come faccio a convincere mio figlio?

...ma è davvero importante?


“Come posso capire il punto di vista di mio figlio, quando lui sostiene qualcosa di davvero inaccettabile? 

E come faccio a convincerlo che è giusto che si faccia come dico io?”

Lo scorso podcast in cui descrivo l’importanza di sentire nella nostra pancia le ragioni dei nostri bimbi e ragazzi, ha suscitato un po’ di reazioni. 

Ci sta.

Effettivamente dal nostro punto di vista adulto, capire le ragioni per cui un tatino non vuole fermarsi al diciottesimo ovetto di cioccolata, o desidera un paio di Jordan da 500 euro (la somma di almeno 7 paia di nostre scarpe) o si ostina a rimane incollato ad uno screen senza aver fatto i compiti, bhè, è piuttosto complesso.

Questo però è un passaggio fondamentale nella comunicazione con i figli ( e con tutti gli altri 8 miliardi di persone). 

Educare non significa avere ragione e, se non impariamo ad accettare l’esistenza di opinioni diverse, gli unici epiloghi possibili sono il conflitto o la passiva sottomissione.

Proviamo ad analizzare qualche situazione concreta per capire profondamente questo concetto:

il nostro tatino è golosissimo di cioccolata e, se ad essa si aggiunge una sorpresina al suo interno, diventa incontenibile. 

 

         Situazione uno: atteggiamento del genitore che vuole avere la ragione assoluta e che non accetta il punto di vista del suo bimbo: “hai già mangiato due ovetti, non ti accontenti mai. Inoltre devi capire che questa quantità esagerata di glucosio ti fa male, innalza l’insulina, infiamma, e crea addirittura dipendenza. Te l' ho spiegato mille volte e non capisco come tu non capisca”. 

Risultato: 

  • genitore super irritato perché non si capacita di come il figlio non si renda conto di questo fatto;
  • bambino frustrato perché, non solo non ha altra cioccolata, ma non si sente compreso;
  • genitore vicino all’esplosione , perché sente di non essere riuscito a convincere il pargolo;
  • bambino isterico perché sente che la relazione con la mamma ed il papà si è interrotta.

 

           Situazione due: genitore che sa che non serve avere ragione e che capisce perfettamente che il suo bimbo ha le sue giuste ragioni. Il suo piacere immediato prevale su qualunque altro concetto, e dare una regola non significa convincere.

 

Dare bene una regola  significa esporla in modo consapevole, efficace, strategico (avremo modo di condividere un metodo straordinario), significa essere consapevole che in un primo momento il bambino non sarà d’accordo perché lo sto allontanando da un piacere, significa accettare la sua ragione e la sua frustrazione.

 

“tesoro, puoi mangiare un ovetto. L’altro è per domani, così ne puoi mangiare tutti i giorni senza ti  faccia male la pancia”

“no, io ne voglio ancora”

“ci sta, effettivamente la cioccolata è strabuona”.

PUNTO.

Non cerchiamo di convincere. Abbiamo comunicato che non ne può mangiare di più, e lui ha il diritto di sostenere che ne vuole ancora. Sapete cosa lo convince che davvero la troppa cioccolata fa male?

Il fatto che non gliene diamo mai più di uno.

Inizialmente si lamenterà, ma, poiché le sue ragioni verranno emotivamente comprese e concretamente non accontentate, capirà che davvero è importante non superare quella quantità di cioccolata al giorno.

L’unica cosa che convince è la nostra azione coerente, ferma e gentile, ripetuta nel tempo

Non cercate di convincere a parole vostro figlio.

Lui ha il diritto di avere le sue idee. 

Ovviamente se abbiamo messo bene la regola e sappiamo farla rispettare con gentile fermezza, la comprensione del loro punto di vista non implica dare loro ancora cioccolata.

È una differenza che ci cambia la vita. 

Dare la regola (in modo consapevole e con le giuste parole), farla rispettare e accettare i loro desideri, senza cercare di convincerli e senza voler avere ragione, crea dinamiche molto più semplici.

 

Proviamo con un esempio su di noi ed immaginiamoci una situazione lavorativa in cui chiediamo un orario flessibile perché abbiamo delle creaturine da portare a scuola e, come ben sappiamo noi genitori, non si tratta degli esserini più veloci e puntuali del mondo, soprattutto se hanno ancora sonno, se devono lasciare la loro amata casa, se devono allontanarsi dai propri genitori ed infine andare a scuola. Insomma, è ben comprensibile la loro resistenza.

Il risultato è che rispettare un orario rigido di lavoro è spesso da  "missione impossible", altro che Tom Cruise. 

Chiediamo al nostro responsabile un orario flessibile. Lui si confronta con chi di dovere e poi ci informa che non è possibile, perché il nostro lavoro è di front office e non c’è nessuno che possa sostituirci.

Noi non siamo affatto d’accordo, perché la nostra situazione è davvero complessa e , se non ci vengono incontro, come cavolo facciamo a conciliare lavoro e famiglia?

Provate ad immaginare 

situazione 1: il nostro responsabile cerca di avere ragione, sminuisce la nostra difficoltà e vede solo le ragioni dell’azienda. Lui ha ragione. Noi torto. La nostra richiesta è assurda. La discussione non ha fine, se non nel conflitto: noi vediamo la nostra difficoltà e non ci sentiamo compresi nelle nostre esigenze, soprattutto dopo anni di lavoro senza sosta, mentre il nostro responsabile non si capacita di come non riusciamo a capire che l’azienda ha delle necessità che vanno oltre le esigenze di ogni singolo dipendente.

Situazione 2: il responsabile ci avverte che al momento non c’è un’organizzazione che permetta un orario flessibile. Di fronte alle nostre lamentele ci ascolta, comprende davvero il nostro disagio, non si sofferma ancora sulle ragione dell’azienda, ma semplicemente ci ascolta e ci comprende. Con sincerità. Non vuole avere ragione in assoluto, sa che entrambi abbiamo ragioni diverse. Comprende entrambi i punti di vista, ci accoglie , ci capisce e ci fa sentire compresi.

Purtroppo al momento l’azienda non è strutturata per altre soluzioni.

 

Ora, vi prego di non soffermarvi sul contenuto di questo esempio. Probabilmente potrebbero esserci soluzioni migliori, ma il senso che desidero comunicarvi è che il rispetto di una regola ha più senso se non passa per il convincimento e per la ragione assoluta. Il rispetto della regola è più utile se, pur nella fermezza, include accettazione e comprensione.

 

Vi assicuro che vi semplifica la vita. Vi consente di far rispettare le regole, accettando un po’ di giusti brontolii, accogliendo ragioni diverse, che hanno il diritto di esistere.

Non stupiamoci di fronte a ragazzi che preferiscono i video di Minecraft ad un’opera di Calvino, non indignamoci di fronte alle loro richieste. Ascoltiamo, capiamo, mettiamo regole, facciamole rispettare, e non andiamo avanti ore a cercare di convincere.

Noi non abbiamo la verità assoluta, noi abbiamo una verità utile, che si basa su una conoscenza maggiore e che i nostri figli ancora non vedono, giustamente. Ma anche loro, per la loro età, la loro conoscenza, il loro egocentrismo, la loro maturità cerebrale, hanno le loro giuste ragioni. Non dobbiamo schiacciarle

**Accettiamole, sapendo che è il loro punto di partenza, 

                      **spieghiamo (brevemente) il perché sia utile rispettare una certa regola, 

                                          **facciamola rispettare con gentile fermezza, e ...

diamo loro il tempo per maturare la consapevolezza che le regole sociali, per quanto a volte scomode, permettono una migliore vita di comunità.

 

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