In quei periodi in cui tuo figlio è particolarmente sfidante ed oppositivo è piuttosto naturale, soprattutto quando sei stanco e arrabbiato, etichettarlo con definizioni, come dire, non proprio incoraggianti. Dopo che gli hai fatto una richiesta per un migliaio di volte, e lui l’ha bellamente ignorata, risulta piuttosto semplice dargli del… (e qui aggiungici quello che vuoi).
Ora, se si tratta di qualche raro episodio, difficilmente crea fastidiose conseguenze, ma se il periodo si arricchisce di continue sfide, conflitti e rabbia e conseguenti etichette poco edificanti, allora è necessario fare qualche riflessione.
Il problema è che i tuoi pensieri e le tue convinzioni hanno un peso determinante sulla costruzione del comportamento di tuo figlio, e, a lungo andare, anche sulla costruzione della sua identità. Se gli dici spesso che è un bugiardo, o un pigro, o un ritardatario, o qualunque altra cosa, lui tende ad interpretare sempre più spesso quel ruolo.
E tu, giustamente, potresti dirmi:
"Non sono io che costruisco un'identità a mio figlio; è lui che è uno sconsiderato, che dice bugie, che è aggressivo, che non ha autocontrollo. È ovvio che poi io mi arrabbi e gli mandi un feedback dettagliato delle sue caratteristiche. Cioè. La mia è una reazione al suo comportamento. Non è che io gli dica che è aggressivo e poi lui lo diventi, è il contrario: lui lo manifesta e io gli dico quel che è".
Per semplicità, ammettiamo pure che le cose stiano così e che tu ti sia costruito questa opinione come conseguenza naturale del suo comportamento. La cosa su cui soffermarci a riflettere è che stai dando vita ad una dinamica circolare per cui, se continui ad alimentare questa visione negativa di tuo figlio e ad esprimerla, vai a fortificare questo suo ruolo.
E qui entra in gioco l'effetto Pigmalione, noto anche come la "profezia che si autoavvera". Questo esperimento, condotto da Rosenthal e Jacobson, ha dimostrato che le aspettative degli insegnanti possono influenzare significativamente le performance degli studenti. Aiutati da un falso test di intelligenza, gli insegnanti credettero (erroneamente) che alcuni studenti fossero particolarmente brillanti, e i suddetti studenti, in risposta a queste aspettative ed etichette positive, migliorarono notevolmente il loro rendimento scolastico. Analogamente, se noi come genitori nutriamo aspettative negative, queste possono diventare una profezia autorealizzante per i nostri figli.
E qui si apre un mondo di domande, dubbi e contestazioni.
Ti anticipo perché li conosco a memoria, visto il numero di anni e il numero di genitori che ho incontrato nella mia carriera di pedagogista clinico. Inoltre non scordiamoci che sono una mamma di due belle creature e ho vissuto pure io il meraviglioso mondo dei genitori davanti alla scuola in cui ci si racconta delle mirabolanti avventure quotidiane coi propri pargoli. Questo mi aiuta assai a prevedere domande e confutazioni.
Quando racconto che i nostri pensieri su nostro figlio e le relative etichette che fuoriescono dal nostro apparato fonatorio influenzano pesantemente lo sviluppo della sua identità, in ordine mi viene detto:
Quindi dobbiamo dirgli che è bravo anche quando fa cavolate a scuola, in casa, con suo fratello o con noi?
Come caspita faccio a cambiare la mia opinione su di lui, se continua a fare le suddette cavolate?
Che complimenti posso fargli, soprattutto quando non me ne vengono in mente, visto il suo comportamento?
Cominciamo con la domanda numero 1 (Dobbiamo dirgli che è bravo anche quando fa cavolate a scuola, in casa, con suo fratello o con noi?)
La risposta è semplicissima: NO, ASSOLUTAMENTE NO, non bisogna dare conferme a comportamenti inopportuni. Ma, se vuoi davvero educare tuo figlio, stimolarlo nella crescita, insegnargli ad analizzare i suoi errori e spronarlo ad imparare, a migliorare, ad evolvere sempre, NON DEVI UMILIARLO O ETICHETTARLO QUANDO SBAGLIA.
Si può educare con rigore, utilizzando parole sincere ed incoraggianti, e non certo falsi complimenti, che non andrebbero ad incoraggiare il pargoletto, anzi, lo confonderebbero soltanto. Bisogna essere coerenti, sinceri, ma non imprigionare i figli in etichette dannose.
"Non hai ancora imparato a spegnere la tv, quindi la spengo io per te" è diverso da "sei sempre il solito, non mi ascolti mai, lo fai apposta, sembri sordo quando ti parlo".
La tv viene rigorosamente spenta, la regola non si discute, ma evito di condannarlo ad un ruolo negativo.
Domanda numero 2 (Come caspita faccio a cambiare la mia opinione su di lui, se continua a fare le suddette cavolate?)
Mantenere una buona opinione di tuo figlio mentre lui continua a fare cavolate e la tua frustrazione è ai massimi livelli, direi che è tutt'altro che semplice. Anzi, è un bel casino. Ma, non ci sono alternative. Bisogna che i nostri pensieri siano costruttivi. Costruttivi e sinceri (tanta roba).
Se lui non si comporta bene, e tu peggiori il tuo pensiero su di lui eglielo comunichi, lui peggiora ulteriormente il suo comportamento, in una spirale peggiorativa e viziosa.
Noi genitori dobbiamo assolutamente tenere bene in mente una regola fondamentale: siamo NOI GLI ADULTI ED E' NOSTRO IL COMPITO INVERTIRE QUESTE DINAMICHE.
Non esiste che sia lui a spezzare queste spirali, non è possibile che sia lui a cambiare per primo il comportamento.
I figli sono la conseguenza e non la causa.
Quindi, mio bel genitore, è fondamentale che, tu, che noi adulti, esercitiamo la consapevolezza, l’autocontrollo e l'autoeducazione: dobbiamo prendere la guida dei nostri pensieri e dei nostri comportamenti. Abbiamo molte più risorse dei nostri figli, perché il nostro cervello è strutturato per questo, mentre il loro ancora no (ricorda che la corteccia prefrontale, strumento essenziale per l’autocontrollo, ha la sua piena maturazione intorno ai 25 anni).
Cosa significa? Che se per te è difficile controllarti, per tuo figlio è impossibile.
Quindi, siamo noi la guida, siamo noi la soluzione.
Qualche suggerimento: non generalizzare i problemi e i comportamenti di tuo figlio e confinali in situazioni ben precise.
Tipo: se tende a procrastinare i compiti, ma è una bomba durante gli allenamenti, non dirgli che è pigro o irresponsabile.
Al contrario, digli che nello sport dimostra una grande responsabilità ed è utile che impari a fare lo stesso con la scuola.
Vedi la differenza?
Se gli dici che è un irresponsabile lo metti dentro ad un ruolo poco utile, una sorta di prigione, mentre, se gli dici che dimostra una grande maturità nello sport e che è necessario che la sviluppi anche a scuola, gli stai dimostrando stima, gli stai dando un ruolo molto più stimolante e motivante, sei sincero, e lo stai stimolando all’apprendimento.
Risposta numero 3 (Che complimenti posso fargli, soprattutto quando non me ne vengono in mente, visto il suo comportamento?)
Spesso i complimenti appaiono esagerati e con qualche punta di falsità. Quelle cose lì, evitiamole.
Invece puoi dare dei feedback concreti e sinceri che confermino le capacità di tuo figlio. Questo lo aiuta ad avere una buona percezione di sé, una maggiore autostima, e quindi molta più energia per imparare e migliorarsi.
Sì, ma come è possibile farlo nei periodi complessi in cui non ne fa una giusta?
Sposta il tuo focus sulle cose belle di tuo figlio, le sue caratteristiche, le sue capacità, le sue risorse. Ci sono sicuramente.
Tutti noi abbiamo zone di luce e zone d'ombra, risorse e fragilità.
Tutti siamo fantastici e un po' cretini!
Dipende tutto da dove noi spostiamo il nostro focus.
Non significa cancellare i comportamenti negativi, ma semplicemente è come scrivere le pagine di un libro: devi decidere cosa mettere in copertina.
Se in una situazione che ha i suoi punti di luce e le sue zone d'ombra, tu metti in copertina le zone d'ombra, le sottolinei, le metti in grassetto, le evidenzi, fai mappe mentali e riassunti su quelle, e poi qua e là descrivi anche i punti di luce, è chiaro che quando sbirci il libro, ti salteranno all'occhio le zone d'ombra. Se invece fai il contrario, ti salteranno all'occhio i punti di luce.
Le nostre convinzioni e le parole che usiamo sono incredibilmente potenti. Le aspettative che manifestiamo attraverso il nostro linguaggio e le nostre azioni possono plasmare l'identità dei nostri figli.
Se diciamo a nostro figlio che è capace, intelligente, e che ha potenziale, stiamo piantando semi di autostima e fiducia in sé stesso. Al contrario, se lo etichettiamo come fannullone, bugiardo o aggressivo, rischiamo di rinforzare queste caratteristiche, facendole diventare parte della sua identità.
Quindi, cosa devi fare? Devi iniziare a far saltare all'occhio i punti di luce. In che modo? Prendendo le cose che vuoi potenziare di tuo figlio, ricordandotele, e descrivendole con sincerità:
Hai difeso il tuo compagno quando ne aveva bisogno. Sei coraggioso (questa etichetta ci piace perché è piena di potenzialità).
Ti accorgi sempre quando sono giù di morale e mi piace quando mi vieni a chiedere “come stai?”. Non sono comuni queste tue accortezze.
Sei rapidissimo a capire ogni argomento di matematica. Hai un’intelligenza che ti permetterà di imparare tantissime cose.
Quando giochi con i Lego lo fai con grande passione. Ci metti anima e corpo. Questo ti permetterà di dedicarti con amore e con risultati ai tuoi obiettivi.
A cosa serve tutto questo?
Serve a te, per organizzare le pagine del libro e mettere in copertina le risorse di tuo figlio. Da un punto di vista emotivo ti assicuro che ti farà stare meglio.
Serve a tuo figlio perché per imparare ed evolvere, lui, come tutti gli umani, ha bisogno di due cose fondamentali: 1) ha bisogno di sentirsi stimato da chi lo circonda 2) ha bisogno di credere di potercela fare.
Come ti sentiresti in un ambiente di lavoro in cui non ti sentissi stimato ed apprezzato? E se poi tu cominciassi a pensare di non essere competente e di non avere la capacità di poter imparare?
Secondo te, che probabilità ci sarebbero di una tua crescita professionale?
Penso che sarebbero piuttosto piccine.
E, giusto per chiarire ogni questione, puoi imparare ad utilizzare parole utili anche mentre gli insegni a rispettare le regole e a sviluppare le competenze necessarie.
E se per fare tutto questo ti serve una mano e strategie super concrete cucite addosso alle tue esigenze, ti aspetto.