Gennaio 2023: un sacco di persone sui social stanno parlando di rapporto con i soldi.
Perché il tema si rimpalla in questo modo? Chi soffre di ego-patia, si sentirà copiato dagli altri.
La questione invece è molto più sottile: la coscienza collettiva solleva temi che l’astrologia intercetta.
Perciò le idee su quali argomenti trattare saranno dettate dall’esigenza collettiva e facilmente leggibili da chi sa interpretare i transiti.
Urano retrogrado fino il 23 gennaio congiunto al Nodo in Toro quadra Saturno e Venere in Aquario.
Il Toro, segno legato alla stabilità e all’economia, che è scosso da Urano già da cinque anni, sta subendo una trasformazione dei valori.
Il valore: un elemento fondamentale, così spesso messo in relazione ai soldi, quando in realtà c’è una necessaria corrispondenza.
Cosa è di valore?
E noi quanto valiamo?
Il periodo post pandemia ha sollevato questa questione come non era mai accaduto prima.
Quanto valgo io e quanto vale il mio tempo?
Perché devo trascorrere così tanto tempo ad occuparmi di cose che non mi interessano per poter sopravvivere?
E sopravvivere corrisponde a vivere?
Quanto tempo dedico a coltivare me stessa o me stesso, le mie relazioni, i miei talenti?
I miei talenti sono riconosciuti? Viene assegnato loro il giusto valore?
Il tempo che io ho speso per studiare viene ripagato da chi utilizza le mie capacità? In casa viene gratificato l’impegno che io metto per rendere felici gli altri?
Fase cruciale quella che stiamo vivendo, fase che ha distrutto grandi certezze. Fino a poco tempo fa sembrava che bastasse avere i soldi, un buon stipendio, una casa per essere felici.
Invece?
Invece non è così.
All’alba del post disastro, le persone anziché correre a lavorare per recuperare i soldi che hanno perso, si sono fermate a chiedersi il valore dei soldi e della loro vita. Forse per la prima volta da tanto tempo hanno cominciato a non sovrapporli più.
La sovrapposizione viene dalla nostra storia.
Sono appena tornata da un viaggio in Centro America e ho potuto osservare come certe situazioni fossero la fotocopia di quelle che hanno vissuto i nostri bisnonni.
Ho toccato con mano la necessità di avere di che cosa vivere. Ho conosciuto persone che sono state felici che io fossi li perché erano due giorni che non mangiavano e la mia presenza garantiva loro cibo.
E mi sono ricordata dei racconti di mia nonna che veniva mandata assieme ai fratelli a chiedere la carità.
Queste ferite sono ancora stampate nell’anima, anche se non ce ne rendiamo conto.
La crisi del petrolio le ha fatte emergere: le persone si sono sentite in serio pericolo, perché anche se non abbiamo più vissuto la fame, la sua memoria è ancora viva in noi.
Io l’ho compreso quando sono stata in procinto di partire e ho portato borse di cibo aperto ai vicini per non buttarle: era una spesa intera e io sono sola.
Quanta paura abbiamo ancora di morire di fame? Appena abbiamo un languorino andiamo subito a mangiare per paura di svenire.
Sono memorie ancora attive, anche se lo stipendio depositato ogni mese ci ha fatto sentire sempre più lontani da quei tempi.
E quanta paura abbiamo in realtà di perdere questa sicurezza e di tornare a quella precarietà?
Ne parleremo il 23 gennaio alle 21.00 al webinar gratuito in cui vedremo a cosa sono legati questi condizionamenti che non ci permettono di vivere nell’abbondanza che meritiamo.
Alessandra Barbieri