“Mio figlio non vuole continuare la scuola, mia figlia è stata rimandata. Intanto i figli degli altri sono bravi e perfetti e io sono disperata!”
Questo è quello che mi ha detto una mamma, sintetizzando quello che molte non dicono ma…pensano!
Lavoro nell’ambito educativo da 30 anni ormai e pur avendo seguito migliaia di famiglie, posso garantire di non averne ancora conosciuto una perfetta, per fortuna!
Quindi facciamo tutti un bel respiro.
E’ assolutamente normale avere delle aspettative, però bisogna distinguere le "aspettative esterne" che non provengono da noi e - in genere - creano pressioni e le aspettative interne che invece riguardano più da vicino la propria interiorità.
Un conto è porsi degli obiettivi e cercare di raggiungerli in modo funzionale e organizzato, un conto è disperdere energie mentali ed emotive rimanendo attaccati a modelli in cui magari i figli non si riconoscono.
Bisogna fare molta attenzione perché mentre ci si crogiola nei propri film mentali, non si considera che il figlio viene ‘dimenticato’: se siamo concentrati esclusivamente sul modello a cui aspiriamo non c’è spazio per l’accettazione del figlio per come è in realtà.
Questo il figlio, inconsciamente, lo sente e si crea così una separazione che crea possibili malintesi, sfiducia, lontananza e sicuramente non favorisce la collaborazione.
Matthieu Ricard è un monaco buddista tibetano che è stato coinvolto nello studio e nello sviluppo degli effetti dell’allenamento mentale sul cervello presso l’Università di Madison-Wisconsin, Princeton e Berkeley. Gli scienziati hanno dichiarato che Matthieu è l’uomo più felice del mondo (o almeno il più felice di tutti coloro che hanno partecipato allo studio), dopo aver analizzato la sua attività cerebrale in uno studio durato 12 anni.
Questo studio, pubblicato nel 2004 dalla Accademia nazionale delle scienze (Stati Uniti d’America), ha prodotto risultati tali da costituire il quinto riferimento scientifico più consultato nella storia.
Secondo Matthieu il fattore chiave che sembra uccidere la felicità è l’abitudine di confrontarci con gli altri.
A suo parere, quando ci confrontiamo con gli altri, in realtà vediamo solo una parte della loro vita.
In generale, nel momento in cui facciamo il confronto, ci concentriamo solo sulla parte di maggiore successo o spicco delle altre persone, senza tener conto che c’è una parte meno invidiabile.
Non guardiamo dietro le quinte e non assistiamo alle prove, apprezziamo soltanto lo spettacolo.
Facendo il paragone, dunque, rimaniamo con un sentimento di inferiorità che ci provoca insoddisfazione.
Il problema, quindi, non è che gli altri stiano (o siano) meglio o peggio di noi, ma il nostro atteggiamento rispetto a ciò che siamo e abbiamo.
Nel confronto e nelle aspettative con modelli che risultano 'vincenti' per la massa, ci scolleghiamo dalla stima di noi, nutriamo quella parte che dubita di noi e che ci svaluta.
Quando sentiamo che l’aspettativa o il confronto creano un vortice negativo nella nostra mente, alleniamoci a spostare l’attenzione su un altro focus:
PER COSA POSSO ESSERE GRATA NELLA RELAZIONE CON I MIEI FIGLI?
PER COSA POSSO ESSERE SODDISFATTA RISPETTO A CHI SONO DIVENTATA?
Buona riflessione e … ricordati di essere felice,
per te e per i tuoi figli!
A presto! 🌺
Susy
PS: spesso siamo abituati a dare per scontato aspetti di noi, dei figli o della relazione, ma alla base di una reale consapevolezza c’è la capacità di puntare verso obiettivi sempre nuovi, senza dimenticare di apprezzare e onorare quello che già abbiamo.
Seguimi anche sui canali social….presto condividerò tante proposte e novità! 👇🏻
Facebook >>>Susy Bellesia-Pedagogista
Instagram>>>susy_bellesia_pedagogista