Il bambino.
Il bambino sente, sente la natura, sente Dio, sente le emozioni in modo potente. Le sue emozioni sono così totalizzanti da non permettergli di distinguere se stesso dall'emozione, egli è l'emozione. Quindi la paura è ovunque, dentro e fuori, lo stesso vale per la rabbia, la vergogna, ma anche per le emozioni belle. Se è gioia, è gioia pura. Ogni cosa diventa gioia, gli oggetti si animano di gioia, natura, animali, persone, vengono percepiti con gioia.
Il bambino piccolo parla ai fiori, ai suoi giochi, alle "cose", per lui tutto ha un'anima, tutto "sente" come lui sente. Attraverso il suo corpo esprime l'emozione. Se ha paura si rannicchia, si fa piccolo, se è felice si espande, balla, corre, ride. Quando prova più emozioni contemporaneamente, gli esplode un fuoco d'artificio dentro che esprime col pianto.
Come può un bambino gestire le sue emozioni?
Gestire l'emozione vuol dire capirla, darle un nome, regolare la sua espressione, adeguare il comportamento in modo socialmente accettabile: impegnativo per un bimbo, vero?
Ti ricordi le tue emozioni di bambino/a? Il bambino, come diceva Rudolf Steiner (fondatore dell'Antroposofia) è un organo di senso.
L'adulto.
L'adulto dovrebbe essere quello che educa, quello che dà l'esempio, quello che sa leggere le emozioni del bambino e spiegare al bimbo cosa sta provando e, con la dolcezza delle parole e del contatto fisico dargli, e quindi insegnargli, contenimento.
Ma se l'adulto è confuso, fatica a capire e modulare ciò che prova lui stesso, non ha una buona capacità per parlare delle sue e altrui emozioni, e peggio ancora non si fa aiutare per uscire da questa situazione, come fa il bambino a imparare un buon linguaggio emozionale e a diventare capace di autogestirsi? Spezzare la catena dell'emotività trasmessa in famiglia, lavorare su se stesso, farsi aiutare quando serve farà diventare quell'adulto degno di essere d'esempio per i suoi figli. Il bambino sente, il tuo bambino ti sente con tutto se stesso.
Tu.