La comunicazione internazionale non riguarda solo la lingua parlata e mediata tra due individui. E’ errato pensare che la maggior parte della comunicazione avvenga in modo esplicito, anzi, il 70% di essa, chiamata comunicazione non verbale, riguarda il linguaggio del corpo, quindi gesti, espressioni facciali e anche tono di voce, e caratterizza lo scambio comunicativo quotidiano tra milioni di persone. Il linguaggio non verbale è universalmente riconosciuto ed è quindi un requisito fondamentale per una comunicazione interculturale efficace.

Le principali espressioni non verbali utilizzate per comunicare comprendono tutto il corpo. Nella mediazione, questi gesti si riflettono nella risoluzione di un conflitto tra due parti, dove a interessare non è solo la parte verbale ma anche quella “fisica”. Le parole esplicitate vengono rafforzate dal linguaggio non verbale.
Di seguito riportiamo le zone del corpo principali dove interviene l'interazione verbale-non verbale.
Mimica facciale e sorriso
Quando si comunica con qualcuno, solitamente ci si guarda in viso; si osservano quindi il sorriso e le espressioni facciali. Il volto, infatti, è la parte del corpo che esprime maggiore emozione.
In Italia siamo abituati a esprimere sentimenti, ma anche giudizi, tramite espressioni facciali. E’ una caratteristica che ci appartiene e che ci distingue, specie se fatto spontaneamente. In altre zone del mondo, però, ad esempio nell’Europa settentrionale, questi gesti sono molto più controllati. In Medio-Oriente non esistono le espressioni spontanee e fin da bambini si impara a controllarsi, mostrando riservatezza e compostezza.
Il sorriso è un altro grande vicolo della comunicazione non verbale e invita alla vicinanza sociale dell’interlocutore. Anche in questo caso, sono presenti differenze culturali. In Europa sorridere implica complicità e/o accordo con l’interlocutore, ma in altre culture, come in Giappone, sorridere è un modo per esprimere disaccordo o imbarazzo, e si preferisce optare per il silenzio per non offendere.
In ogni caso, a prescindere dalla cultura c’è un piccolo trucco per distinguere un sorriso autentico da uno, invece, meccanico: secondo gli esperti, quando si sorride sinceramente gli angoli della bocca e il labbro superiore si sollevano e attorno alle labbra si formano delle piccole rughe; se questo non accade, potrebbe trattarsi di un sorriso finto.
Occhi
“Gli occhi sono lo specchio dell’anima”. Questa famosa citazione rivela come l’occhio sia un altro veicolo principale della comunicazione non verbale. In Europa, guardare qualcuno negli occhi è segno di sincerità e rispetto, oppure di sfida; diverso è in Giappone, dove invece abbassare gli occhi è una grande forma di rispetto. In Cina, guardarsi negli occhi è segno di attenzione, mentre in Asia veicola un'intenzione.
Una questione da sottolineare riguarda le donne che, in base alla cultura, possono o meno utilizzare liberamente il proprio sguardo. Siamo abituati a utilizzare gli occhi come strumento di comunicazione, ma non è così ovunque: ad esempio, in molte culture africane le donne combattono ancora contro le regole della subordinazione e della sottomissione da parte degli uomini, e all’interno di un contesto lavorativo una donna non si permetterebbe mai di alzare lo sguardo verso un suo superiore.
Parte superiore del corpo (mani e braccia)
Parliamo ora delle mani e delle braccia, altri mezzi comunicativi molto efficienti.
I gesti di mani e braccia hanno diversi significati nelle varie culture. Nella cultura euro-americana, una stretta di mano è indice di virilità e di animo forte. In Germania, ad esempio, le donne la utilizzano con orgoglio. In Oriente, come in Giappone o in Corea, la stretta di mano non ha particolare valore, in quanto per salutare preferiscono inchinarsi.
Alcune culture, come quella turca o cinese, non accettano chi tiene le mani in tasca, in generale segno di vergogna o di blocco.
Altro piccolo aneddoto: il nostro gesto delle mani che comunicheremmo verbalmente come “Cosa stai dicendo?”, in Turchia vale come “ottimo”. I vari gesti spesso sostituiscono le parole, ma bisogna fare attenzione perché hanno significati diversi: ad esempio, il segno di vittoria tipico di Winston Churchill, una lettera “v” creata con il dito 'indice e il medio, esprime vittoria se il palmo è rivolto verso l’interlocutore; al contrario, se il palmo guarda il parlante, è segno di insulto.
Ecco perché i vari gesti non verbali sono essenziali nella comunicazione interculturale: permettono di comunicare efficacemente ed evitare fraintendimenti.
Parte inferiore del corpo (gambe e piedi)
Infine parliamo di gambe e piedi, parte inferiore del corpo anch’essa con qualcosa da dire.
I piedi sono la parte più spontanea del nostro corpo, anche se sottovalutata perché spesso nascosta. In realtà, i piedi comunicano molto. Chi solleva il piede esprime interesse verso l’interlocutore, se si solleva il tallone, si ha voglia di andare via; piegare le dita dei piedi è segno di tensione.
Alcune culture orientali accettano persino di accarezzarsi i piedi in pubblico!
Per quanto riguarda le gambe, in molte culture accavallare le gambe non ha alcun significato, mentre incrociarle è segno di poco rispetto. Per gli arabi, ad esempio, tale gesto è parecchio maleducato e indice di disprezzo.
Nelle culture scandinave e orientali togliersi le scarpe è segno di relax, così come è indice di rispetto nelle culture medio ed estremo-orientali, soprattutto all’ingresso di abitazioni o moschee.
Queste erano alcune curiosità sulle varie espressioni e gesti delle diverse culture. Conoscere la cultura internazionale in un contesto lavorativo, soprattutto quella non verbale, permette di evitare errori e di usufruire di una comunicazione efficiente.