Come faccio a sapere se mio figlio sta utilizzando troppa tecnologia?.

Ecco tre indicatori da osservare


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Mio figlio sta utilizzando troppa tecnologia?

In questo audio non parlerò in termini neurobiologici, non parlerò di numeri e di tempi.


Desidero darti dei criteri di valutazione per rispondere in autonomia alla domanda: 

Ma mio figlio utilizza troppa tecnologia? Vanno bene i tempi che propongo? È necessario introdurre dei limiti diversi?”.
Partiamo da una verità inconfutabile: l’utilizzo di cellulari, videogiochi, tablet, social, YouTube ha delle conseguenze sul cervello di tuo figlio.
Ma in realtà, qualunque abitudine ha delle conseguenze sul nostro cervello.
Ok, riformuliamo la frase: l’uso abituale di tecnologia ha conseguenze negative sul cervello degli umani. La domanda corretta è: mio figlio ha la struttura, la maturità e le competenze per poter far fronte a queste conseguenze?
Ovvio che la tecnologia ha anche tutta una serie di funzioni utili e positive, ma sono necessarie oggi a tuo figlio? E soprattutto, lui la sta utilizzando in modo utile?

Cominciamo con la prima domanda:
Qual è il giusto tempo di utilizzo?
Dipende.
Dipende dall’età e dalle caratteristiche del bambino, perché le reazioni sono soggettive.


Per quanto mi riguarda, i bimbi della materna non dovrebbero neppure sfiorarla, e i bimbi delle elementari potrebbero cominciare a toccarla verso i 10/11 anni.
Detto questo, ogni genitore farà le sue riflessioni e le sue scelte.

Per quanto riguarda i tempi, ogni bimbo ha la sua reazione. Ci sono ragazzini che riescono ad utilizzarla con una certa serenità e non mostrano le caratteristiche che in seguito vi esporrò, ed altri che sono particolarmente suscettibili.


È un po’ come la questione delle calorie: ci sono persone con un metabolismo da bradipo e creature piuttosto odiose che ingeriscono migliaia di calorie e mantengono la pancia piatta. Chiaramente dipende da molti fattori: l’età, il movimento e il tipo di nutrienti ingeriti, ma c’è un aspetto genetico che determina la velocità metabolica e che è causa di faide familiari. 

Dedico queste poche righe a mia cognata Debby, splendida creatura, dotata di un meccanismo brucia-calorie nettamente superiore alla media, e che mi provoca un leggerissimo fastidio esistenziale (Debby, ti voglio bene).
Mettiamola così: come io non posso ingurgitare le stesse calorie della mia cognatina, ci sono ragazzini che non possono permettersi di utilizzare la tecnologia come altri.


Quindi, NON FARE PARAGONI con amici, parenti, conoscenti, compagni di classe, di squadra o di musica.
Guarda la tua bilancia e vedi se quelle calorie sono adeguate. Guarda il tuo bambino e vedi se l’utilizzo che sta facendo della tecnologia può andare bene oppure no.
Ci sarebbe molto da dire anche sul tipo di tecnologia, perché non tutti i giochi sono uguali e non tutti gli utilizzi sono uguali, ovviamente.
Ma in questo audio ci concentriamo solo sulla quantità.

Le variabili da osservare sono tre: 

  1. Il desiderio “bulimico” di tecnologia, come se non bastasse mai e come se non ci fosse nient’altro. Vedi che tuo figlio è contento solo quando è attaccato ai videogiochi, al tablet o al cellulare? Ogni volta che gli proponi di spegnerlo è una tragedia? Al di fuori di questa attività sembra non avere alcun interesse ed è perennemente annoiato? Se gli proponi qualunque altra cosa tende a sbuffare? Attenzione, questo è un primo indizio piuttosto interessante.
    Il motivo alla base di queste reazioni è che la tecnologia provoca un innalzamento rapido della dopamina, il neurotrasmettitore del piacere, ed è quindi un’attività parecchio eccitante, al confronto della quale le altre appaiono effettivamente lente e noiose.
    Giusto per capirci, utilizzo un’analogia piuttosto gustosa (d’altronde abbiamo parlato di calorie, quindi, per coerenza, procediamo sull’argomento).
    Immagina di avere davanti un piatto di melanzane alla parmigiana, con il loro gusto pieno ed esplosivo che sollecita al massimo ogni tua papilla gustativa. Il suo gusto è potente e avvolgente, e ti lascia anche quel leggero pizzicore nel palato.
    Poi ti offrono un piatto di insalata.
    Per quanto possa essere deliziosa, il suo gusto appare piuttosto scialbo.
    Semplicemente, le sue vibrazioni gustative sono più tenui e il paragone fa fatica a reggere, e probabilmente non ti fa così tanta voglia.

Prova ora ad immaginarti di tornare da un allenamento, stanco, accaldato e affamato, e ti presentano un piatto di verdure (tecnicamente pare che si chiamino ortaggi) colorate, fresche, gustose, magari pure con quel profumo di orto.
Riesci a immaginare la differenza?


È assai probabile che quello stesso piatto ti appaia molto più appetitoso, desiderabile, gustoso.
Ora, dopo che un bambino ha giocato per un’ora a Fortnite (cosa che non dovrebbe assolutamente accadere, visto che è vietato ai minori di 12 anni e visto che le conseguenze sono state ampiamente osservate da varie osservazioni scientifiche – ma su questo oggi sorvolo), dicevo, dopo aver giocato per un’ora e aver prodotto quintali di dopamina, secondo te con quale voglia si siede a giocare con gli omini della Playmobil? Con quale energia si mette a leggere un libro? Lui è in uno stato di ipereccitazione e tutto il resto appare assolutamente privo di interesse.


Quindi, se tuo figlio è in una situazione tipo melanzane alla parmigiana e non desidera più verdura, comincia ad alzare un’antenna.

  1. Il secondo elemento da osservare è la sua aggressività: la tecnologia ha questa piccolissima controindicazione, per cui, rendendo i ragazzini ipereccitati, aumenta pure la loro aggressività. In parte è legata alla frustrazione da interruzione, per cui, se non sono in grado di gestire gli ormoni da videogiochi, è tutto portato all’eccesso. Se poi ci aggiungi i videogiochi di guerra, ecco che l’aggressività esplode.
    Le osservazioni empiriche di persone che giocano virtualmente alla guerra sono state fatte, e il risultato è semplice: sono più aggressive.
    Ma, osservazioni a parte, semplicemente guarda tuo figlio e fai le tue valutazioni.
    Il gioco della guerra è un gioco simbolico di drammatizzazione che è sempre esistito e ha peraltro un meraviglioso significato e un’utilissima funzione pedagogica, purché si svolga di persona e rispettando delle regole precise, per cui “non devi far male a te stesso, agli altri e alle cose”. Si tratta appunto di un gioco simbolico e, anche se c’è della fisicità, è sempre controllata.
    Non so quanti anni tu abbia, ma, quando io ero piccina, era ancora di moda andare giù in cortile a giocare, con tanti bimbi di età diverse. I genitori, per quanto super attenti, lasciavano un po’ più di libertà e si stava ore giù a fare cose. Una delle attività preferite dal mio gruppo era il gioco delle cerbottane e degli stoppini, oggi legalmente bandito da qualunque attività ludico-legale. Bene, io e mio fratello passavamo le serate a costruire centinaia di stoppini di carta, che poi venivano sparati con le cerbottane contro la banda nemica. A volte penso che la nostra sopravvivenza sia piuttosto fortuita.
    Cosa accadeva? Che io soffiavo la cartuccia contro una persona, ma poi ne ricevevo altrettante addosso; insomma, imparavo le conseguenze delle mie azioni, sentivo le conseguenze delle mie azioni, e questo, nel tempo, ti portava a essere sempre più attento, perché non c’era nessuna intenzione di fare davvero male a un amico. Si imparava il pericolo, si mettevano sempre più regole, e si imparava anche così la relazione.
    E nei videogiochi di guerra?
    Una parte del cervello non distingue la guerra simulata da quella reale, quindi si carica di cortisolo; il bimbo impara a voler uccidere il nemico; allena atti simulati di violenza senza sentirli addosso, quindi senza imparare le conseguenze.
    Si passa di livello e si è istigati sempre a una maggiore violenza. Quando il gioco viene interrotto, è zeppo di cortisolo, testosterone ed adrenalina e ha solo voglia di sfogarli.
    Se tuo figlio è più nervoso, aggressivo e tende ad avere maggiori manifestazioni di rabbia, alza pure la seconda antenna.

  2. Calo della capacità di attenzione e concentrazione. Il terzo elemento è molto interessante e riguarda l’incapacità di rimanere concentrati in attività come, ad esempio, i compiti o semplicemente la lettura.
    Ma, se il cervello del tuo ragazzo è ipereccitato, abituato a fare cose ipereccitanti, come può essere allenato a focalizzarsi in attività più tranquille e meno dopaminiche? È molto complicato. Ha ancora fame di quella eccitazione. E non ci sono prediche che tengano, promesse, organizzazioni, aiuti. Lui non può stare concentrato in un’attività più tranquilla quando ha fame di dopamina.
    Bene, nel momento in cui vedi alcuni di questi segnali, fermati. Fregatene di quanto tempo tuo figlio stia utilizzando cellulare e videogiochi. Fregatene del fatto che alcuni compagni ne usino anche di più. Fregatene di quante calorie stiano ingerendo le altre persone.

Se tuo figlio ha un desiderio bulimico, è più aggressivo e meno concentrato, facci un pensiero.
Potrebbe essere necessario dare dei limiti diversi e stimolarlo con altre attività.
E ovviamente, se vuoi una mano per sapere come fare, contattami.


 

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