FAME... DI EMOZIONI.

Come riempire quel vuoto?

Partiamo da lontano, indietro nel tempo cercando di comprendere come e quanto è stato risposto al nostro bisogno di nutrimento, non solo fisico ma anche affettivo, di contatto, consolazione, presenza e da come, in base al nostro temperamento, abbiamo accolto quella risposta.

Un bimbo "tranquillo", che "non chiede", riceve risposte diverse da un bimbo che è come l'argento vivo, sempre attivo e pieno di domande. E la relazione tra il chiedere e il ricevere attenzione risulterà diversa per i due bambini.

Qui non giudichiamo la prontezza e l'abbondanza o meno di risposte da parte del genitore. Non analizziamo neanche il temperamento dei 2 bimbi. Ci mettiamo solo in ascolto e osservazione della nostra storia, di ciò che sappiamo o intuiamo delle nostre origini, ricordando per capire meglio chi siamo ora... Che tipo di bimbi eravamo? Come siamo stati educati, amati, confortati, valorizzati?

In famiglia ci raccontano come eravamo, e da lì si svolge un "film" che narra come venivano letti gli eventi e le emozioni da chi osservava e tramandava ciò che vedeva. Nel tempo quei film hanno perso o acquistato colore passando di bocca in bocca: zie, nonni, parenti vari sono i registi di nuove scene.... Quel film è nella nostra mente, o nel cuore, a volte è profonda emozione, bella o brutta che sia.

Ma se l'emozione è sempre brutta? Se voglio fuggire dalla memoria della mia infanzia?

Se vi sono esperienze traumatiche che si ripetono nel corso della vita, dall' infanzia, all' adolescenza, dobbiamo crearci difese per sopravvivere, e queste difese possono esprimersi in strutture comportamentali che non ci permettono di vivere felici.

Cresciamo, e a volte quelle emozioni terribili e invadenti dell'infanzia tornano, e cerchiamo di dimenticarle... Compensazione, mascheramento, spostamento, sostituzione, tutto avviene a livello inconscio. A volte abbiamo fame... tanta fame di affetto che si esprime con la "fame di emozioni".

Cerchiamo distrazione, a volte nel cibo, altre nell'alcool, altre ancora nella sessualità (a volte confusa con l'amore), sviluppiamo dipendenze da azioni (per esempio fumare), oggetti ( come nello shopping compulsivo), persone (creando legami tossici). 

Se non abbiamo ricevuto stimoli corretti per gestire noia, tristezza, rabbia, solitudine, dolore, possiamo aver sviluppato un gran senso di vuoto che mascheriamo con la continua ricerca di emozioni forti, per mettere a tacere la sofferenza che tenta di uscire dagli abissi interiori.

E allora ecco che alcuni cercano sport estremi, pericolosi che mettono a repentaglio la vita, o situazioni al limite della legalità, che diano il brivido, come il gioco d'azzardo, fino a una sessualità promiscua, sfrenata, mai appagata, mai sazia. 

Certo, non basta solo una difficoltà nella gestione emozionale per indurci a tali comportamenti, è ovvio che manca una solida struttura interiore se si slatentizzano comportamenti autolesionistici e patologici, sui quali bisognerà lavorare, ma alla base c'è sempre quella mancanza di una buona relazione col proprio sentire, emozioni o impulsi che siano, non educata in modo rispettoso e sano a farci trovare l'equilibrio nella ricerca di ciò che ci serve veramente per vivere bene.

Come riempire quel vuoto, senza che sia cibo, persone, cose, pericoli?

 Come trovare nutrimento e amore per noi stessi?

  1.  Ascolto di sé, osservazione e percezione sono gli strumenti da cui iniziare. 
  2. Tenere un diario emozionale, dove narrare quei film antichi, ma anche quelli nuovi, le storie attuali, con attenzione al sentire, a ciò che si muove dentro, magari con l'aiuto di una guida amorevole (Emozionologo), se da soli è difficile.
  3. Iniziamo dalle piccole cose piacevoli del quotidiano, concedendole a noi stessi, perché ricontattare un piacere semplice, basico, fatto di  cose naturali come un tramonto, un fiore, un sapore che non ci concediamo da tempo, può essere un inizio. 
  4. Iniziamo puntando sulla bellezza che portata dentro sé ed espressa, salverà davvero il mondo. 
  5. Iniziamo crescendo in profondità, guardando dietro alle cose, alla ricerca dei significati e dei valori. 
  6. Procediamo esprimendo il meglio di noi stessi, scoprendo i nostri talenti e portandoli nel mondo, cercando il proprio scopo e valorizzando la propria funzione sociale. 
  7. Togliamo i "tappi" che bloccano il viverci le nostre emozioni più belle e gustiamo le cose sane perché troppe volte abbiamo ceduto a dogmi, imposizioni, coercizioni e ingerenze, snaturandoci.

Se provi dall' inizio di questa lunga lista qui sopra e passi in rassegna ogni punto, vedrai che una via per iniziare a riempire quel vuoto c'è anche per te. 

Non siamo tutti allo stesso livello e nello stesso punto evolutivo del percorso: l' importante è capire dove sei, di cosa hai bisogno, come procurartelo e iniziare un passo verso il cambiamento. 

Dal punto dove sei, per arrivare più in alto e appagare quella fame di emozioni puoi muoverti dalla zona di confort, osare e trovare soluzioni e trasformazione. 

Quanto sei disposto/a ad impegnarti per comprendere quel "vuoto"? Quanto distano da te l'armonia, la serenità, la pace, il benessere interiore?

Fai il primo passo:

accedi alla consulenza

scopri di più



Commenti

Devi effettuare il login per poter commentare