COME FUNZIONA IL CERVELLO DEL GENITORE.

perché a volte tendiamo ad essere molto critici nei confronti dei figli


Hai mai notato che le critiche hanno un significato diverso a seconda che tu le faccia o che tu le riceva?

Se sei tu a farle, generalmente ti giustifichi dicendo: “gliel’ho detto per il suo bene, perché se ne renda conto, per spingerlo a migliorarsi”.

Se invece le ricevi, i pensieri più comuni sono: “ma come si permette, non ha capito nulla di me, chi si crede di essere”.

Ma ora vediamo insieme perché è così semplice notare gli aspetti negativi delle persone, della vita, del nostro partner e dei figli. E vediamo anche le conseguenze di questa lente d’ingrandimento che focalizza la nostra attenzione su tutto ciò che i nostri familiari devono assolutamente migliorare.

Come altre volte ci siamo detti, la mente è il frutto dell’esperienza dei nostri antenati. 

Il cervello è sottoposto in continuazione a migliaia di stimoli e se prestasse attenzione ad ognuno di essi, ammesso che sia possibile, impazzirebbe. 

Quindi, seleziona solo quelli più importanti, quelli più utili per la propria vita.

Ora, immagina un ambiente impervio, dove i nostri poveri antenati cercavano di sopravvivere a belve feroci e pericoli vari. Secondo te, fra un fiorellino profumato e una tigre dai denti a sciabola, a chi prestavano più attenzione?

Capisci cosa intendo? Ovviamente per sopravvivere hanno imparato a selezionare gli stimoli pericolosi, le situazioni negative, per poterle risolvere e per poter aumentare le possibilità di rimanere in vita. 

Questo schema mentale è stato allenato, potenziato e confermato per milioni di anni e noi lo abbiamo ricevuto come preziosa eredità. 

Questo è il motivo per cui, di fronte a vari stimoli, per noi è spesso più spontaneo prestare attenzione alle cose negative, a ciò che non ci piace, agli errori. Se andiamo al ristorante e consumiamo una cena prelibata, con un risotto delizioso, un pesce fresco e verdure gustose, ma ci portano un piatto di patate semicrude, è facile che noteremo con maggiore attenzione l’unico errore culinario. E alla fine, bè, quel ristorante tutto sommato non è un gran che.

La stessa cosa accade quando osserviamo le persone accanto a noi: se tuo figlio è un bravo ragazzo, sta sviluppando le sue competenze, ma, ogni volta a tavola si macchia i vestiti…indovina come lo percepisci? Lui è “quello che si sbrodola mentre mangia”.

Se tuo figlio è affettuoso, simpatico, accogliente, attento e…non ha voglia di fare i compiti, è facile che le vostre discussioni abbiano quasi come unico argomento …i compiti e lui si conquista il ruolo di “quello che non ha voglia di impegnarsi”.

Se il tuo partner dimostra il suo amore con la sua presenza, il suo impegno, il suo lavoro e la sua disponibilità, ma non è di molte parole e manifesta a fatica i suoi sentimenti con dichiarazioni amorose…ecco che diventa “quello che non mi dice mai nulla di carino”.

Il nostro cervello, costruito per cercare ed evidenziare le cose negative, ci porta a concentraci più sulle critiche che sulla valorizzazione degli aspetti positivi.

Ma non è finita qui.

Desidero condividere un’ulteriore scoperta che ci racconta come funzionano i nostri neuroni. In uno studio condotto dal dipartimento di psichiatria della facoltà di medicina di Harvard, presero in esame degli studenti a cui venne chiesto di giocare a Tetris per svariate ore al giorno. Avete presente il Tetris? Le forme geometriche che cadono dall’alto ed il giocatore le deve sistemare per formare delle linee continue?

Ora vi racconto cosa accadde: dopo alcuni giorni di questo esperimento, i giocatori non riuscivano a smettere di vedere i blocchi di Tetris, anche quando erano lontani dal gioco. Una specie di allucinazione. Ma la cosa più interessante, è che vedevano il mondo attraverso lo schema del gioco: al supermercato le scatole erano paragonate ai blocchi Tetris e continuavano a pensare a come posizionarle per formare le linee continue, e lo stesso accadeva osservando case e palazzi. 

Studi successivi dimostrarono che giocare a lungo a Tetris modificava realmente i circuiti elettrici cerebrali influenzando il modo in cui venivano percepite le situazioni della vita anche fuori dal gioco.

Insomma, in nostro cervello tende a memorizzare degli schemi rigidi con cui guardare il mondo.

 

Ecco che, da un lato la natura ci spinge a focalizzarci sulle cose negative, dall’altro più utilizziamo questo schema, più diventa una modalità rigida con cui percepiamo il mondo. Capisci cosa succede? Che diventiamo degli infallibili detective in cerca di situazioni negative, e i nostri figli ci appaiono come quelli che non sistemano la stanza, fanno capricci in continuazione, leggono male, sono svogliati nei compiti.

E siccome noi non viviamo nel mondo, ma viviamo nella nostra percezione del mondo, ecco che diventiamo i genitori di figli pieni di difetti e di problemi da risolvere (scusate la leggera esagerazione di quest’ultima frase).

Di conseguenza, siccome la nostra intenzione educativa è quella di crescere delle persone meravigliose e felici, ci dedichiamo alla nostra missione. Quella di salvare i nostri figli e spingerli ad essere ogni giorno migliori. Stupendo.

Ma ahimè, con il paio di occhiali che indossiamo, vedere prevalentemente gli aspetti negativi rischia di renderci piuttosto critici. E pure noiosi, antipatici e rompiscatole. 

Cominciamo con le nostre interminabili prediche e parliamo prevalentemente delle cose che non vanno. Le critiche superano gli apprezzamenti e la casa diventa il luogo delle interminabili discussioni.

Aggiungiamo un altro pezzettino a questa dinamica: come possono reagire i figli, sentendosi spesso criticati? Dopo vent’anni di lavoro come pedagogista clinico, temo di non avere mai sentito frasi del tipo” grazie mamma, grazie papà, ora che me lo avete detto 752 volte ho capito e diventerò migliore”.

Ciò che accade è che, per l’effetto pigmalione, più un figlio viene percepito inadeguato, più diventa inadeguato e più la relazione in famiglia diventa complessa e conflittuale.

Hai mai sentito parlare dell’effetto pigmalione? Uno degli esperimenti più incantevoli per il mio animo pedagogico. È fondamentale conoscerlo se vogliamo educare i figli nel modo più consapevole ed efficace. Fu lo psicologo tedesco Rosenthal il primo a parlarne. Somministrò agli alunni di una classe il test di intelligenza e consegnò i risultati ai maestri. Disse loro che alcuni studenti erano più dotati di altri. Dopo alcuni mesi tornò nella classe e quegli studenti, i cui nomi erano stati segnalati agli insegnanti, dimostrarono effettivamente prestazioni più elevate. E fin qui nulla di speciale.

Peccato che…i nomi consegnati ai maestri fossero casuali e non appartenessero realmente agli studenti più dotati. E ciò nonostante ottennero i risultati migliori. Perché? Perché quegli insegnanti ritenevano che fossero bravissimi ed intelligentissimi e, senza volerlo, trasferirono ai bimbi questa convinzione, mandando segnali di stima e di fiducia. 

Capite cosa succede?

I bimbi tendono a modellarsi sulle nostre aspettative.

Quindi, rivediamo l’intera dinamica:

noi abbiamo un cervello che tendenzialmente evidenzia gli aspetti negativi.

Più utilizziamo questo paio di occhiali, più selezioniamo solo quegli aspetti negativi.

In questo modo ci costruiamo un’immagine del figlio come di una persona che ha delle criticità.

A questo punto, ovviamente per aiutarlo a crescere bene, cominciamo a criticarlo, trasferendogli la nostra convinzione.

 E lui, anziché migliorare, esaspera i suoi aspetti peggiori.

 

Che fregatura.

Un po’ la natura del nostro cervello, un po’ il nostro desiderio di educare i nostri figli, ci spingono a cadere in questo tranello educativo.

Un primo passo per modificare questa dinamica inefficace è esser perfettamente consapevoli di come funzioniamo. La conoscenza è fondamentale per diventare il genitore che desideri. Il sapere è il pilastro del tuo potere.

Il nostro impegno è quello di invertire questa modalità ed abituarci ad indossare un paio di occhiali differenti. 

La notizia straordinaria è che il nostro cervello è plastico e può imparare processi nuovi e, l’effetto Tetris, funziona anche con occhiali positivi: se mi abituo ad osservare ciò che è bello, dopo un po' mi abituo e comincio ad utilizzare questo paio di occhiali.

Le dinamiche educative più efficaci si basano sulla valorizzazione dell’individuo, sulla stima, sulla fiducia. Come posso educare una persona di cui non ho stima e in cui non ripongo la mia fiducia? Impossibile. 

Quindi? che fare quando i nostri figli hanno comportamenti inadeguati?

Si tratta di bambini e ragazzini, è ovvio che abbiano aree da migliorare e competenze da sviluppare.

Io mi sorprendo sempre quando sento le pretese che si hanno nei confronti di queste giovani creature. 

Non sa stare con gli altri, strappa i giocattoli, morde, non sta fermo a tavola, non ascolta, fa i capricci, non vuole fare i compiti, non si concentra, è disordinato….

La mia risposta è ...ovvio. Ovvio che non sappia fare queste cose. Il suo compito è quello di non sapere, il nostro compito è quello di insegnare. 

È naturale che abbiano comportamenti poco utili, è naturale che facciano cavolate, è naturale che non sappiano controllarsi. Se sapessero fare tutto, a cosa serviremmo noi genitori?

L’unico problema insorge quando le modalità che utilizziamo non sono efficaci per sviluppare le competenze sperate.

Nessun problema. 

Basta semplicemente raccogliere le giuste informazioni su come interpretare i nostri figli, su come comunicare con loro, su come agire in modo utile affinché imparino.

Ancora una volta, la conoscenza è la base per diventare il genitore che desideri.

Il sapere è il pilastro del potere.

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