COME GESTIRE IL DISACCORDO FRA GENITORI

mamma e papà devono proprio essere sempre d'accordo?

Mamma e papà vengono da storie diverse, famiglie diverse, esperienze diverse ed è quindi naturale che manifestino pensieri diversi circa l’educazione dei figli. Come gestire il disaccordo fra genitori per farlo divenire una risorsa anziché un limite?

Sarebbe bellissimo pensare ad una mamma e ad un papà perfettamente in accordo quando si tratta di fare delle scelte educative, ma…svegliamoci…apriamo gli occhi da questo sogno ad occhi aperti: non è proprio possibile. E forse, se noi adulti riuscissimo a gestire bene questa diversità, potremmo trasformarla in una bella esperienza di vita.

In tanti anni di lavoro ho raccolto numerose storie familiari: il disaccordo può riguardare il contenuto delle scelte come ad esempio la scelta di far uscire o meno il figlio, l’ora del rientro, la scuola da frequentare, se mandarlo al nido o chiamare una baby sitter.

Ancor più spesso il disaccordo interviene, non tanto nel contenuto delle scelte, quanto nei modi di relazionarsi coi bimbi e coi ragazzi: c’è il genitore più morbido, empatico, accondiscendente ed il genitore magari più duro, autoritario, veemente.

Non è semplice trovare un modo per rispettare le diverse convinzioni e mantenere una genitorialità efficace, basata sull’accettazione, sulla libertà e nel contempo sul rispetto.

Una missione quasi impossibile.

Tuttavia, siccome noi genitori a volte riusciamo ad essere anche dei valorosi eroi, condividiamo qualche pensiero per avvicinarci a realizzare la nostra nobile impresa.

Come gestire il disaccordo fra genitori nell’educazione dei figli? Cosa puoi fare quando non sei d’accordo con tuo marito o tua moglie?

Prima di passare a qualche condivisione pedagogica, ritengo doveroso fare un’importante puntualizzazione: in questo contesto non parlo assolutamente di quelle famiglie con un alto grado di conflittualità, per le quali è necessario un percorso terapeutico specifico. 

In questo podcast tratto di un normale disaccordo fra coniugi, che hanno qualche pensiero diverso riguardo l’educazione dei figli, ma che vivono in una famiglia dove vige prevalentemente una buona relazione basata sulla stima e sul rispetto.

Quindi, che fare in caso di disaccordo circa le scelte educative sui figli?

  1. Accetta che il tuo partner abbia una convinzione diversa dalla tua: ritengo che questo sia un passaggio fondamentale per tenere sotto controllo la rabbia che potrebbe scaturire da un eventuale contrasto. Spesso ci capita di interpretare il diverso punto di vista del nostro partner come un’offesa personale, come un affronto: “mi offende quando dice questo. Non mi rispetta quando mi dà torto. Non mi appoggia di proposito, per farmi un dispetto”. In realtà è molto più facile che il nostro partner sia in disaccordo con noi semplicemente perché è stato cresciuto diversamente, ha fatto esperienze diverse, ha sviluppato altre convinzioni, crede in alcuni valori differenti dai nostri. E magari queste diversità ci hanno fatto innamorare, sono state una risorsa per la nostra unione, ci hanno affascinato quando lo abbiamo conosciuto. Quindi, quando ti trovi in disaccordo con lui, esercita il pensiero del tipo “ci sta, è naturale che la pensi diversamente”. 
  2. Valuta bene l’argomento del disaccordo: una volta accettato il fatto che una diversa visione delle cose è sana e naturale, valuta bene l’argomento del contrasto, perché non tutti hanno lo stesso significato. Se tu pensi che sia meglio far rincasare tuo figlio alle 10, mentre il partner sostiene che non si possa andare oltre le 21,30, ha un significato .Se tu pensi che tuo figlio vada educato nel rispetto, mentre il tuo partner decide che urla e  sculaccioni sono più efficaci, ha un peso diverso. Nel primo caso una bella chiacchierata, un po’ di reciproca flessibilità, qualche buon compromesso, potrebbe facilmente risolvere la situazione. Il secondo caso è un pochino più complesso. Quando la diversità riguarda stili educativi così agli antipodi, la soluzione più efficace è:
  3.  Informatevi, rivolgetevi ad un consulente esterno, che vi permetta di aggiungere informazioni alle vostre convinzioni: quando si parla di orario del rientro, non c’è una scelta giusta ed una sbagliata. È solo una scelta, che diventa vincente quanto più riesce a tenere conto dei fattori contestuali. Decidere di urlare piuttosto che parlare, decidere di utilizzare metodi forti piuttosto che una ferma e gentile autorevolezza, non è solo una scelta personale. Ha delle conseguenze tangibili sulla crescita dei figli.  In tal caso sarebbe opportuno raccogliere nuove informazioni, cercare un esperto che sia in grado di condividere con voi delle nozioni pedagogiche che vi permetta di prendere delle decisioni più consapevoli.
  4. Concentratevi sul modo in cui gestite la diversità, non sul contenuto della diversità: questo è forse l’aspetto più importante e più educativo per i nostri figli. Per loro non è tanto importante vedere mamma e papà sempre in perfetto accordo, quanto vedere come risolvono il contrasto delle loro posizioni. Questo è il passaggio principale.

Quando i nostri figli passeranno molto tempo fuori casa, quando le relazioni con l’esterno diventeranno sempre più numerose, si troveranno spesso a doversi relazionare con persone che la penseranno in modo diverso da loro. E a quel punto? Cosa desiderate che facciano?

Che subiscano passivamente l’arroganza dell’altro?

Che usino tutta la loro energia per far cambiare per forza idea alle altre persone? 

O che accettino la diversità, dove è possibile trovino un accordo, dove non è possibile, capiscano che entrambi i punti di vista abbiano la loro ragione di esistere e magari, in alcuni casi, mettano in discussione le loro convinzioni e raccolgano ulteriori informazioni per rimodellare le loro scelte in modo più consapevole e competente?

Io penso fermamente che il contrasto fra diversi punti di vista sia inevitabile se non addirittura arricchente. Permette di rendere il nostro pensiero più ricco e più flessibile PURCHE’…VENGA GESTITO CON UNA COMUNICAZIONE BASATA SUL RISPETTO.

Penso che mamma e papà non debbano essere sempre in accordo fra loro, penso che sia utile che manifestino le loro diversità e RITENGO FONDAMENTALE CHE SAPPIANO CONFRONTARSI NEL MODO IN CUI DESIDERANO CHE IL LORO FIGLIO AFFRONTI IL MONDO.

Come ci siamo detti in altri podcast, diventa il modello per tuo figlio

Il contrasto è fondamentale per la sua crescita: fagli vedere come viverlo e come gestirlo. È la migliore scuola per la sua vita.

Quando tuo figlio impara a gestire le relazioni anche nei momenti del contrasto e del conflitto, possiede già una delle competenze più importanti per la sua vita.

Quindi, in questo quarto consiglio vi suggerisco caldamente di IMPARARE A GESTIRE CONTRASTI E CONFLITTI NEL RISPETTO. Come sempre non si tratta di comportamenti facili, ma si possono imparare. E una volta imparati, possiamo insegnarli ai nostri figli.

Non è possibile evitare le diversità, è assurdo cercare la ragione assoluta, è deleterio cercare di avere sempre ragione: l’unica via è una consapevole gestione del conflitto, che utilizzi la parte neocorticale del cervello (intenzione e razionalità) e non solo la parte sottocorticale (istinti ed emozioni).

La gestione del conflitto sarà sicuramente un argomento dei nostri prossimi podcast.

 

             5.Parlate a vostro figlio facendo vedere come possano coesistere le diversità nel rispetto: per la mamma qualche volta si può accendere la televisione durante la cena, per il papà assolutamente no. Appena il padre si assenta per un paio di giorni da casa, la mamma dice ai suoi bei pargoli: “evviva!!! Questa sera festa!! Pizza e film, seduti sul tappeto davanti alla tv. Con vostro padre non è possibile farlo, altrimenti si mette a rompere. Approfittiamone del fatto che sia fuori!!!!”. Benché il senso del discorso sia assolutamente comprensibile, temo che non sia propriamente rispettoso nei confronti del papà.  I bimbi potrebbero imparare due o tre cosine poco utili del tipo: quando il controllore va via, possiamo fare le nostre scelte alle sue spalle; quando una persona non c’è possiamo liberamente ridicolizzarla; ha ragione la mamma, il papà è proprio un rompiscatole; coalizziamoci contro un componente della famiglia…

Nulla di grave, ma rischiamo di creare una situazione un pochino antipatica, dove il contrasto prende la forma del “te la faccio dietro le spalle”.

Un'altra modalità potrebbe essere: “ok ragazzi, questa sera il papà non c’è. Sapete quanto sia importante per lui mangiare a tavola senza tv: è l’unico momento in cui vi vede e ha una gran voglia di fare due chiacchiere con voi. È proprio un bravo papà. Noi invece non abbiamo necessariamente bisogno di confrontarci a cena, visto che abbiamo a disposizione altri momenti della giornata. Quindi possiamo permetterci di sgarrare e guardarci un film mentre mangiamo. Che ne dite?”.

Vedete come cambia il senso delle cose? Mostro a mio figlio che i diversi punti di vista nascono da diverse esigenze, che ci si può capire, accettare e rispettare e che, contemporaneamente, posso far coesistere nella vita quotidiana situazioni diverse, mantenendo una relazione di rispetto.

 

Un altro esempio: la mamma vuole aiutare il figlio con i compiti, il papà desidera educarlo nell’autonomia. O i due genitori riescono a raccogliere informazioni in merito e riescono a trovare una modalità unica di approccio ai compiti, o mantengono le due diverse posizioni, facendo vedere al figlio che entrambe hanno un loro significato.

Modalità in cui il contrasto diventa un problema educativo: “adesso sei qui con me e non con tua madre che non fa altro che viziarti. Quindi arrangiati a fare i compiti e se non vuoi te la vedi domani con la maestra. Sei un incompetente grazie a tua mamma che non ti fa neppure andare in bagno da solo”.

Modalità in cui la diversità diventa uno spunto educativo interessante: “lo sai che io e mamma abbiamo un approccio diverso per i compiti: lei desidera che vengano fatti alla perfezione e quindi ti sta accanto. Con lei puoi imparare come eseguire le consegne nel migliore dei modi. Io invece ci tengo che tu li faccia in autonomia: magari fai qualche errore in più, ma impari a gestirli da solo. Con me impari a fare questo”. Con una semplice frase insegno a mio figlio che non esiste necessariamente un unico approccio corretto; che spesso una scelta è utile per certi aspetti, ma ha dei limiti sotto altri aspetti; che imparando ad accettare con flessibilità punti di vista diversi, puoi godere di più vantaggi; che non è necessario pensarla allo stesso modo per andare d’accordo, volersi bene, e portarsi rispetto.

 

Insomma, non è necessario essere sempre in accordo per i figli.

Se noi genitori sappiamo gestire bene i diversi punti di vista, essi diventano una risorsa educativa molto interessante.

 


Commenti

Devi effettuare il login per poter commentare