COSA ACCADE SE ACCONTENTI TROPPO TUO FIGLIO.

l'importanza di dire NO


Una delle cose più complesse per noi genitori è dire di NO ai nostri figli.

È come se una parte del nostro cuore si spezzasse: vediamo la loro sofferenza, sentiamo la loro sofferenza e la prima tentazione è di trovare subito il modo per accontentarli.

Oggi, in particolare, desidero condividere con te le possibili conseguenze dell’eccessivo accontentamento.

Ovviamente i nostri bambini ed i nostri ragazzi (esattamente come noi adulti) sono bombardati da tantissimi messaggi che stimolano in continuazione nuovi desideri: dal cibo ai giochi, dall’abbigliamento ai videogames. Se ascoltassimo i nostri figli ogni giorno ci sarebbe qualcosa da comprare.

Se a questo aggiungiamo che “tutti i loro amici ce l’hanno”, diventa ancora più difficile resistere alle loro richieste.

Ed ecco che siamo subissati da domande del tipo:

mi compri quel lego?

Andiamo a vedere le nuove figurine in edicola?

Mi servono assolutamente delle nuove carte per il mio mazzo.

Andiamo in centro a comprare un nuovo vestito?

Sono l’unico della classe che non possiede quel videogioco e mi sento escluso.

Tutte le mie amiche hanno Instagram. Lo voglio avere pure io.

 

A questo aggiungiamo che per noi genitori a volte è un modo semplice e rapido per dimostrare il nostro amore, per placare qualche piccolo senso di colpa o semplicemente per soddisfare il nostro desiderio di rendere felice nostro figlio.

Ed ovviamente tutto questo è meraviglioso se… non esageriamo ad accontentarlo.

Perché se gli compriamo troppe cose, se gli diciamo spesso di sì, se fatichiamo a resistere alle sue richieste, rischiamo di imbatterci in qualche controindicazione.

Cosa accade se accontentiamo troppo le richieste dei nostri figli?

1. Togliamo loro uno dei doni più belli della vita: il desiderio. Il desiderio coltivato a lungo diventa la benzina delle passioni ed è fonte di energia, di sogni, di immaginazione.  Se accontentiamo ogni richiesta dei nostri figli, loro smettono di desiderare ardentemente, perdendo energia e passione (e spesso noi genitori ci lamentiamo che i nostri figli non si appassionano a nulla)

2. Non insegniamo loro il valore delle cose: il valore lo si impara nella scarsità e non nell’abbondanza. Vi è mai capitato di rimanere senza un bene di prima necessità in casa? Ad esempio l’olio? Un bene scontato, a cui non avete mai fatto caso perché di solito ne avete sempre una scorta. Ad un tratto vi trovate con una bottiglia semivuota e dovete preparare la cena. Improvvisamente vi rendete conto di quanto sia prezioso l’olio per i vostri pasti. 

La stessa cosa capita ai vostri bimbi: difficile spiegare loro il valore dei giocattoli se ne hanno in grande abbondanza. Se se ne rompe uno, ne hanno altri cento. È tutto scontato e di poco conto. Ed il valore non si può spiegare a parole o con le prediche. Lo si impara solo se si vive la scarsità.

3. Soffochiamo la loro fantasia e la loro immaginazione, una caratteristica cognitiva fondamentale nella vita e nel problem solving. Spessissimo sento dire da bimbi e ragazzi:”mi annoio, non so che fare” e lo dicono mentre sono circondati da un quantitativo enorme di giochi. Questo è ciò che accade sempre nell’eccessiva abbondanza. Quest’estate sono andata a trovare un’amica in montagna e mi sono incantata a guardare un gruppetto di bimbi che giocava nei sassi, senza alcun giocattolo. Le mamme erano dispiaciute perché non avevano portato via nulla ed i figli, anziché lamentarsi, hanno inventato il villaggio dei sassi, ognuno con il proprio nome, la propria casa, e poi le strade, i ponti e le piscine. Hanno passato il pomeriggio a creare questo splendido mondo senza alcun giocattolo. Se avessero avuto a disposizione interi sacchetti di oggetti, molto probabilmente si sarebbero annoiati e si sarebbero lamentati per buona parte del pomeriggio.

4. Giocare è un’attività fondamentale per i bimbi e, paradossalmente, più giocattoli hanno a disposizione, meno sanno giocare.

5. L’eccessivo numero di oggetti e di stimoli compromette la capacità di attenzione e di concentrazione. Avere troppe cose spinge il bambino a cambiare in continuazione attività, impedendogli di concentrarsi per un tempo più lungo sullo stesso oggetto.

6. Accontentare e comprare ciò che i figli chiedono non li aiuta a gestire la frustrazione, un sentimento che appartiene all’uomo e alla sua vita e che è fondamentale conoscere, leggere e gestire. Un bimbo che non riesce a gestire la frustrazione è un bimbo difficilmente contento e spesso arrabbiato. È un bimbo che fatica ad affrontare le diverse situazioni della vita.

7. Accontentare sempre i figli significa non renderli felici. È incredibile questo passaggio. Noi li accontentiamo per renderli felici, ma otteniamo l’effetto contrario. Perché in realtà noi non stiamo lavorando per la loro felicità, ma per il loro piacere immediato. Accontentare significa dare un breve ed immediato piacere, ma significa anche distruggere le fondamenta della felicità. Si, perché la felicità non deriva da un accontentamento immediato, ma deriva da un sogno, un desiderio, che si trasforma in obiettivo e che richiede tempo e fatica per la sua realizzazione. E quel tempo e quella fatica sono gli ingredienti della felicità. Se accontentiamo subito i nostri figli loro non avranno sogni, non avranno pazienza, non faranno fatica, non saranno felici. Prova a pensare ai momenti in cui tu ti sei sentito più felice. A cosa sono associati? Molto probabilmente a progetti che hai dovuto coltivare con impegno e pazienza.

8. Ed infine, le richieste dei nostri figli derivano da un desiderio bambino, che deve esser poi analizzato e valutato da un adulto. Il bimbo ha il diritto di chiedere un videogioco vietato ai minori di 18 anni. E’ comprensibile che per lui sia fichissimo vedere persone che si sparano addosso, ma è l’adulto che deve capire se sia il caso di comprarglielo. È l’adulto che deve andare al di là del desiderio impellente, per fare un’analisi delle conseguenze. È l’adulto che deve informarsi su quel gioco, al di là del numero di compagni che lo possiedono. Siamo noi che dobbiamo guidare i nostri ragazzi, non viceversa.

 

Scrivo questo podcast perché lavorando in studio e nelle scuole mi rendo conto che questa eccessiva abbondanza porta con sé conseguenze poco simpatiche, e rende i nostri ragazzi più fragili. Tende a creare dinamiche paradossali:

noi adulti non riusciamo a di dire di no ai figli, ma poi chiediamo a loro di gestire l’abbondanza in cui li facciamo crescere.

Mi spiego meglio. Ci chiedono di comprare la consolle o il pc o il tablet perché sono davvero gli unici a non averla e perché è il più grande sogno della loro vita. Noi non riusciamo a resistere a queste richieste, perché abbiamo voglia di vederli contenti e alla fine cediamo. 

Compriamo l’oggetto di cotanto desiderio ad un patto: lo devi utilizzare con moderazione. 

E alla fine che succede?

Ovviamente che il figlio si abbuffa di ore davanti ai videogiochi e cominciano i conflitti quotidiani.

Io adulto non sono riuscito a dire di no, ma chiedo a te ragazzino di dire di no alla tentazione di stare ore davanti al pc.

Meno noi diciamo di no, più chiediamo ai nostri figli di autoregolarsi.  Ma ovviamente questa è una pretesa piuttosto improbabile.

 

Ovviamente mi rendo conto di quanto sia difficile dire di no ad un paio di occhioni imploranti, ad un mento tremolante e ad una richiesta così piena di pathos.

Ma è davvero fondamentale farci carico di questa fatica per poter garantire ai nostri ragazzi il diritto di desiderare, sognare, faticare, gestire le frustrazioni, immaginare, creare e crescere bene.

L’eccessiva abbondanza non permette tutto questo.

Ovviamente bisogna sapere dire di no, con empatia, gentilezza e fermezza.

E tal proposito ti suggerisco la lettura di “mio figlio non mi ascolta, la soluzione in sei semplici mosse”, che puoi trovare su amazon.it o sul mio sito risposte pedagogiche.

È più semplice comprare ed accontentare, ma ricorda che il vero regalo glielo fai dosando con sapienza il si ed il no. 

Non è una semplice ricetta, perché, seppure gli ingredienti siano solo due, è necessario trovare le giuste quantità ed è necessario trovare la forza di dire dei no, sostenendo poi la frustrazione, il dispiacere e la reazione di nostro figlio. 

E questo, come sempre, richiede a noi genitori determinazione, convinzione e grande capacità di gestione delle nostre emozioni.

 


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