Costruire le "cassettiere mentali" dei nostri figli

l'importanza delle parole e dei fatti


Il nostro ruolo è quello di costruire nel cervello di nostro figlio una cassettiera, formata da decine e decine di cassetti, ognuno con un proprio titolo e un proprio contenuto.

Quando insegniamo al nostro pargolo a portare rispetto, a non interrompere quando gli altri parlano, a svolgere i compiti, a lavarsi i denti, ad utilizzare con attenzione il cellulare, stiamo creando dei cassetti con un titolo e un contenuto specifico.

Ad esempio, se stiamo spiegando l'importanza di non interrompere quando qualcuno sta parlando, gli illustreremo come la comunicazione richieda rispetto dei tempi prima di prendere la parola. Spiegheremo che interrompere non è utile, poiché impedisce agli altri di esprimersi e rende difficile un dialogo costruttivo. In questo modo, plasmiamo un cassetto con il titolo "Comunicazione e Rispetto dei Tempi".

La spiegazione teorica crea il cassetto con il titolo, ma non il contenuto.


Nostro figlio ha il suo cassettino col titolo teorico, ma vuoto, quindi,non appena possibile, continua ad interrompere la conversazione degli altri per avere l’attenzione che desidera, senza attendere.

Che facciamo noi? Dopo l’ennesima spiegazione (ricordate, le parole servono a creare il titolo, non il contenuto), ci parte l’embolo e cominciamo con l'omelia "Non è possibile che tu continui ad interrompere , te l'ho detto mille volte! Non vedi che sto parlando con tuo fratello, tua sorella, tuo papà, tuo zio, tuo nonno? Non è accettabile, smettila, e impara ad attendere il tuo turno."


E da qui scaturiscono lamentele infinite, litigi rumorosi, parole creative, con cui tutti noi abbiamo una certa dolorosa esperienza.


Cosa stiamo facendo? Stiamo riempiendo quel "cassetto" con esperienze fatte di litigi, conflitti, urla, prediche, etichette e altro ancora.

Il titolo del cassetto è dato dalla spiegazione teorica.

Il contenuto del cassetto è dato dall’esperienza concreta che creiamo.


Cosa accade la volta successiva quando gli diciamo di aspettare il suo turno? Il bambino va a prendere il suo "cassetto", lo apre e cosa fa? Propone esattamente il contenuto di quel "cassetto". Se giorno dopo giorno l'ho riempito di prediche, litigi, conflitti e urla, lui mi proporrà esattamente quel comportamento perché è il contenuto di quel "cassetto".


Lo stesso accade quando si tratta dei compiti. Possiamo spiegare quanto siano importanti per la sua vita, la sua cultura, la sua crescita, la sua conoscenza, la sua socialità e il suo futuro lavorativo. Lo studio è veramente fondamentale per il suo benessere.


Facciamo un discorso motivazionale degno di Obama, con ragioni straordinarie e inconfutabili, ma quando arriva il momento di svolgere i compiti, finiamo sempre per litigare.


All'inizio gli diciamo di arrangiarsi, ma poi, visto che comincia ad urlare, ci sediamo accanto a lui. Gli accadimenti successivi in ordine temporale sono: lui continua a muoversi, noi gli diciamo di stare fermo, poi vediamo che scrive male, lo correggiamo, lui continua, la nostra vena temporale comincia a pulsare, inizia uno scambio di comunicazione assertiva del tipo: 

- tu non sei la mia maestra

- allora arrangiati

- io non faccio i compiti

- così verrai bocciato

e via con la nostra escalation di minacce ed giramenti sferici.


E cosa stiamo facendo? Stiamo riempiendo il cassetto col titolo “compiti” di esperienze faticose.


Giorno dopo giorno, questo "cassetto" si riempie sempre di più di questo tipo di contenuto. Quando chiediamo di fare i compiti, nostro figlio prende il suo "cassetto", guarda il titolo dei compiti, lo apre e ci propone tutto il contenuto che trova. In realtà, sta solo riflettendo tutte le esperienze che abbiamo vissuto insieme.


Per quanto spieghiamo bene le cose (titolo), se poi viviamo esperienze quotidiane conflittuali, ci buttiamo dentro un contenuto poco utile.


È per questo motivo che è fondamentale arricchire quei "cassetti" con esperienze positive ed estremamente coerenti con il contenuto che desideriamo regalare ai nostri figli.


Capisco che a volte si possa incorrere in pensieri tipo : "Se solo mio figlio mi ascoltasse, se solo facesse i compiti, sarebbe tutto più semplice. Io sarei più tranquillo, più calmo e riuscirei a creare esperienze positive con cui riempire quei cassetti”.


Concordo. Sarebbe tutto più semplice. Ma Madre Natura ha previsto dinamiche diverse. 

Siamo noi gli adulti, siamo noi la guida, siamo noi i falegnami, gli ebanisti delle cassettiere.

Dobbiamo interrompere le dinamiche conflittuali ed imparare a creare le esperienze che riempiranno la vita delle nostre creature.


Ed è qui che entra in gioco il metodo 3 per 3: è un metodo studiato e sperimentato in oltre vent'anni di esperienza con svariate centinaia di situazioni. Si utilizzano parole chiare ed efficaci per creare cassettini con i loro bei titoli, e si creano esperienze consapevoli di coerenza, rigore, empatia e fermezza, per riempire i suddetti cassettini di ottimi contenuti.


Parole= titoli

Esperienza= contenuto


Così i nostri bimbi e i nostri ragazzi, quando affrontano un argomento, possono cercare il cassettino corrispondente e possono esprimere tutto il suo contenuto, fatto di logicità, di coerenza, di stima e di relazione. Esattamente quello che noi abbiamo consapevolmente deciso di inserire.


Ebbene sì, fra tutte che le competenze che abbiamo bisogno di sviluppare, c’è pure quella di falegnami di cassettiere...

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