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ELOGIO ALL'ERRORE

insegniamo ai nostri figli a sbagliare


  • Sono proprio uno stupido, un fallimento. Avevo deciso di non urlare più con mio figlio e questa sera non ho fatto altro che litigarci
  • Mi ero ripromesso di non cedere alle sue richieste ed invece per quieto vivere ho ceduto. Non sono proprio capace.

Ti è mai capitato di criticarti aspramente per un errore commesso?

Oppure, ti è mai successo di dire a tuo figlio?

  • Ancora davanti alla tv? Non capisci proprio quello che ti dico...
  • Non hai finito i compiti? Non sei in grado di essere autonomo neppure nelle tue cose
  • Quel cellulare in mano per tutto il pomeriggio? È una vergogna….

 

Ognuno di noi ha dei desideri, si prefigge degli obiettivi, si ripromette di avere comportamenti migliori: mangio meglio, vado a correre, non urlo con mio figlio, mi impongo di più.

Ed ognuno di noi cerca di insegnare ai propri figli comportamenti più utili: guarda la tv senza esagerare, mentre fai i compiti lascia da parte il cellulare, lavati i denti prima di andare a letto, non esagerare con i videogames, presta i giocattoli ai tuoi amici quando vengono a trovarti….

 

E fin qui tutto bene….

Il problema insorge quando, nonostante i buoni propositi, mangi la brioche, stai in divano, inveisci contro tuo figlio o cedi un’altra volta alle sue richieste.

Il problema insorge quando, nonostante tu glielo abbia spiegato con pazienza e dovizia di particolari, tuo figlio non spegne la tv, tiene accanto a sé il cellulare mentre prova a svolgere i compiti, si oppone a qualunque azione igienica sui suoi dentini, si perde dentro realtà alternative proposte dai videogames, picchia chiunque cerchi di impossessarsi dei suoi preziosi giocattoli….

 

A quel punto che facciamo?

In genere l’ordine delle azioni è il seguente: ci arrabbiamo, critichiamo, urliamo, predichiamo, ci abbattiamo.

E sai perché?

Perché, per qualche strano motivo a me ignoto, si è creata nella nostra testa l’improbabile convinzione che, quando ci fissiamo un obiettivo che riguardi noi stessi o gli altri, DOBBIAMO IMMEDIATAMENTE RAGGIUNGERLO SENZA ALCUN ERRORE.

 

SE SBAGLIAMO SIGNIFICA CHE NON CI RIUSCIAMO. LO SBAGLIO è FALLIMENTO.

O CI RIUSCIAMO SUBITO, OPPURE SIGNIFICA CHE SIAMO DEGLI INCAPACI.

 

Ovviamente sarebbe meraviglioso se le nostre intenzioni si traducessero subito in risultati ed ammetto che, se ci fosse una formula magica per realizzare tutto ciò, non esiterei a pronunciarla.

Ma ahimè, il nostro cervello funziona in un altro modo: prima individua un desiderio, poi visualizza in modo più preciso un obiettivo, poi prova a mandare dei comandi affinché il nostro comportamento sia in linea con quell’obiettivo, ma…, prima di trovare i comandi corretti, DEVE NECESSARIAMENTE COMMETTERE ERRORI.

Il nostro cervello ha bisogno di SBAGLIARE per trovare la risposta corretta.

Se sbagli significa che:

  • Hai ben chiaro dove vuoi andare
  • Stai agendo per realizzare il tuo obiettivo
  • Stai sperimentando varie strade
  • Stai scoprendo quali non funzionano
  • Ti stai avvicinando al risultato

In questo podcast condivido con voi uno dei principali obiettivi educativi di noi genitori: insegnare ai nostri figli a sbagliare.

Esatto. Non insegniamo ad essere perfetti. È pericolosissimo. Insegniamo piuttosto a sbagliare, ad accettare l’errore, a leggerlo, ad imparare. Con gioia, serenità, benevolenza e un pizzico di autoironia, che non fa mai male.

Un bimbo che sa sbagliare è un bimbo che si rialza, che non demorde, che continua a provare, che prima o poi riesce.

Quanti bimbi, di fronte a qualcosa di nuovo, dicono: “io non ci riesco; io non lo faccio; non sono capace; non voglio provarci”.

Nulla di strano ovviamente. È normale che di fronte ad una sfida nuova il cervello abbia voglia di allontanarsi e di cercare strade note e sicure.

Spesso però queste frasi nascondono una paura un po’ più importante: la paura di sbagliare. Perché sbagliare è brutto. Perché l’errore è da evitare.

Ed ecco che stanno in un angolo di fronte ad una nuova attività, oppure ci provano, ma, al primo sbaglio si demoralizzano e si ritirano.

Questo è un atteggiamento poco utile nella vita che crea sofferenza, insicurezza e atteggiamenti di evitamento.

Dentro la nostra testa ha preso forma uno strano modello di riferimento: il modello della perfezione. È bravissimo chi agisce sempre per il meglio, chi fa tutto alla perfezione, chi non sbaglia mai, chi ha voti sempre alti, chi non prende mai note, chi al lavoro è sempre il numero uno, chi è impeccabile nella forma fisica, nel vestire e nell’agire.

Ma tutto ciò è pericolosissimo perché… non esiste. 

Nella vita reale, quella bella, quella che ci permette di percorrere un cammino, quella che ci rende migliori giorno dopo giorno…è necessario vivere innumerevoli sbagli.

E cosa possiamo fare per i nostri figli, per insegnare loro ad imparare?

Cosa possiamo fare, quindi, per insegnare loro a sbagliare?

Direi che le azioni principali sono essenzialmente due:

1. Non sgridare i bambini quando sbagliano, quando non rispettano le regole, quando non ascoltano, quando fanno capricci

Se dico a mio figlio di spegnere la tv dopo tre cartoni animati e lui non la spegne, LUI STA SPERIMENTANDO UN COMPORTAMEMTO POCO UTILE. Ha il diritto di farlo. E in questo caso è importante trovare il modo di fargli COMUNQUE RISPETTARE LA REGOLA CONCORDATA SENZA CRITICARLO, anzi, facendogli capire che è normale il suo comportamento. Ci sei tu per fargli rispettare la regola, ma a lui sarà necessario tempo ed allenamento per diventare autonomo nel capirla e rispettarla.

Il concetto è questo:

io ti do la regola, tu sbagli, io so che hai il diritto di sbagliare, trovo il modo di aiutarti a rispettarla, e nel frattempo, anziché farti sentire in colpa, ti dico che quel tuo errore è necessario per imparare.

Quando insegno ai figli, non devo aspettarmi che loro imparino immediatamente solo perché io gliel’ho detto. Non funziona così (anche se a volte sarebbe indubbiamente più simpatico).

Il meccanismo è che loro hanno bisogno di sperimentare prima di imparare, hanno bisogno di fare esperienza. Di sbagliare, di capire.

E se io li sgrido o li punisco o li etichetto o li critico o li giudico, sto dicendo loro che non possono commettere errori. Risultato?

Nella vita cercheranno di evitarli il più possibile e quindi…impareranno poco.

 

Ovviamente accettare l’errore non significa cedere sulla regola.

Si può esser fermi pur mantenendo un comportamento empatico ed accogliente. (vedi “metodo 3x3)

 

2. Evitiamo di iperlodarli per i risultati raggiunti. Va benissimo il rinforzo positivo, ma senza esagerare, altrimenti rischiamo di comunicare loro che valgono solo quando hanno successo.

 

3. Ovviamente per insegnare devo innanzitutto dare l’esempio. Questa è la cosa più complessa della genitorialità: dobbiamo essere ciò che insegniamo.

Quindi, quando ci accorgiamo di sbagliare, è importante:

-accettare l’errore, senza denigrarci, anzi, con un pizzico di ironia

- leggere quello che l’errore ci sta insegnando

-dividere l’obiettivo in microobiettvi (se ti accorgi di urlare con tuo figlio tutte le sere per farlo andare a letto, l’obiettivo non è “non urlare più”, “ma riuscire una sera a mantenere la calma”)

-raccogliere le informazioni, le strategie, gli strumenti che ti servono

-agire.

Ecco che, accogliendo, leggendo e correggendo i nostri errori ed i loro, un passo alla volta, impariamo e cresciamo giorno per giorno.

L’dea non è quella di non sbagliare più, ma è quella di imparare ad agire di fronte ad un errore.

Perché l’errore è il primo grande maestro di vita. Ci viene vicino, ci suggerisce cambiamenti, ci spinge a migliorarci. 

Impariamo ad accogliere questo maestro, ad ascoltarlo, a sorridere insieme a lui, a tenercelo vicino.

 

 

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