Come decifrare le esplosioni di rabbia di tuo figlio

Facciamola facile

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Uno dei commenti più frequenti dei genitori è:

"mio figlio si arrabbia per nulla"

"esplode per motivi banali"

"le sue manifestazioni sono davvero esagerate rispetto agli eventi".

In realtà non è proprio così. 

E' molto più probabile che siamo noi a non capirne le cause e a non dare ad esse l'adeguata importanza.

In questo audio analizziamo l'origine della rabbia con l'intento di capirla per poterla risolvere in seguito.

La rabbia è un tema complesso, intricato e sfaccettato, ma in questo modulo ci concentriamo sui suoi meccanismi principali. 

Nei capitoli successivi approfondiremo le varie situazioni specifiche e concrete, ma qui "la faccio facile": ciò che fa esplodere l'ira delle nostre creature (a dir la verità pure la nostra) è una percezione di ingiustizia

Quando un essere umano percepisce un evento come ingiusto, innesca una risposta ormonale che alimenta la rabbia. 

Il senso di ingiustizia è molto personale e spesso noi genitori facciamo fatica a comprendere quello dei nostri pargoli. 

Mi spiego meglio: per te è giusto mangiare un cioccolatino al giorno, per lui è una follia avere un limite al glucosio. Che ti piaccia o no, questo limite per lui è un’ingiustizia ed è quindi naturale che si trasformi in un guerriero inarrestabile.

Se non capiamo questo passaggio, diventa quasi impossibile aiutare i nostri tatini nelle loro esplosioni: è fondamentale che riconosciamo ed accettiamo la loro percezione degli eventi, perchè solo così possiamo comprendere le cause della loro emozione e soprattutto possiamo lavorare sui loro modelli di giustizia, affinchè possano vivere più serenamente.


Consideriamo che, sia i piccoli che gli adolescenti, operano secondo un principio semplice, ma potente: il piacere immediato. I loro desideri sono sacri, e il soddisfacimento di questi desideri è la loro legge naturale. 


Nei bambini più piccoli inoltre le regole sociali sono ancora un mistero. 

Il loro processo emotivo e cognitivo è dominato da un naturale egocentrismo  e solo successivamente si sviluppa l'empatia e la comprensione del bisogno altrui.

Con delle buone regole, insegnate col Metodo 3x3, possiamo aiutarli a sviluppare un senso sociale, ma, per un bel po', il desiderio di gratificazione istantanea prevale. 

Gli adolescenti affrontano dinamiche diverse, e se le vuoi approfondire, ho un modulo dedicato a loro. Tuttavia, in entrambi i casi, c'è un'urgenza di mettere i propri bisogni al primo posto, e quando questi non vengono soddisfatti, nasce il senso di ingiustizia.


Per il tuo bambino

- non poter guardare ancora un po' di TV, 

- non avere il nuovo giocattolo, 

- dover condividere ciò che è suo, 

- essere ignorato a favore del fratellino, 

- dover attendere che qualcuno finisca di parlare, 

- andare a letto, o fare la doccia anziché giocare 

assomigliano a regole insensate ed ingiuste a scapito dei suoi sacrosanti desideri. Ovvio che esploda.


Uno dei nostri errori più comuni è non riconoscere la validità della sua percezione. 

Penso sia piuttosto facile riconoscerci in una scena di questo tipo:

- bimbo piangente ed urlante perchè gli viene negato un nuovo giocattolo;

- genitore scocciato che pensa: 

"Hai già avuto un regalo la settimana scorsa, non c'è motivo di lamentarsi". 

Grossissimo errore: stiamo invalidando il suo senso di ingiustizia, ignorando la sua reale frustrazione, ovviamente aumentando la sua rabbia.

(lo anticipo subito: comprendere e consolare, non significa accontentare. Chi mi conosce, probabilmente ha stampato questo mantra nei muri di casa, insieme ad un’altra decina di leggi pedagogiche universali).

E' fondamentale che capiamo il suo senso di ingiustizia, per poter scegliere il modo più efficace per interagire con lui: ovvio che non gli compriamo il giocattolo, ma se sappiamo comprendere bene queste dinamiche, sappiamo anche utilizzare le giuste parole per affrontare la situazione.

Per gestire questi istanti di tempesta emotiva, dobbiamo cambiare prospettiva. 

Per un bambino, desiderare quel regalo è legittimo, e sentirsi ingiustamente trattato quando il desiderio resta insoddisfatto è altrettanto legittimo. Il suo senso di ingiustizia è reale e profondo quanto quello di un adulto. La differenza è che noi adulti siamo guidati da ragionamenti più complessi (almeno in teoria), mentre i bambini sono guidati dai loro desideri.  Questo non significa che il loro sentire sia meno valido; solo che ha bisogno di essere compreso e guidato verso un'integrazione con altre regole.

Prova a pensare a quel bimbo piangente.

Secondo te reagisce meglio ad un commento del tipo:

"non sei mai contento" (ovviamente accompagnato da un tono scocciato)

oppure:

"è naturale desiderare un giocattolo così bello" (espresso con un filino di serenità e leggerezza).


Cominciamo quindi dalla comprensione dei nostri pargoli e dall’evitare uno dei principali erroribanalizzare, sminuire o ridicolizzare il loro senso di ingiustizia

Frasi come:

"Ti arrabbi perché non abbiamo comprato quel giocattolo? Stai scherzando?", 

"Sei arrabbiato solo perché non ti ho dato un altro cioccolatino?", 

"Ti sembra giusto arrabbiarti perché non hai vinto?", 

"Vuoi sempre comandare e se il tuo amico non gioca come vuoi, ti arrabbi?", 

"Non è giusto questo comportamento. Devi accettare gli altri bambini e i loro gusti." 


Se fai così la tua intenzione è certamente meravigliosa, ma la strategia non funziona. Anzi. Lo fai arrabbiare ancora di più e soprattutto non lo metti nella condizione di evolvere e di imparare altri modelli di giustizia, più utili alla vita in società.


Quando un bambino esplode in rabbia, il nostro compito è riconoscere ciò che prova, dandogli voce a quella sensazione di ingiustizia. Se, per esempio, si arrabbia perché hai spento la TV, invece di dire:

"Sei sempre il solito esagerato, non serve arrabbiarsi perché ne hai già guardata abbastanza"

preferisci: 

"ti piace un sacco la TV e per ora non è semplice spegnerla".

Questo è il modo migliore per procedere.

Il primo passo è riconoscere il suo senso di ingiustizia, mostrandogli che capisci cosa lo ha turbato.

Mentre lui è nel suo turbinio emotivo, non è il momento di analizzare, insegnare, predicare, o peggio, ridicolizzarlo, criticarlo, accusarlo.

È il momento di dire semplicemente "so che ti sembra così” (imparala a memoria questa frase).


Questa frase riconosce il suo punto di vista, gli permette di sentirsi ascoltato e capito, e nel contempo gli stai suggerendo che c'è dell'altro.


In sintesi, da questo modulo abbiamo appreso che la rabbia ha origine da un senso di ingiustizia: il nostro compito è riconoscere il suo punto di vista:

“Lo so che ti sembra così e ci sta. Se avessi la tua età la penserei esattamente come te” 


Sii sincero, fai davvero un esercizio di cambio ruolo, pensa a te bambino o adolescente: è possibile che diventi più facile recuperare quel modo di pensare e sentire.

Poi, ovviamente, dobbiamo fare un lavoro per aiutarlo a sviluppare modelli di giustizia più utili.

Se vuoi una mano, contattami qui

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