Pausa? Si grazie!

L’esigenza di “staccare la spina” il riposo come fonte di energia.

Buongiorno curiose e curiosi,

oggi vorrei parlare di pause. Lo ammetto, a questo punto dell’anno avverto il bisogno di una lunga pausa, di una vacanza.

Le temperature elevate che tanto amo  mi portano con la mente ad una gita al lago o in piscina, a qualche giorno di relax in riva al mare o a un po’ di riposo accanto ad un fiume o un ruscello in montagna. 

Dei momenti solo per noi, in cui “staccare la spina”, senza pensare al lavoro o sulla frenesia del nostro quotidiano. 

Nel milanese e nel varesotto, dove vivo e dove sono cresciuta, vi è spesso la pessima abitudine di non staccare mai. Mi è capitato più volte di essere comodamente seduta in pizzeria, avvertire la suoneria del cellulare di fianco a me e ritrovarmi con un vicino di tavolo che risponde a chiamate di lavoro e non considera i suoi commensali per gran parte della cena concentrato sul business. 

In altre occasioni ho incontrato persone che durante una vacanza parlano spesso e solo della loro professione. 

Che dire poi delle mamme stressate anche in hotel perché sempre impegnate a “rincorrere i figli” mentre il marito disteso placidamente sulla sdraio legge il giornale?  


Vi do una notizia che potrà sembrarvi sconvolgente:


PRENDERSI UNA PAUSA FA BENE E CI PERMETTERÀ POI DI PERFORMARE MEGLIO


Immaginate la vostra mente come una sorta di automobile, se continuate ad utilizzarla ininterrottamente ma non le fornite il carburante, i lubrificanti e la giusta manutenzione nel giro di poco tempo si fermerà o comunque vi creerà dei problemi. 

Facciamo un piccolo esempio. Immaginate di dover partire per un lungo viaggio ( tempo stimato 8 ore), la vostra auto ha già qualche anno e un discreto numero di chilometri all’attivo, ma non avete avuto il tempo di farla controllare prima di partire ( tempo stimato per il controllo 1 ora). Durante il tragitto vi si accende una spia sul cruscotto. Preoccupati vi fermate alla prima area di servizio, estraete il libretto delle istruzioni tecniche e cercate di capire quale sia il problema. Dopo 30 minuti circa realizzate che si tratta di una piccola cosa, fortunatamente oltre alle pompe di benzina l’area in cui vi siete fermati dispone di altri servizi di manutenzione, pertanto lasciate l’auto in custodia all’operatore per effettuare la piccola riparazione, vi dirigete nel bar e attendete . Dopo due ore circa, ripartite per la vostra destinazione ma nel primo tratto siete dubbiosi, titubanti, temete che possano verificarsi altri problemi quindi guidate con notevole prudenza, decisamente al di sotto della velocità inizialmente stimata. Conclusione, arrivate a destinazione 3/4 ore dopo rispetto al previsto. 

La stessa cosa la potete ora pensare per quanto riguarda noi. Se lavoriamo incessantemente, se la nostra mente è sempre concentrata su ciò che dobbiamo fare, se continuiamo ad agire meccanicamente senza fermarci in realtà ci affatichiamo troppo e lavoriamo peggio.


Cosa serve per “ricaricare le batterie”?

La risposta è ovvia e semplice: riposo

ripòso s. m. [der. di riposare]. – 1. a. Tregua, cessazione temporanea di un lavoro o di un’attività qualsiasi, che ha lo scopo di dare sollievo e ristoro al corpo e allo spirito  (Cit. Treccani )


Se leggete con attenzione con questo termine, riposo, si intende una pausa temporanea e non si specifica la durata di questa sospensione delle attività

Oltre al periodo di vacanza o ai giorni di riposo settimanali che sono indispensabili, in cui dovreste cercare di fare cose che vi facciamo stare bene e di riposare il più possibile ci sono anche le piccole pause che dovremmo concederci durante la giornata. Queste pause possono esser di durata, intensità e qualità differenti. 


Proviamo ad elencarne alcune:

  • Pausa caffè, frutta o dolcetto. Uno stacco di pochi minuti quando avvertiamo un senso di spossatezza, difficoltà di concentrazione, necessità di una ricarica rapida. Va benissimo ma dona un sollievo di breve durata ed è efficace solo se implica un vero e proprio distacco ( per esempio mi allontano dalla scrivania e faccio due chiacchiere con un collega mentre sorseggio il caffè) mentre ha un’utilità molto ridotta se diventa una finta pausa ( apro il cassetto e sbocconcello una barretta energetica mentre continuo a lavorare)

  • Pausa costruttiva. Sospendo l’attività che sto facendo e mi concentro su altro, faccio due passi, mi dedico alla respirazione per qualche minuto, magari ascolto un brano musicale poi ritorno alla scrivania e mi dedico ad attività di programmazione, di riepilogo, di organizzazione. 


Se non siete abituati a fare delle pause e non siete convinti del fatto che fermandovi, al contrario di ciò che si pensa comunemente, in realtà vi aiuta a lavorare meglio vi suggerisco di provare ad applicare su una o più attività la tecnica del pomodoro. 

Si tratta di una teoria elaborata da Francesco Cirillo al termine degli anni ‘80 che prevede un alternanza di lavoro intenso e piccole pause. In rete potrete trovare moltissimo materiale a riguardo ma se volete approfondire vi consiglio questo articolo di Andrea Giuliodori

Vi invito come sempre a lasciare i vostri commenti, a raccontarmi le vostre esperienze, a condividere i vostri punti di vista sul tema. Potete farlo direttamente qui nei commenti o scrivendomi a contatti@raffaelladellea.com







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