Tutti facciamo i cosiddetti capricci. Li fanno i piccini, gli adolescenti e, sì, anche noi adulti.
Io non amo molto questo temine, preferisco utilizzare altre definizioni, perché, le parole che noi utilizziamo, influiscono sui nostri pensieri e le nostre emozioni.
Il termine “capricci” richiama in noi l’idea di una reazione insensata, che non ha nessuna ragione di esistere, che ha solo lo scopo di rompere le scatole agli altri, e che definisce il protagonista come una creatura viziata.
Se fai i capricci non sei bravo.
Sei fai i capricci hai torto.
Se fai i capricci non capisci proprio nulla.
Se fai fai i capricci non hai nessun buona ragione per lamentarti.
No, non è così.
Quelli che noi chiamiamo capricci hanno mille ragioni di esistere.
Sapete cosa sono?
Sono delle normali reazioni emotive che noi abbiamo quando le cose vanno diversamente da ciò che desideriamo. E sono naturali, normali, funzionali. Metteteci gli aggettivi che preferite.
Il nostro cervello funziona così. Punto.
Noi abbiamo un desiderio, il mondo non lo soddisfa. Noi ci ribelliamo.
Se abbiamo la capacità di integrare le nostre emozioni con la parte razionale, riusciamo ad esprimere il nostro disappunto in modo accettabile e costruttivo.
Se non abbiamo questa capacità, reagiamo in modo più impulsivo.
I bimbi, più piccini sono, meno sono in grado di attivare questa integrazione. Non è che non lo vogliano fare, semplicemente alcune parti del loro cervello sono ancora immature e , a causa di una corteccia prefrontale ancora acerba, non riescono a reagire in modo differente.
D'altronde, a ben vedere, neppure creature col pelo sotto le ascelle e capaci di guadagnarsi lo stipendio, catalogate come adulti, non sempre riescono ad integrare i due emisferi del cervello e sono spesso protagonisti di “capricci” ben più veementi.
Insomma, i cosiddetti “capricci” non sono altro che normali reazioni emotive non filtrate dalla parte razionale.
Cosa NON fare di fronte a queste reazioni dei nostri figli?
1) Non cedete: se cedete di fronte a quella reazione gli state dicendo che...quella reazione funziona. E lui la ripeterà ogni volta che serve, perché gli avete insegnato che è utile per ottenere ciò che desidera;
2) non urlate: il vostro pargolo non riesce ancora a gestire la sua emozione, figuriamoci se riesce a gestire la vostra. È come se avesse una serbatoio pieno di rabbia e voi lo riempiste anche con la vostra. Come può riuscire a gestirla?
3) Non arrabbiatevi: lo so, non è semplice gestire il proprio stato emotivo e noi genitori sappiamo bene l'enorme potere dei nostri tatini nell’essiccare la nostra pazienza. Ma… ricordiamo il grande assioma dell'educazione: non possiamo pretendere dai ragazzi ciò che non riusciamo fare noi. Quindi? È difficile gestire la nostra frustrazione? Certo che sì. Ma, se desideriamo che i nostri bimbi lo facciamo, dobbiamo prima farlo noi e mostrare il nostro esempio;
4) non distraeteli: la tentazione è enorme. Mentre diciamo NO per qualcosa, siamo tentati poi di fare show improbabili purché non piangano. In realtà, è importante che i bimbi vivano quella frustrazione. È una delle competenze più importanti nella vita. Se non insegniamo la frustrazione ai nostri figli, poi si trasformeranno in adulti incapaci ad accettare il punto di vista degli altri, ad accettare i rifiuti, ad accettare tutto ciò che è diverso dal loro pensiero e dai loro desideri;
5) non offrite caramelle, cellulare, regalini od altro: devo bisbigliare che, in questo, il guinness dei primati ce l’hanno i nonni. Sono fantastici: se sentono un nipote piangere sono disposti a tutto. I nonni sono indispensabili e probabilmente al giorno d'oggi faremmo fatica ad organizzare la nostra vita senza di loro. Diciamo che qualche volta fanno piuttosto fatica a gestite il pianto della loro piccola creaturina. Che sia chiaro: neppure noi genitori siamo immuni da questa tentazione. Magari rimaniamo fermi nella regola, ma per stanchezza abbiamo voglia di interrompere il capriccio. Cosa c’è di meglio di un po' di glucosio o di cellulare? Per gli effetti, riascolta il punto 1;
6) non ignorateli: essere fermi con la regola, non significa essere duri con i bimbi. Anche se a volte non ci piacciono i capricci, il bimbo sta davvero soffrendo. Ha bisogno di noi e della nostra consolazione. Essere uniti in queste situazioni fortifica la relazione, rende potenti i bimbi, li rende sicuri ed equilibrati;
7) non spiegate o predicate: immagino ve ne siate accorti. Se provate a parlare durante un momento di rabbia il vostro bimbo non vi ascolta. Non è possibile. Quindi risparmiate parole e ragionamenti per un altro momento. Non solo non è in grado di ascoltarvi, ma tenderà ad urlare ancora di più;
8) non dategli comandi emotivi: “smettila di piangere, non fare i capricci, calmati, stai tranquillo”. Ok, non aggiungo altro, immagino abbiate raccolto sufficienti prove a favore della loro inutilità. Anzi, ditemi la verità: quanto vi fa girare le scatole quando lo fanno con voi? Immaginate di andare da qualcuno per sfogarvi del vostro collega, che vi ha fatto l’ennesimo sgarbo. Immaginate che il vostro interlocutore vi dica: “Dai, stai calmo”. Che succede al vostro ormone? Si tranquillizza o immagina una testata in piena fronte?
9) Questa è la mia preferita. Vi confesso che la vedo decine di volte al mese quando vado fuori, che sia il supermercato, la piscina, il ristorante. “BASTA!!!!”. Ebbene sì, esiste ancora qualche genitore ingenuo che pensa che urlare “basta” ad un bimbo piangente serva a farlo smettere. Ovvio che è facile capire la stanchezza di quel genitore. Chissà quante situazioni ha gestito fino a quel momento. Ma, qualcuno davvero è mai riuscito ad interrompere un cosiddetto capriccio con un “basta”?
Se ci riuscite, sappiate che siete dei maghi.
Cosa fare per trasformare quel capriccio in una bella opportunità per crescere ed imparare?
1) Mantenete la calma: in questo modo avrete la mente più pronta per risolvere la situazione, lo aiuterete a calmarsi e sarete un modello da copiare;
2) accettate la sua frustrazione: nel momento in cui voi ritenete naturale la sua frustrazione vi arrabbierete di meno e lo accoglierete di più, due ingredienti essenziali nell’educazione;
3) accogliete il suo stato d’animo: accogliere il suo capriccio, significa accogliere le sue difficoltà, significa costruire una relazione solida che resiste ai momenti difficili. È il primo tassello per la sua sicurezza e la sua autostima. Una relazione che funziona bene solo quando il bimbo è bravo e poi si rompe di fronte ai capricci, purtroppo è fonte di insicurezza per il nostro tatino. E come ci diciamo sempre, consolare, non significa accontentare. Quindi passiamo al punto quattro;
4) rimanete fermi nella regola che avete dato, in questo modo gli comunicate che lui ha tutto il diritto di arrabbiarsi, che voi lo capite e lo accogliete, ma la regola rimane solida. Così guadagnate la sua fiducia.
C’è un modo per fare tutto questo, con ordine, rigore e semplicità.
È un metodo che studio ed applico da oltre vent'anni.
Venerdì 24 maggio alle 18 terrò un webinar dove vi racconto in modo estremamente pratico e concreto cosa fare per gestire i capricci e farvi ascoltare da vostro figlio.
Sarà un incontro a numero chiuso per un piccolo gruppo di iscritti per facilitare il confronto. Sarà una sessione di due ore, al costo di 49 euro, in cui troverete tutte le informazioni per un metodo educativo autorevole, empatico ed estremamente efficace.
Per informazioni trovate i mie contatti su www.sabrinasalmaso.it
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