COME FARTI RISPETTARE DA TUO FIGLIO

perché tuo figlio a volte ti manca di rispetto e come interrompere questa modalità


Non è sempre facile capire come farti rispettare da tuo figlio.

I nostri figli sono persone che provano tutte le sfumature di emozioni e sentimenti che proviamo anche noi adulti. Quindi…si arrabbiano, si offendono, si difendono. Ecco che, quando noi li riprendiamo, li sgridiamo, neghiamo loro qualcosa, non soddisfiamo le loro richieste, può capitare che la frustrazione prenda il sopravvento e assumano toni arroganti.

Ecco che arrivano le rispostacce, le urla e a volte pure le offese. 

Cosa puoi fare per farti rispettare da tuo figlio?

Divido questo podcast in tre parti:

nella prima capiamo le motivazioni dell’atteggiamento a volte irrispettoso di tuo figlio;

nella seconda condividiamo l’importanza di costruire una relazione di rispetto;

nella terza ascoltiamo qualche pratico spunto educativo.

 

1. (prima parte) Perché tuo figlio a volte ti manca di rispetto?

Direi che la risposta è piuttosto banale: è arrabbiato e vuole comunicartelo.

Tu gli hai proposto una situazione che LUI RITIENE ASSOLUTAMENTE INGIUSTA: “non puoi mangiare il terzo ovetto di cioccolata, c’è bisogno di spegnere la tv, devi riporre il tablet o la play, è il momento di fare i compiti, vai a dormire, non puoi uscire, rincasa entro le 22.00”.

Insomma, quando gli proponi di rispettare una regola che lui non condivide, ecco che monta la rabbia e il rischio di una rispostaccia aumenta.

A questo aggiungiamo che la parte del cervello deputata all’autocontrollo (corteccia prefrontale), finisce il suo sviluppo dopo i vent’anni, quindi, se il tuo bimbo è piccino o è un energico adolescente, fatica molto più di te a controllare le reazioni.

Questo è un elemento fondamentale da tenere in mente: quante volte noi adulti proviamo a portare pazienza, ma ad un certo punto non è più possibile contenersi? Quante volte diciamo che è troppo difficile mantenere la calma quando i figli ci fanno arrabbiare?

Ovviamente è assolutamente lecito.

Ma…se per noi è difficile, dobbiamo ricordare che per i nostri figli lo è ancora di più, proprio perché l’area del cervello deputata all’autocontrollo non è ancora matura.

Ma perché alcuni bambini e ragazzi mancano di rispetto ed altri no?

Se è vero che tutti vivono momenti di rabbia e di frustrazione, è altrettanto vero che non tutti la esprimono in modo veemente e irrispettoso. Ci sono figli che comunicano il loro punto di vista ed il loro disappunto con educazione e rispetto.

Perché questa differenza?            

Il secondo elemento che determina questo comportamento è fortemente influenzato dallo stile comunicativo che c’è in famiglia.

Se noi genitori siamo spesso duri, lo saranno anche i nostri figli.

Se siamo gentili e cordiali, ma quando ci arrabbiamo perdiamo le staffe, anche loro saranno carini con noi, fino a che non si arrabbiano: a quel punto adotteranno il nostro stile iroso.

Se riusciamo ad esprimerci in modo rispettoso anche nei momenti difficili, aumentiamo le probabilità che anche loro sviluppino la stessa modalità.

È importante sottolineare che ci diciamo tutto questo non per condannarci o farci sentire in colpa, ma semplicemente per sviluppare una chiara consapevolezza dei risultati delle nostre scelte. Concordo con voi che riuscire a mantenere uno stile tranquillo anche nei contrasti non sia affatto semplice, soprattutto se siamo stati cresciuti con una modalità non sempre paziente.

Ma è altrettanto importante essere consapevoli che non possiamo chiedere ai nostri figli un comportamento diverso dal nostro, per quanto riguarda lo stile comunicativo.

Partire da questa bella consapevolezza ci porta a valutare meglio la situazione e ad intravedere delle soluzioni più efficaci.

2. (seconda parte) Perché è fondamentale costruire una relazione di rispetto?

In altri podcast abbiamo condiviso insieme l’importanza di una relazione coerente coi propri figli. È stato dimostrato che lo stile “ti adoro” - quando fai il bravo- e ti urlo -quando ti sbagli-  non aiuta lo sviluppo equilibrato e forte del tuo bimbo. La grande sfida di noi genitori è quello di riuscire a farci ascoltare, a guidare, a correggere, a far riflettere i nostri bimbi e i nostri ragazzi con una gentile autorevolezza, anche quando la situazione si fa bollente. Non è sempre semplice, ma come sempre, se sappiamo come farlo e ci alleniamo un pochino, i risultati arrivano. (vedi metodo 3x3)

È altrettanto fondamentale che anche tuo figlio ti porti rispetto e non si permetta di offenderti in alcun modo. E sai perché?

Prova a pensare di lavorare in un’azienda e di essere il collaboratore di un responsabile. Insorgono dei contrasti fra di voi e tu cominci ad urlargli dietro e ad offenderlo. Lui accetta. Ora mi chiedo: dopo episodi simili, riesci a sentire la leadership del tuo responsabile? Lo riconosci come guida? Riesci a costruire una relazione di rispetto e riconosci la sua posizione?

Temo proprio di no. È assai probabile che tu non lo riconosca nel suo ruolo e che tu ti senta quanto meno un suo pari. Per lui diventa difficile farsi ascoltare e guidarti nel lavoro. E tu ti senti di non avere un vero responsabile sopra di te, neppure nei momenti di bisogno, neppure nei momenti in cui vorresti un capo carismatico che risolva i problemi.

Ora, il ruolo dei genitori non è esattamente quella di un pari rispetto ai figli. Il nostro compito è quello di amarli, guidarli e stimolare la loro crescita da un ruolo di guida, leader, responsabile. Se io come genitore non mi faccio portare rispetto e permetto che mio figlio urli o sia arrogante o mi insulti, oltre la mia frustrazione, creo una conseguenza piuttosto dannosa: tolgo a lui una guida, gli tolgo la guida necessaria per crescere bene.

Farsi portare rispetto come genitore è innanzitutto una necessità per nostro figlio perché lui ha bisogno di una figura di riferimento per crescere bene.

Spesso mi chiedono se sia giusto essere amici dei propri figli.

Penso sia solo una questione di metterci d’accordo sulle definizioni.

Se amico significa essere un suo pari, la risposta è NO. Questo è il ruolo dei coetanei.

Se amico si intende intimità e confidenza, ovviamente SI, a patto che i ruoli siano ben chiari e che il genitore sia in grado di guidare e dare regole quando ce n’è bisogno.

È importante ricordare che il cervello dei nostri bimbi si matura gradualmente, che alcune parti sono ancora in via di costruzione, e proprio per questo c’è bisogno di una guida serena e carismatica per la sua crescita.

Riepilogando, FARTI PORTARE RISPETTO SIGNIFICA GARANTIRE A TUO FILGO LA GUIDA DI CUI HA BISOGNO.

 

3. (terza parte) Cosa puoi fare per farti rispettare?

 Primo suggerimento: è concettualmente elementare, ma nella pratica non è sempre così semplice. Il primo suggerimento si chiama COERENZA: noi genitori possiamo insegnare solo ciò che siamo. O meglio. Possiamo insegnare ciò che ci pare, ma diventiamo credibili ed efficaci solo quando siamo coerenti con le nostre dichiarazioni. Dire ad un bimbo: “IN QUESTA CASA NON SI URLA!!!!!”, è piuttosto incoerente ed ottengo due risultati: io perdo ogni credibilità come genitore (così come sono poco credibili tutte le persone che proclamano una cosa, e fanno l’opposto), ed inoltre mio figlio impara dai fatti e non dalle parole, quindi imparerà ad urlare. 

Se desideri che tuo figlio ti porti rispetto, innanzitutto portagliene tu.

SII QUELLO CHE DESIDERI CHE SIA TUO FIGLIO, COMPORTATI COME DESIDERI CHE LUI IMPARI A COMPORTARSI.

Tu sei il suo modello: una grande responsabilità, un grande potere, un dono prezioso. Implica impegno da parte nostra: sappiamo perfettamente cosa significhi essere stanchi, o nervosi, o preoccupati, o senza energia. E non è sempre semplice decidere di avere un comportamento rispettoso e sereno anche in questi momenti. 

Diciamo che non è semplice, ma è fondamentale se voglio che mio figlio impari a farlo. Se lo faccio io, aumento le probabilità che lo faccia anche lui. Se per me è troppo faticoso e cedo in urla ed offese, sarà troppo faticoso anche per lui.

Secondo suggerimento: costruisci una leadership forte senza passare per le urla. Ossia, impara a dare regole e farti ascoltare senza punizioni, litigi ed offese. (a tal proposito di consiglio l'audiocorso "metodo 3x3")

È fondamentale questo passaggio. Ricorda: lui ha bisogno di un genitore che lo guidi, non ha bisogno di un compagno. O meglio, ha bisogno anche di compagni, ma per questo ci sono gli amici.

Come abbiamo detto poc’anzi, questo ovviamente non significa che non si debba costruire un rapporto di intimità, confidenza, gioco, divertimento. Anzi: si tratta di ingredienti fondamentali per la costruzione di una relazione bellissima. Il genitore, al contrario degli amici, quando c’è bisogno, deve prendere in mano le redini della situazione, agire da chi in quel momento ha una piena responsabilità, prendere decisioni e dare regole.

Terzo suggerimento: definisci concretamente il tuo concetto di rispetto e condividilo con tuo figlio.

il concetto di “portare rispetto” è assolutamente soggettivo. Per quanto mi riguarda ha un significato ampio: non significa solo assenza di offese o parolacce, ma implica anche un buon tono della voce, assenza di giudizi assoluti, ascolto e comprensione delle intenzioni dell’altro, al di là delle azioni compiute. Insomma, sono piuttosto esigente da questo punto di vista. Ovviamente questa è una mia scelta del tutto personale che si basa sui valori in cui ho imparato a credere e che sono diventati la base della mia vita. 

È importante che anche tu come genitore abbia le idee ben chiare sul significato che attribuisci a questo termine. Cosa significa per te? Trova una tua definizione: ad esempio: “portare rispetto significa non offendere, ma penso che alzare la voce non implichi una mancanza di rispetto. Quindi per me si può anche urlare. E se ho voglia di dare un giudizio, mi sento libero di esprimerlo, perché secondo me esiste la verità assoluta e quando ho ragione ho ragione”. 

Perché è importante trovare una definizione concreta della tua idea di rispetto?

Perché per insegnarla a tuo figlio è fondamentale DICHIARARLA E CONCRETIZZARLA CON IL TUO COMPORTAMENTO. 

Quindi definisci la tua idea di rispetto, condividila con tuo figlio, diventane l’esempio, non solo con lui, ma nelle varie situazioni della vita e a questo punto, puoi chiedere a lui lo stesso comportamento.

Evita le incoerenze: per me rispetto significa assenza di parolacce, ma posso urlare, io mi comporto così col mondo, ma mio figlio non può permettersi di urlare. Questa incoerenza rende difficile l’apprendimento di tuo figlio. Non dico che sia impossibile: ad esempio se tu sei un genitore che urla e hai uno stile educativo basato su un’autorità molto forte che incute timore, tuo figlio potrebbe non urlare. Ma in realtà non sta imparando un valore. Ha semplicemente paura.

Altro esempio di incoerenza: per me rispetto significa non offendere e parlare con voce pacata, evitando di urlare in faccia alle persone, ma poi io urlo ed offendo. Altra incoerenza.

La soluzione: definisco il concetto di rispetto, lo condivido con mio figlio e assumo un atteggiamento coerente, anche nei momenti di difficoltà.

RICORDA CHE IL VERO RISPETTO NON E’ QUELLO CHE EMERGE NEI MOMENTI DI SERENITA’ E DI DIVERTIMENTO.

IL VERO RISPETTO SI ESPRIME NEL COMPORTAMENTO CHE ASSUMIAMO NEI MOMENTI DI DIFFICOLTA’, NEI CONTRASTI E NEI LITIGI.

Ultimo suggerimento: avete definito la vostra idea di rispetto, e siete anche coerenti con essa. Ma il vostro meraviglioso pargolo ci prova lo stesso: si arrabbia, alza la voce, magari se è piccino prova anche a raggiungervi con intenti bellici e se è un adolescente assume quell’insopportabile tono arrogante. Che fare?

Se è un bimbo piccino, sappiate che è assolutamente giusto che lui provi ad esprimere la sua rabbia e la sua frustrazione con l’attacco. Se è un adolescente, ascoltate i due podcast sull’ “adolescenza: istruzione per l’uso”, e vedrete ci sono mille ottime ragioni per le sue esplosioni di rabbia.

Come sempre, è utile partire dalla comprensione dell’altro: in entrambi i casi, sia per bimbo piccino, sia per il ragazzo brufoloso, ci sono lecite ragioni per il loro comportamento. 

Come ci siamo detti mille volte, comprendere le ragioni non significa accettare i comportamenti. Comprendere le ragioni ci aiuta ad entrare in empatia, ad arrabbiarci di meno e a mantenere una lucidità che ci permette di scegliere con maggiore razionalità. 

Quindi, comprendiamo le ragioni della rabbia di nostro figlio e capiamo i motivi della sua reazione, ma …non possiamo accettare che lui ci manchi di rispetto.

In tal caso…interrompi immediatamente la comunicazione, rifiutati di proseguire con i suoi toni arroganti e rimanda il confronto in un momento in cui lui si senta più sereno e in grado di rapportarsi con maggiore rispetto.

Diteglielo con il rispetto che voi vi aspettate da lui e con gentile fermezza.

 

È una modalità che ho visto in azione centinaia e centinaia di volte, con ottimi risultati educativi su piccini e ragazzi (a dirla tutta funziona pure con gli adulti).

 

È una modalità che richiede un ulteriore approfondimento perché la devo comunicare in modo preciso al figlio, gliela devo motivare in anticipo, devo fare un patto con lui e poi io devo fare in modo di mantenerlo.

 

È uno strumento educativo fondamentale per noi genitori, e mi riprometto di dedicare un audio più approfondito e dettagliato.

 Per ulteriori informazioni sul questo metodo contattami.

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