Okay, lo ammetto, a volte sono invidiosa. Ogni tanto sento proprio i granchietti dell'invidia rosicarmi le pareti dello stomaco.
È dura ammetterlo, vorrei non provare queste sensazioni, ma devo confessarvi che talvolta guardo le altre mamme, guardo gli altri bambini e mi chiedo “Perché la nostra famiglia non è stata baciata dal dono di qualche talento, a parte ovviamente quello di Enrico per la ginnastica artistica?”.
Naturalmente dalla mia bocca non sentirete mai uscire queste parole e mi prodigo in accalorate esclamazioni del tipo: “ non sono importanti i voti, non è importante avere “avanzato” in tutte le materie, non è importante prendere otto, nove, dieci in storia, matematica, italiano. Ciò che conta è l’impegno e il mettercela tutta”.
Ma non è sempre vero.
Nelle pieghe segrete e silenziose del mio cuore, a volte vorrei che i miei figli con il solo contatto dei libri, tipo per osmosi, sapessero tutto. Vorrei che avessero il talento per scrivere dei temi poetici, per affrontare problemi matematici irrisolti, per svolgere espressioni ed equazioni con la precisione e la velocità di Dustin Hoffman in “Rain Man”, per toccare un pallone e fare goal e per scendere dalle piste di sci alla velocità di Alberto Tomba (ok, questa citazione rivela la mia età).
E qualche volta mi soffermo ad ascoltare e a guardare queste madri, perché le madri dei ragazzi talentuosi sono pure madri impeccabili , stragnocche e ricche. Ma io dico, non sarebbe più equa una ridistribuzione di talenti ?
Ovviamente i loro pargoli sanno anche suonare il pianoforte con due mani e due piedi, prendono voti altissimi e gareggiano solo quando sono sicuri di toccare il podio. E tutto con un'estrema facilità.
Ma la cosa peggiore è quando una delle suddette mamme ti invita a casa per una cena veloce ed informale.
Dovete sapere che per me, invitare amici a cena significa telefonare ad una pizzeria per asporto, ordinare schifezze innominabili (tipo pizza con le patatine, una ignominia culinaria), unirci qualche litro di coca e birra, e mangiare rigorosamente dal cartone, possibilmente con le mani, giusto per non avere neppure le posate da lavare. Tanto, l’importante è stare insieme, giusto?
Col cavolo!!!
Per le famiglie superfighe non è così.
Le mamme gnocche dei figli talentuosi hanno case perfette, sono ottime cuoche, ti preparano cene da chef stellato servito in una tavola da rivista per arredo.
Per un senso di pudore, evito la descrizione dei miei pensieri. Posso solo dirvi che sono piuttosto lontani dai dialoghi interni costruttivi della Salmaso. Molto lontani.
Ovviamente a metà cena non manca l’inevitabile invito in montagna, dove la famiglia perfetta esibisce uno stile impeccabile nel solcare con eleganza le piste da sci, come se volassero senza gravità, mentre io e i miei figli rotoliamo rovinosamente dalle piste baby rischiando la vita nostra e dei malcapitati vicini.
Voglio capire come si sviluppino i talenti, come potere essere baciati da cotanta fortuna, come si possano raggiungere risultati rapidi, come essere subito bravissimi.
Io davvero capisco l'importanza di non essere sempre il primo della classe, ma detto, fra di noi, avere la capacità di arrivare subito a risultati veloci, senza fatica, avere voti alti, vincere coppe come se piovessero, non è che sia proprio malaccio.
E se vogliamo proprio dirla tutta, la vita di quelle mamme, che camminano a testa alta facendo finta di essere umili, ma in realtà sanno di essere le madri di fenomeni, quelle che vanno dai professori solo per sentirsi fare quintalate di complimenti, quelle che guardano le gare dei figli quasi annoiate perché sanno già che torneranno a casa con qualche trofeo, bé, non mi pare che sia proprio una brutta vita.
Mannaggia a loro.
Insomma, vorrei avere talenti recensiti con le 5 stelline.
Vabbè, ma l’importnate è impegnarsi e mettercela tutta...
Sabrina Salmaso: La competenza più importante: imparare ad imparare