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COSA NON FARE QUANDO TUO FIGLIO è ARRABBIATO

piccolo manuale di sopravvivenza alle ire dei figli

Chi è genitore sa perfettamente cosa significa avere un figlio infuriato di fronte a sé.

In realtà non è neppure complicato guadagnarsi lo spettacolo di un bimbo o di un adolescente arrabbiato. I nostri figli sono straordinariamente generosi e ci regalano senza parsimonia queste chicche.

Vabbè, ce lo siamo detti molte volte: la rabbia è un’emozione naturale e anche funzionale e il nostro obiettivo non è certo di cancellarla o di reprimerla, quanto piuttosto di capirla e di gestirla al meglio. 

Mio figlio ha degli attacchi di rabbia che sembra posseduto.

Mio figlio a volte perde totalmente la ragione

Mio figlio quando si arrabbia diventa intrattabile.

Mio figlio sembra avere dei veri attacchi isterici.

 

Devo ammettere che frasi del genere sono all’odine del giorno nel mio studio perchè è assolutamente normale che i bimbi si arrabbino molto e spesso. 

In questo podcast desidero condividere con te COSA ASSOLUTAMENTE NON FARE DI FRONTE AD UN FIGLIO ARRABBIATO.

Ed ovviamente sono i comportamenti più naturali. Porca miseria, perché le cose non sono mai semplici?

Proprio ciò che ci verrebbe più naturale fare, è ciò che deve essere evitato. Bella fregatura.

Vediamo nello specifico cosa è proprio importante evitare di fronte ad un figlio in preda ai fumi della rabbia.

1. ARRABBIARSI. Il tuo bimbo è nero, comincia ad urlare, tu provi a calmarlo e spiegargli che così non ci si comporta; lui aumenta il tono della sua emozione e, dopo qualche inutile tentativo, esplodi pure tu: “bastaaaaa, è ora di finirlaaaaa. Non ne posso più di questi comportamenti…..” e via dicendo.

Come sempre ci diciamo, se è naturale che i nostri figli si arrabbino, è altrettanto naturale anche per noi genitori ovviamente. Ma…siamo più grandicelli e ahimè tocca a noi gestire e risolvere le situazioni. Nonostante la tentazione di esplodere ed urlare sia forte, vediamo per quale motivo non è utile.  Innanzitutto siamo di fronte ad un personaggino il cui serbatoio della rabbia è bello pieno e lui non riesce a gestirlo. Se tu cominci ad urlargli addosso non fai altro che riempire ulteriormente il suo serbatoio con quantitativi aggiuntivi di rabbia. Ora, se neppure prima riusciva a gestirla, come potrebbe riuscirci quando è ancora più pieno? Se la logica ha un suo senso, direi che è piuttosto difficile chiedergli di calmarsi quando io stesso gli aumento il livello di rabbia.

In secondo luogo, il cervello di bimbi e ragazzi esige coerenza. Ora, come posso chiedere a mio figlio, urlando, di smettere di urlare? Ops, temo che ci sia una certa incoerenza nella comunicazione. 

Qualcuno mi riporta però che con un urlo ben assestato, il figlio si calma immediatamente. Effettivamente può accadere, ma, ahimè, c’è una piccola controindicazione. Funziona solo se crei sorpresa e paura. Quindi, dopo un po' che utilizzi questo metodo, sei prevedibile e scontato. Risultato? non sorprendi, non fai paura e il tuo bimbo continua ad urlare più di prima.

È davvero importante, quanto difficile, lo so, mantenere la calma di fronte ad un figlio arrabbiato. Non possiamo cadere nel suo stato emotivo, altrimenti chi tira fuori entrambi?

Se urli pure tu, alla fine ne uscite stremati.

2. CEDERE ED ACCONTENTARE: ecco un altro comportamento salvavita di noi genitori. Dopo una giornata piuttosto faticosa, arrivati a sera, di fronte all’ennesima sfuriata, che facciamo? Cediamo ed accontentiamo le richieste del figlio, perché proprio non gliela facciamo ad affrontare e gestire un’altra situazione così impegnativa. “va bene, guarda ancora un po’ di tv, vieni nel lettone, tieni un altro biscotto, gioca ancora alla play, ti aiuto io nei compiti, guarda un altro video su youtube, rincasa un po’ più tardi”. 

Sei salvo. Un po’ di respiro e un po’ di silenzio.

Mi spiace davvero interrompere questo idillio, ma temo che durerà pochissimo, perché, quando accontenti un figlio molto arrabbiato, gli stai dicendo che…le sue urla funzionano. Gli stai confermando che quella comunicazione è molto efficace. Lo stai invitando ad utilizzarla ogni volta che desidera qualcosa, gli stai insegnando che la rabbia serve ad ottenere ciò che desidera. Quindi, secondo te, quando, dopo due o tre minuti, desidera qualcos’altro, come te lo esprimerà?

3. CAMMINARE IN PUNTA DI PIEDI: altro comportamento naturale, ma piuttosto dannoso nell’educazione dei bimbi e dei ragazzi. Quando abbiamo un figlio particolarmente avvezzo all’arrabbiatura, ad un certo punto cominciamo a temerla e a fare di tutto per prevenirla. Ed ecco che diventiamo attentissimi, timorosi e previdenti, ma così facendo, senza accorgercene, permettiamo alla rabbia del nostro bimbo di fare da guida. È lei che comanda. È il nostro bimbo che comanda. E un bimbo che ha la guida della situazione, è un bimbo in difficoltà, perennemente insoddisfatto ed arrabbiato. E così facendo, anziché diminuire i momenti di rabbia, non facciamo altro che aumentarli. 

Il bimbo, per essere sereno e felice, ha bisogno di essere guidato, non di guidare, i ruoli sono molto precisi: genitori e figli hanno compiti totalmente diversi e la natura ha posto accanto ai bimbi dei genitori adulti perché li potessero guidare.  Guidare bene ovviamente, in quella che noi amiamo chiamare, la gentile fermezza.

4. PARLARE RAZIONALMENTE E SPIEGARE: i genitori più razionali hanno il potere di mantenere la calma anche nei momenti più complessi. Talenti inspiegabili. Ma a volte commettono un altro piccolo passo…falso. Parlano razionalmente al figlio arrabbiato, dando impeccabili spiegazioni razionali. 

Eccheccavolo. Neppure questo va bene?

Purtroppo no. Purtroppo queste perle di saggezza donate mentre il cervello del figlio è invaso dalla rabbia più cieca, non servono a nulla. O meglio. Lo fanno arrabbiare ancora di più. Quando una persona sta attivando solo il cervello emotivo ed è in piena esplosione, ha la parte razionale scollegata. Per ipersemplificare, noi abbiamo un emisfero razionale ed uno emotivo (ovviamente la situazione è molto più complessa, ma questa ipersemplificazione ci serve per capire il concetto).

Ora, tali emisferi sono piuttosto razzisti ed intolleranti, nel senso che vogliono parlare solo con gli emisferi della stessa specie. L’emisfero emotivo del vostro interlocutore non vuole avere nulla a che fare con il vostro emisfero razionale. Gli sta proprio sulle scatole. Lo fa infuriare. Quindi, caro genitore, talento raro dell’umanità, tu che riesci a mantenere la calma e ad essere imperturbabile anche di fronte a scene drammatiche del tuo bimbo, evita di far parlare la tua la tua parte razionale con l’emisfero emotivo del tuo bimbo.  Rischi un’esplosione incontenibile.

 E quindi?

Non possiamo urlare, non possiamo accontentare, non possiamo stare superattenti per evitare arrabbiature. E neppure spiegare razionalmente.  Quindi?

Che facciamo?

 Non è possibile trattare un argomento così complesso in pochi minuti, ma condividiamo ugualmente alcuni veloci spunti pedagogici:

  1. Mettiti in ascolto: quell’emisfero emotivo di cui abbiamo poc’anzi parlato, si può calmare solo quando…viene ascoltato e capito. Parrebbe una soluzione semplice, ma vi assicuro che in certe situazioni anche l’empatia genitoriale più convinta rischia di vacillare. Comunque, al di là della fatica richiesta, l’unica soluzione in quel momento è mettersi davvero in ascolto, cercando di capire cosa stia succedendo. Non cosa stia succedendo fuori. Non mi interessano i fatti. Mi devono interessare i pensieri, i sentimenti e i punti di vista di mio figlio. Non importa che ci piacciano oppure no, dobbiamo semplicemente capirli. Capirli davvero. Con la testa e con il cuore. Quando il suo cervello emotivo sente di essere sinceramente ascoltato e capito, si calma.
  2. Non cedere: comprendere, non significa accontentare. Quindi, se per qualche motivo prima gli hai detto di no, non cedere di fronte alla sua rabbia. Lo so che non è facile, ma è un investimento fondamentale per il futuro
  3. Parlane solo quando la rabbia è passata: se hai qualche spiegazione da fornire a tuo figlio, qualche suggerimento, consiglio, regola, spiegazione...condividila con lui solo quando la rabbia è passata. Attendi che il suo emisfero razionale sia tornato vivo e vegeto e sia in grado di comprendere ed accogliere ciò che hai da dire.
  4. Dai regole: questa è forse la soluzione più efficace ed è il lavoro principale che svolgo con i genitori nel mio studio. Mi spiego meglio. Se tuo figlio è principalmente un tatino tranquillo e saltuariamente ha dei giramenti di scatole, che dire? Ascoltalo, consolalo e poi, una volta tranquillizzato trova una soluzione. Ma, se si arrabbia molto spesso, ogni volta che le cose vanno diversamente da come desidera, ogni volta che gli dici un no, ogni volta che accade qualcosa di diverso da quanto si aspetti, allora questo bimbo, o ragazzo che sia, ha bisogno di imparare che nel mondo non ci sono solo i suoi desideri, ha bisogno di imparare le regole sociali, ha bisogno di gestire la frustrazione, ha bisogno di essere guidato. In tal caso è necessario intervenire con una guida precisa. Io consiglio di prendere nota di tutte le situazioni che lo fanno esplodere e poi lavoraci in modo consapevole, prendendone in considerazione una alla volta, con chiarezza, fermezza e gentilezza. A piccoli passi. (vedi metodo 3x3)

La rabbia di tuo figlio non va gestita nel momento dell’esplosione: bisogna lavoraci o prima o dopo. Durante va solo ascoltata. 

Come ci diciamo sempre, essere genitori significa andare oltre le nostre reazioni impulsive. Significa indubbiamente grande amore e grande disponibilità, ma significa anche equilibrio, consapevolezza, autocontrollo.

 

È un continuo percorso di crescita, innanzitutto per noi e solo dopo per i nostri figli.

 

 

 

 

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