“Ce la metto tutta, ma mi sembra di non riuscire ad essere un genitore efficace…”
Oggi ho deciso di rispondere ad un messaggio che inizia esattamente con queste parole. Non vi è nessuna domanda specifica, ma mi ha colpito perché conosco bene l’impegno e l’investimento dei genitori e conosco altrettanto bene il senso di dispiacere che ci pervade quando ci rendiamo conto che non riusciamo a comunicare con i nostri figli come vorremmo.
Diciamo la verità: non sempre noi genitori ci sentiamo super efficaci, ma possiamo anche dirci che agiamo sempre secondo due assiomi, due verità assolute e inconfutabili:
1) l’assioma dell’amore
2) l’assioma delle buone intenzioni.
Noi amiamo i nostri bimbi sopra ogni cosa e qualunque nostra scelta si basa su buonissime intenzioni.
Desideriamo che imparino delle ottime regole che consentano loro di vivere bene con le altre persone; desideriamo che acquisiscano delle modalità per prendersi cura di sé ; desideriamo che imparino a mangiare bene, a riposarsi, a studiare per accrescere la loro conoscenza, che imparino ad utilizzare intelligentemente gli strumenti che la nostra società mette loro disposizione, come ad esempio la tecnologia.
Insomma tutto ciò che noi facciamo ha come intenzione quella di rendere la loro vita la migliore possibile.
Qualche volta ci capita di litigare con loro, di entrare in conflitto e sappiamo che questo non è il modo migliore di relazionarci, ma possiamo anche dirci che alla base c’è sempre un grandissimo amore e buoni propositi.
E anche vero che questi buoni propositi, da soli, non bastano per crescere dei figli sereni, felici e competenti.
L’obiettivo di un buon metodo educativo consapevole è quello di prendere il nostro amore, è quello di prendere le nostre buone intenzioni e trasformarle in una relazione bella, in una comunicazione efficace e in comportamenti strategici.
L’obiettivo di un metodo consapevole è quello di far coincidere le nostre intenzioni con i risultati che effettivamente otteniamo.
A volte accade invece che partiamo da buoni pensieri, sulla base di essi costruiamo dei discorsi che magari sono un po’ dei pipponi, ma da un punto di vista razionale sono assolutamente inconfutabili.
Inconfutabili solo da un punto di vista razionale e come vedremo purtroppo non è sufficiente.
Quindi partiamo con le nostre eterne spiegazioni, raccontiamo con dovizia di particolari il perché i nostri bambini devono dire, fare o non fare certe cose, ma purtroppo spesso il risultato che otteniamo è diverso da quello sperato.
Pertanto, anziché avere un bimbo obbediente, che abbia come unica e sperata risposta “certo mamma, ok papà”, abbiamo un figlio che si oppone, un figlio che sfida, un figlio che semplicemente, assorto nel suo mondo, non ci ascolta. E poi ci sono i figli che ascoltano, capiscono, promettono, ma … non mantengono.
L’epilogo è quasi obbligatorio: il comportamento del nostro Tatino ci sembra ingiusto, il senso di ingiustizia ingaggia la nostra rabbia e la nostra frustrazione, e queste emozioni non possono che infiammare una comunicazione che porta spesso ai litigi.
E cosa accade quando litighiamo con i nostri bimbi?
Se accade raramente e sono situazioni ben gestite, non succede proprio nulla, ma se i litigi cominciano ad essere frequenti e le nostre parole escono incontrollate e piene di rabbia, allora producono situazioni sempre più complicate.
Complicate per i tatini, che perdono la relazione con noi aumentando un senso di insicurezza e instabilità; complicate per noi genitori che pian piano rischiamo di perdere un po’ di energia.
Le giornate con i nostri bimbi tendono a diventare sempre più faticose, la fatica ci fa perdere la pazienza, la mancanza di pazienza aumenta i litigi, i litigi aumentano il comportamento oppositivo dei nostri tatini e le nostre giornate si condiscono di nervosismo, frustrazione, sensi di colpa.
Si tratta di un circolo vizioso che non solo tende a perpetuarsi, ma tende a peggiorare di volta in volta lasciando una traccia non proprio positiva sulla vita emotiva e sulla vita cognitiva dei nostri bimbi.
Ci sembra di averle provate tutte e tutte con scarsi risultati e questo tende a generare dei pensieri piuttosto scomodi dentro la testa dei genitori.
Pensieri scomodi nei riguardi dei figli, pensieri scomodi nei propri riguardi.
Cominciamo pericolosamente ad etichettare i nostri bimbi come i più agitati, mentre notiamo attorno a noi esserini più tranquilli sereni e più obbedienti
Nel contempo cominciamo a percepirci inadeguati, poco efficaci e la nostra fragile autostima traballa dannatamente.
Il continuo borbottare dentro la nostra testa che i nostri figli sono i più agitati e che noi siamo genitori inefficaci non favorisce una strategia educativa potente.
Se vi trovate in questa situazione è importante trovare informazioni che vi permattano di:
- leggere queste dinamiche in modo differente,
- interpretarle esattamente per quello che sono
- capire che hanno la loro perfetta ragione di esistere
- ma soprattutto imparare un nuovo modo per gestirle, un modo lineare, più semplice, consapevole ed efficace.
Questa è la situazione in cui vi suggerisco di trovare un pedagogista di cui vi fidiate per ampliare il vostro cassetto degli attrezzi e proporre modalità diverse e più funzionali.
Un discorso diverso meritano i percorsi psicoterapeutici che sono invece importanti per un altro genere di situazioni, e non è questo il contesto in cui parlarne.
A breve avremo come ospite un intervento di una bravissima psicologa sistemico-famigliare che ci farà chiarezza in merito.
Per me “PEDAGOGIA” significa conoscenza e questo permette a noi genitori di non subirci, di non subire le situazioni, ma di scegliere attivamente e consapevolmente.
E questo non solo semplifica la vita, ma la rende proprio più bella.
A volte è solo una questione di informazioni ed allenamento. Se percepite che il vostro investimento genitoriale non ottiene i risultati che desiderate, andate in cerca di altri strumenti. Esattamente come cerchiamo nuove ricette per i nostri pranzi, o nuovi detersivi per l’igiene, o un corso di ballo per imparare a muoverci bene.