Ma in realtà, cosa succede quando ti arrabbi con tuo figlio? È davvero così grave?
Leggiamo ovunque dell’importanza di mantenere la calma e la relazione con figli, sappiamo a memoria che le urla rovinano il clima familiare e spesso creano solo dolore.
Ma in realtà, cosa succede quando ti arrabbi con tuo figlio? È davvero così grave?
Facciamo un po’ il punto della situazione.
ARRABBIARSI è ASSOLUTAMENTE NATURALE e la cosa pazzesca è che più siamo coinvolti e più ci arrabbiamo.
È più facile che fuori di casa ci mostriamo come le persone più calme del mondo, che con i conoscenti manifestiamo un’imperturbabile pazienza, ma in famiglia, proprio le creature che amiamo di più al mondo, sono in grado di suscitare la rabbia più esplosiva.
In studio sento spesso i coniugi che si accusano reciprocamente che fuori con gli amici sono sereni e pazienti, mentre in casa si trasformano in persone intransigenti ed irascibili.
Sembra paradossale, ma tutto ciò ha una semplice spiegazione. Più amiamo una persona e più ce ne sentiamo responsabili, maggiori sono le aspettative che ci creiamo.
Se un amico di nostro figlio prende un’insufficienza è più semplice comprendere e sdrammatizzare. Se nostro figlio porta a casa un 4, nella nostra mente si proiettano film catastrofici di un ragazzo che nella vita non combinerà mai nulla, che rimarrà bocciato fino ai 25 anni, che non troverà lavoro, che sarà un fallito. Abbiamo paura per il suo futuro perché lo amiamo. Il suo 4 ci fa arrabbiare, quello del suo amico no.
Ecco perché siamo splendidi fuori e più rigidi in casa con i figli.
Ecco perché arrabbiarsi è un processo non solo naturale, ma anche più probabile quando amiamo.
Ma, cosa succede quando ti arrabbi con tuo figlio? È davvero così grave?
Il fatto importante non è tanto l’arrabbiatura, quanto come decidi di manifestarla.
Noi siamo convinti che arrabbiarsi significhi necessariamente urlare ed offendere.
La verità è che ci sono molti modi di esprimere il proprio disappunto: quello più semplice ed esplosivo (le urla) e quello più impegnativo e controllato (la condivisione).
La modalità con cui noi scegliamo di manifestare il nostro stato d’animo produce delle conseguenze.
Cosa accade quando manifesti la tua arrabbiatura urlando?
Le conseguenze sono fondamentalmente due:
- Durante il litigio basato su urla, prediche, offese e magari anche uno scapaccione, tu rompi la relazione con tuo figlio. In quel momento lui pensa che non lo ami, non lo stimi, non gli vuoi bene. E come dargli torto? Difficile percepire l’affetto sotto le urla di genitori inferociti. Ovviamente tu lo ami sempre, anche nei momenti di maggiore difficoltà, ma lui non lo sa e più è piccino e più è convinto che tu non lo stia amando. Il risultato è un’insicurezza che lo porta ad essere fragile, arrabbiato e in constante ricerca di conferme.
- La seconda conseguenza è ancora più semplice da intuire: gli stai offrendo un esempio di comportamento che lui copierà. Tu urli, lui urla, tu sei irascibile, lui diventa irascibile, tu non ti controlli e lui non si controlla.
La nostra responsabilità è piuttosto importante: noi siamo il filtro attraverso cui i nostri figli percepiscono il mondo ed imparano.
Ogni genitore ha le proprie ragioni per fare le scelte che desidera. Ci sono alcuni adulti che sono fermamente convinti che un’educazione basata su sistemi autoritari sia la soluzione migliore. Ed ovviamente hanno tutto il diritto di esserne convinti e di esercitarla. La cosa importante è essere lucidamente consapevoli delle conseguenze delle nostre scelte: se io urlo devo essere consapevole che mio figlio avrà le sue belle insicurezze e molto probabilmente utilizzerà i miei stessi modi per esprimersi.
La consapevolezza è alla base delle scelte educative: diventa poco utile pensare di manifestare con veemenza la propria rabbia e sperare che i figli crescano sicuri di sé, disponibili all’ascolto e con una buona intelligenza emotiva. I figli di genitori esplosivi difficilmente riescono ad essere sicuri, equilibrati e moderati nella comunicazione.
Non è per niente semplice essere consci della propria arrabbiatura, elaborarla, trovare un modo efficace per esprimerla senza violenza. Non è affatto semplice essere dei genitori fermi, autorevoli e nel contempo empatici e gentili anche nei momenti più complessi.
Siamo uomini, siamo donne con mille emozioni, pensieri, a volte preoccupazioni e difficoltà da gestire. Tornare a casa stanchi, con qualche frustrazione e trovare figli che non ti ascoltano e combinano le solite sciocchezze di cui avete discusso mille volte, non aiuta di certo a mantenere la calma ed il controllo.
Ma…
Ma è un compito troppo importante il nostro per arrenderci a queste difficoltà.
Essere genitori significa prima di tutto IMPARARE e solo dopo aver imparato possiamo INSEGNARE ai nostri figli.
Penso sia una delle sfide più complesse e nel contempo più gratificanti che la vita ci possa offrire.
Tornare a casa ed essere in grado di trovare il nostro equilibrio, accogliere i problemi dei nostri figli, risolverli mantenendo la calma, riuscire a farci ascoltare senza urla, oltre a renderci dei genitori straordinariamente efficaci, ci regala un bel motivo per essere immensamente orgogliosi di noi stessi.