Le immagini e le parole che diciamo e che sentiamo dire influenzano la qualità delle esperienze che viviamo, possono creare limiti e confini netti nella nostra mente, creando poi la realtà che sperimentiamo.
Possono anche essere intesi come una rassicurazione, un luogo sicuro in cui sentirci all'interno di uno spazio protetto.
C'è una bellissima frase di Thor Heyerdahl che cito spesso nei miei corsi, che dice:
"BORDERS? I HAVE NEVER SEEN ONE, BUT I HAVE HEARD THEY EXIST IN THE MINDS OF SOME PEOPLE.”
Questa frase è incisa su una grande pietra sul molo di Andora, in provincia di Savona, là dove il cielo è azzurro e l’aria salmastra, in quel punto in cui la spiaggia si mescola al mare, senza più distinguere dove inizia uno e finisce l'altra.
"Confini? Non ne ho mai visto uno, ma ho sentito dire che esistono nella mente di alcune persone"
Thor Heyerdahl era un antropologo, esploratore, navigatore e regista norvegese.
Da che ne ho memoria, ogni volta che vedo questa pietra soprattutto durante la stagione estiva, mi sento spinta ad interrogarmi su quali siano i miei limiti, quelle zone nette di separazione tra una cosa e un'altra, oltre la quale si fatica ad andare. Tra ciò che mi dico di poter - riuscire a fare - e cosa no.
Finendo spesso con il crederci!
Le parole sono importanti.
Le parole, insieme alle immagini, plasmano la vita che viviamo.
Farcela o non farcela, superare un limite che crediamo sia tale o non farlo, dipende dalle parole che diciamo a noi stessi, costantemente, e dalle immagini che visualizziamo.
Nutrirsi di parole limitanti o potenzianti è decisivo nell' orientamento e nel raggiungimento, o meno, dei propri obiettivi.
Bisognerebbe scegliere le parole con la stessa cura con cui si sceglie il cibo sulla lista di un menu.
I limiti e i confini che poniamo a noi stessi, attraverso le credenze che abbiamo immagazzinato nella memoria, spesso senza esserne consapevoli, determinano la nostra stessa vita.
Bisogna prima di tutto diventarne consapevoli, vedere i confini che ci si è autoimposti e che si sono sedimentati nel tempo e, se non sono più aderenti alla loro funzione, o ad una funzione specifica potenziante per sé stessi, imparare a superarli.
Il superamento del limite diventa così, il nuovo raggio di libertà e di sperimentazione delle potenzialità di chi siamo, di chi vogliamo essere e diventare.
Noi siamo l'insieme di tutte quelle esperienze in cui abbiamo superato un nostro stesso limite e abbiamo incorporato una nuova consapevolezza, una nuova competenza.
Implica il concetto di uscita dalla propria comfort zone, per entrare in quella di stretching in cui attiviamo nuove risorse, sforzandosi un po', quel tanto che basta per assumere nuova flessibilità, nuove competenze, una nuova visione di sè.
Heyerdhal era un esploratore, un navigatore, voleva dimostrare con una impresa azzardata qualcosa che nessuno aveva ancora scoperto: che la Polinesia era stata colonizzata in tempi antichi da viaggiatori precolombiani e - per farlo - attraversò l'oceano su una barca rudimentale.
Raggiunse il suo obiettivo? Forse non pienamente, almeno non come lo desiderava.
Ma poco importa ai fini del successo sottostante l’impresa: uscire dai confini disegnati.
101 giorni di viaggio impervio su una zattera costruita sul modello degli antichi viaggiatori, solcando tempeste e mareggiate, rimanendo vivi, hanno fatto di questa epica avventura e del suo equipaggio qualcosa di memorabile. Tanto da far dire all’ esploratore che i confini esistono solo nella mente.
In questa accezione superare i confini diventa anche un’avventura, un bisogno di rispondere ad una chiamata interiore, come accade nel Viaggio dell’Eroe: andare oltre il limite prestabilito da una convenzione di pensiero comune traducibile con: questa cosa non si può fare, decisi invece a farla diventare possibile.
L’opinione comune, la consuetudine di pensiero, non sempre corrisponde alla realtà potenziale.
Tutto resta identico finchè qualcosa non cambia!
E’ ben nota a tutti, a puro titolo di esempio, la storia di James Hines, il primo velocista a correre i 100 mt in meno di 10 secondi, impresa fino ad allora ritenuta impossibile da un essere umano, per la scienza tutta.
La cosa più stupefacente è che dopo l’infrangersi di quella credenza, altri velocisti superarono lo stesso risultato. Il record diventò così il nuovo confine e lo diventa ogni volta che qualcuno lo conquista.
Mi piace pensare che ogni limite personale, nell’ambito del rispetto e della libertà di sé e degli altri, e delle regole di buona convivenza, sia messo lì per essere superato.
Tuttavia, ogni volta che questo avviene subentra al contempo lo spettro di una crisi: l’opportunità di scegliere come agire, da quale parte del confine stare o, andare, cosa credere o non credere rispetto al nuovo parametro.
Rompere lo schema mentale, la credenza che impone il limite rappresenta il punto di svolta.
Nella mia personale esperienza ho dovuto andare oltre i miei stessi limiti e credenze in modo netto e improvviso. Non ero preparata.
Non sempre si può scegliere cosa accade, ma come lo si gestisce, quale atteggiamento avere - è possibile.
Un incidente è stato il motore che ha attivato una crisi in me, il trovarmi di fronte ad un confine, cambiando una buona parte delle mie credenze interne.
Poteva diventare un limite se non avesi accettato il cambiamento che quella situazione mi stava chiedendo di fare.
La linea di confine che ho dovuto superare è stata quella di scegliere quale atteggiamento avere: avrei potuto piangermi addosso (e confesso di averlo fatto per un certo periodo!) oppure agire in modo diverso e utilizzare ciò che il momento mi stava mettendo a diposizione, più che focalizzarmi su ciò che mi era venuto a mancare.
L’immobilismo di un anno è diventato studio, ricerca, approfondimento, ri-scoperta di me, insomma tempo prezioso.
Superare i propri confini è ciò che permette la nostra crescita ed evoluzione.
Ogni volta che nella nostra mente si attiva un limite: "non riesco, non ce la faccio, etc...", immediatamente bisogna attivare la medesima energia nel creare il suo antidoto, affinchè non diventi un limite, che consiste nella ferma convinzione che ciò che rende le cose possibili o impossibili, superabili o restrittive che riguardano noi e il nostro potenziale, risiede solo e soltanto nella nostra testa e riguarda le convinzioni che abbiamo di noi stessi (spesso insinuate da qualcuno - chissà quando - ad un livello molto profondo) e non corrispondenti al vero.
Tuttavia è anche necessario dire che non tutti riescono ad attivare le proprie risorse in maniera spontanea ed autonoma.
Rimanere attivi o passivi di fronte ai confini che un cambiamento impone, dipende da quante risorse personali sono disponibili a livello consapevole.
Allora può essere di grande aiuto risvegliarle con il sostegno di chi conosce la strada e può accompagnare, con professionalità ed empatia.
Ognuno fa il suo percorso, tuttavia poter contare su un professionista come un coach o un professionista della relazione di aiuto, che possa mettere nelle condizioni di attivare tutte le risorse per arrivare a ciò che ognuno desidera per sé, in linea con i propri valori, può fare la differenza.
Un buon allenatore è colui che può aprire a nuove visioni, a nuovi modi di pensare, a usare le proprie risorse, in direzione della crescita, del cambiamento, del raggiungimento o superamento dei propri limiti personali e di risultati di performance, in qualunque ambito.
Ogni volta che un risultato viene raggiunto e condiviso, ogni volta che un confine mentale inteso come limite viene superato diventa un beneficio, può trasformarsi in esperienza comune.
Oltre la paura segnata dal confine che ognuno si pone, esistono meravigliose, nuove possibilità!
Alcuni confini nascono e si attivano come protezione per ripararci da agenti esterni di vario genere, ma ad un certo punto del viaggio ci si può rendere conto di non averne più bisogno e di poterli superare agevolmente, con un nuovo atteggiamento mentale.
Il confine diventa allora quella linea che segna il cambiamento, unica costante nella vita, in cui fluire.
Una delle sfide della consapevolezza è proprio la definizione di ciò che è limite da ciò che è confine, tra ciò che è interno (il sè) e l'esterno (la realtà) tra ciò che è dentro e ciò che è fuori.
Quando non si hanno chiare queste funzioni in sè, l'efficacia delle proprie azioni può venir meno, così come il considerare sè stessi privi di limiti, tanto da diventare imprudenti o, peggio, invadendo lo spazio altrui credendosi supereroi senza i limiti imposti naturalmente dal nostro essere umani.
Come diceva Marshall Rosenberg, padre della comunicazione non violenta: "le parole sono finestre, oppure muri", ecco è qui che io vedo la differenza sostanziale tra confini e limiti, dove il confine è una finestra che può aprire verso uno spazio nuovo, il limite è il muro che, ahimè, troppo spesso, non si vuole oltrepassare.
Altre volte, in un nuovo significato, lo stesso muro, può essere una valida protezione - una linea di confine in cui mantenersi integri e interi.
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Arrivederci al prossimo articolo!đź‘‹
Emanuela Morello
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