invitava a prendere le armi e combattere. «Prendetevi cura dei vostri vicini e dei vostri amici».
Molto lontano dalle fredde lezioni di storia di Putin.
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