Cosa facciamo oggi?.

...e poi...se non fai ciò che desidera lui...esplode

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Consideriamo quelle situazioni in cui i bambini chiedono continuamente: 

"Ma cosa facciamo oggi?"

"No, non voglio fare questo, voglio fare l'altro!" 

"Portami dal mio amico!"

"Portami al parco!"

"Andiamo dai nonni!"

"Non voglio andare a prendere mia sorella!"

"Non voglio andare a fare la spesa!". 

Da qui si accendono quintalate di litigi, negoziazioni, malumori e i pomeriggi diventano difficilissimi.


Allora, prima di vedere come procedere in queste situazioni, abbiamo bisogno di capire esattamente perché si verificano:

  1. Innanzitutto, perché i bambini sono programmati per la ricerca di un piacere immediato e a loro poco interessa l'organizzazione familiare, la spesa, il cibo da cucinare, la lezione di danza della sorella e le bollette da pagare. Non perché siano egoisti in senso negativo, ma semplicemente perché il loro cervello è programmato per soddisfare un piacere immediato. Quindi, con urgenza vogliono soddisfare un desiderio e, quando incontrano un impedimento, reagiscono con grande frustrazione, spesso manifestata in modo incontrollato. La prima cosa che emerge da questa situazione è che, tutto sommato, è corretto e giusto che lottino per soddisfare il loro piacere.

  2. La seconda cosa che emerge è che manca una chiara organizzazione. In famiglia, per quanto riguarda questi momenti, manca un'organizzazione chiara, precisa, concordata e comunicata con prevedibilità. Manca loro la conoscenza di cosa accadrà con certezza quando escono da scuola. 

Spesso i genitori mi chiedono: "Va bene, ma allora a questo punto devo organizzare ogni istante della mia vita?" 

La risposta è “NO!” 

Non è necessario organizzare OGNI ISTANTE della propria vita.

Ma è necessario organizzare quei momenti dove prevale confusione, conflitto, cattivo umore e negoziazione complicata. Ci vuole una regola chiara, precisa, prestabilita, ferrea, rigorosa, gentile, esattamente come insegna il metodo tre per tre.

    • Se quando esce da scuola, tuo figlio accetta con serenità l'organizzazione fatta anche sul momento (una volta si va da un'amica, un'altra al parco, un'altra a fare la spesa, dai nonni, a fare sport, o in giro per commissioni) e tutto sommato la cosa fila via liscia, non c'è bisogno di organizzazione.

    • Questo vale per ogni istante della giornata, che sia la routine della mattina, quella della sera, la scelta dei vestiti o il decidere cosa mangiare a cena. Non c'è bisogno di stabilire regole, organizzarle, concordarle e dirle prima, se tutto fila liscio. 

Ma se quel momento specifico diventa fonte di stress, allora c'è bisogno di un'organizzazione precisa, rigorosa, concordata, comunicata bene e mantenuta con preciso rigore. Una volta sistemata la situazione per un tempo sufficientemente lungo, si può togliere l'organizzazione.

  1. La terza cosa che emerge è che probabilmente noi genitori abbiamo proposto comportamenti diversi: una volta andiamo a prendere direttamente la sorella, un'altra volta portiamo il figlio dai nonni, un'altra volta proviamo a chiedere a un compagno di venire con noi, un'altra volta no, “perché non si chiede all'ultimo momento”. Quindi, molto probabilmente ci sono comportamenti diversi che generano confusione in queste situazioni.

  2. Il quarto problema che emerge è la nostra reazione come genitori. Se questo momento della giornata risulta particolarmente complesso, è possibile che ci sia una reazione naturale di nervosismo, urla, fastidi, litigi, conflitti. Quando proponi un atteggiamento conflittuale una, due, tre volte, questa modalità diventa abitudine, trasformandosi in una normale comunicazione del pomeriggio. Dobbiamo assolutamente interrompere questa abitudine. Ti è mai capitato di proporre un comportamento, ad esempio a causa di un’influenza, e in pochi giorni ti sei accorta che per tuo figlio era già diventato un’abitudine?

    Un esempio: tuo figlio ha la febbre e lo porti nel lettone per qualche sera. Poi guarisce, ma lui non vuole più tornare nel suo lettino. Ha già acquisito una nuova abitudine. 

    Ecco, questo è ciò che accade alla neocorteccia di un bimbo: trasforma facilmente in abitudine le esperienze che vive in modo ripetuto.

    Quindi, se tu sei abituato a litigare ogni pomeriggio per l’organizzazione, lui ti proporrà questa modalità per abitudine.

    Dobbiamo spezzare questa dinamica.


 

Prima di procedere, analizziamo un paio di paroline piuttosto sconvenienti:

"Smettila!", "Basta!", "Non comportarti così, comportati bene!".

Ovvio che di fronte alla rabbia del figlio che comincia a fare scenate in giro, la prima tentazione è quella di dire/urlare “BASTA! SMETTILA!”. 

La reazione è naturale, ma purtroppo non utile. Anzi, dannosa.

Perché? 

  • Nel momento in cui diciamo "basta, smettila, comportati bene" ci sono alcuni problemucci: bambini non sono in grado di autocontrollare un'emozione nei momenti di esplosione emotiva. Già per noi adulti è difficile, ma quantomeno abbiamo aree del cervello più mature che ci consentono un maggior autocontrollo. Nel bambino non è una questione di volontà, è proprio una questione di totale impossibilità nel gestire queste emozioni nel momento della loro esplosione. Quindi, "smettila" è una parola totalmente inefficace. 

  • In secondo luogo, queste parole generalmente producono un aumento di quell'emozione. Più diciamo "basta, smettila", più il cervello del nostro interlocutore esaspera l'emozione. Dobbiamo stare molto attenti nell'evitare questi comandi. E ripeto, questo non riguarda solo i bambini ma anche gli adulti. È come se noi, in un momento di nervosismo, andassimo dal nostro partner perché abbiamo trovato le scarpe fuori posto e lui ci rispondesse : “basta, adesso smettila! Stai calma." Ovviamente, non è la risposta corretta; molto probabilmente aggiungerebbe benzina al fuoco dell'emozione del momento.

  • L'altro motivo per cui "smettila" non è assolutamente una parola da usare è che, come sappiamo dal metodo tre per tre, questo comando non è nelle nostre mani. Nel momento in cui diamo una regola, se vogliamo essere autorevoli, deve appartenere a noi. Cioè, dobbiamo avere il potere di fare qualcosa. Non possiamo dire "smettila" perché se lui non la smette, cosa facciamo? Non è una regola che possiamo far rispettare; è una cosa che ci toglie autorevolezza perché diciamo qualcosa che non possiamo far rispettare. Diverso è come nel nostro esempio: "spegni la TV dopo i tre cartoni animati", perché se lui non riesce, possiamo spegnerla noi. Quindi, "smettila" non è una regola, non è un comando utile, aumenta la rabbia e diminuisce la nostra autorevolezza perché non possiamo farci niente. Abbiamo bisogno di trasformare tutto questo in una comunicazione assolutamente più efficace.


Prima di passare alla soluzione di questi momenti, facciamo anche un'analisi dei suoi desideri: è importante che noi li ascoltiamo e li organizziamo. 

Dopo che un bambino è stato a scuola per quattro, cinque, sei o otto ore, è importante che, quando esce, non solo sappia cosa fare, ma anche che l'organizzazione preveda momenti di gioia, gioco, sfogo, quegli ingredienti che rendono ogni giornata bella e speciale. Questo perché la scuola è comunque impegnativa ed è bello celebrare l’impegno con momenti ludici; a mio parere è valore bellissimo da trasferire ai nostri pargoletti: non solo l'impegno e il dovere sono importanti, ma anche il gioco, la gratuità, il divertimento. 

Ogni giornata di ogni individuo dovrebbe prevedere momenti di impegno (che speriamo siano già di per sé belli, in linea con le nostre attitudini e valori, quindi entusiasmanti e gratificanti) e momenti di gratuità dove il gioco, lo sfogo, il divertimento trovino il loro spazio. 

Ciascuno ha la propria fonte ludica: noi adulti possiamo desiderare una passeggiata, lo sport, un libro, un caffè con gli amici, la meditazione, la cucina, il bricolage, o quello che preferiamo; per i bambini, la maggior parte delle volte, questi momenti implicano il gioco. 

Inoltre, è fondamentale vivere dei momenti di gioco puro con i propri figli perché ha funzioni straordinarie:

  • riequilibra le emozioni del bambino, rendendole più stabili;

  • rende più forte la relazione genitore-figlio;

  • rende più serena la comunicazione in famiglia.

Questi momenti di gioco devono essere organizzati, protetti, ripetuti e sacri.


Passiamo ora alla soluzione concreta, che inizia necessariamente dall’organizzazione

È necessario, sulla base dei propri impegni, prendere la settimana e organizzarla. Si può mantenere costante ogni lunedì,martedì, mercoledì, giovedì e venerdì. Si possono fare invece delle pianificazioni settimanali ogni domenca sera. Si può procedere anche con un'organizzazione quotidiana la sera prima.

Tuo figlio deve conoscere in anticipo l'organizzazione della giornata.


Organizza, condividi con lui e mantieni, accettando le sue reazioni.

Se le sue esplosioni ottengono come risposta:

- che la mamma (o il papànon si scompongono di un millimetro;

- che viene compreso, ma non accontentato;

- che lorganizzazione è irremovibile, nonostante le sue scenate,

ti assicuro che questa bella creatura imparerà.


Se vuoi conoscere nello specifico il modo di:

- pianificare

- comunicare in modo efficace, empatico e motivante

- gestire le sue reazioni

in modo contestualizzato alla tua situazione e in modo  particolareggiato in ogni fase, contattami qui.

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