come posso trovare del tempo per me?

l'importanza del dialogo interno


Il podcast “Prenditi Cura di Te” ha suscitato delle reazioni piuttosto simili al podcast in cui descrivo l’importanza di giocare e chiacchierare piacevolmente coi propri pargoli.
 

Il problema è lo stesso: la giornata, ahimè, è costituita solo da 24 ore, e pare che non goda di grandi caratteristiche di flessibilità.

24 ore sempre, non un minuto in più, non uno di meno. 

A questo enorme problema se ne aggiunge un altro: abbiamo anche bisogno di dormire e, a meno che non abbiamo una parentela con qualche vampiro, a queste risicate ed insufficienti 24 ore dobbiamo toglierne in media 7 per riposarci: ne rimangono 17. Un pugnetto di attimi per lo più insufficienti per occuparci di tutte le mansioni quotidiane.


E tu, Sabrina, in questo delirio di impegni, tu mi dici di ricavarmi il tempo per me? Mi pare una follia, o meglio, mi pare uno di quei consigli fichissimi, ma poco praticabili. Sai quelli del tipo: fai 10.000 passi al giorno? Immagino faccia benissimo, ma se porto a scuola i ragazzi, lavoro come impiegata fino alle 17, e dalle 17:30 alle 19:30 faccio il tassista ai bambini, come cavolo faccio quei maledetti 10 mila passi? Chiedo la macchina a Fred Flintstone?”

Queste cose le conosco molto bene, non solo perché lavoro con i genitori un discreto numero di ore al giorno, ma anche perché sono io stessa una mamma superincasinata con tempi ed organizzazioni. 


Ma... ma ci sono sempre piccole modifiche che possono dare una mano.


Spesso la percezione dipende da "Cosa ti racconti."

Immagino che sembri controintuitivo, ma lo sapete che in realtà non ha una grande importanza cosa si faccia? So che un massaggio è meglio che stirare, ma la verità è che il nostro cervello non si ciba di azioni, ma di dialoghi. Mi spiego meglio: se mentre vi fate un massaggio, in una spa di lusso, con oli e profumi, passate tutto il tempo a pensare cose del tipo: “Oh mio Dio, i ragazzi a casa non staranno facendo i compiti; devo ricordarmi di rispondere alle mail; quanto tempo sto perdendo, potrei stare a casa ed andare avanti con il lavoro; questo tempo libero mi causerà un sacco di ritardi; non vedo mio figlio da questa mattina e, anziché stare con lui, sono venuta qui, madre ingrata; con questi soldi potevo fare scelte più utili, madonnina mia; a casa ho l’Everest di biancheria da stirare e di certo non calerà finché sto qui; e poi domani devo…”.


Come vedete sono una grandissima esperta di dialogo sabotante durante i momenti svago. Mi sono fermata solo per sensibilità nei vostri confronti, ma potrei procedere con liste lunghissime di buoni motivi per cui è meglio lavorare che prendersi del tempo libero.
 

Questo scherzetto fortunatamente funziona anche al contrario: se mentre sistemate la casa, anziché raccontarvi che è un sacrificio, lo interpretate come un atto di cura dei propri spazi, e vi piace mettere ordine, profumare ed abbellire il posto in cui vivete, ecco che lo stato d’animo cambia. Se accompagnare il figlio al parco diventa un momento di socializzazione e di aria fresca anche per voi, ecco un altro momento carino. Se ciò che fate al lavoro riuscite a considerarlo un’attività per realizzarvi e trovare soddisfazione, ecco che diventa uno spazio importante e non un massacrante impegno.

Se mentre state con il figlio lo vivete come un momento per caricare il serbatoio d’amore (in questo i nanetti sono piuttosto bravi), diventa tutto più sereno.


Questo non significa che non ci si possa mai lamentare un filino, o non si possa sentire la fatica di certe mansioni, significa solo diventare consapevoli che noi siamo il risultato di ciò che ci diciamo, più che di ciò che facciamo. 

Se non studiassi il funzionamento del cervello e non ne avessi le prove empiriche nel mio lavoro, io stessa stenterei a credere a tutto ciò.

Ogni giorno ho il privilegio di ascoltare decine di storie diverse: ci sono persone che, nonostante la vita spesso non riservi loro proprio momenti facili, riescono a vivere con un dialogo interno utile, leggero, gioioso, e, al contrario, spesso ascolto storie di persone che sembrano avere una vita ricca di risorse e possibilità, ma se la raccontano proprio maluccio e non riescono a godersi le proprie fortune. Quindi, prima di cercare del tempo che al momento è piuttosto occupato, cerchiamo di fare attenzione a quello che ci raccontiamo. Quanto meno diventiamone consapevoli. E poi magari, proviamo a modificare qualche frase qua e là.
 

Vi lascio con una di quelle storielle, che nella loro semplicità, "rischiano" di stimolare qualche riflessione interessante:
 

Durante il suo lungo cammino per raggiungere un lontano santuario, un pellegrino si imbatté in un’enorme cava dove alcuni uomini stavano scolpendo dei grossi blocchi di pietra. Gli uomini erano tutti sudati, pieni di polvere e visibilmente affaticati. Il pellegrino si avvicinò al primo uomo che batteva con fatica il martello sulla pietra e gli chiese: “Che cosa stai facendo?” L’uomo, molto irritato, gli rispose: “Non lo vedi? Sto martellando a fatica questa stupida roccia e non vedo l’ora di finire questo maledetto lavoro per tornarmene a casa”. 

Più in là c’era un secondo spaccapietre ed il pellegrino gli rivolse la stessa domanda: “Cosa stai facendo?”. L’uomo, che sembrava più diligente ed interessato al suo lavoro, rispose: “Sto lavorando questo blocco di pietra per costruire un muro. È un lavoro molto faticoso, ma lo faccio per mantenere la mia famiglia”. 

Il pellegrino continuò a camminare e si imbatté in un terzo spaccapietre. Anche questi era molto stanco e sudato, batteva con fervore il martello sulla pietra scolpita egregiamente e di tanto in tanto si fermava per ammirare il suo lavoro. Alla domanda “Cosa stai facendo?” l’uomo sorrise e rispose con orgoglio: “Non vedi? Sto costruendo una Cattedrale!” e guardò in alto indicando la grande costruzione che stava sorgendo sulla cima della montagna”.


Qualche volta dobbiamo semplicemente decide quale spaccapietre desideriamo essere.


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