“Devono essere parole spiegate”
Oggi mi sento una mamma particolarmente orgogliosa. La Salmaso potrebbe scrivere non un podcast, ma un libro sul mio opearato pedagogico, degno dell’ovazione della Montessori.
Avete presente quell’articolo del blog intitolato: “Cosa devo fare perché mio figlio mi creda?
Quella cosa delle parole potenti?
Quella strana lista chiamata eptalogo, alla faccia della sanità mentale?
Ormai è diventato materiale di studio per me, perché ho deciso che devo pur cominciare da qualche parte per semplificare qualche dinamica casalinga.
Bene, nel terzo punto la pedagogista padovana (almeno mi pare che sia di Padova) sostiene che le parole debbano essere spiegate per essere potenti.
Ebbene, io penso di essere la donna più potente al mondo. Alla faccia di Ursula von der Leyen.
....sapete perché?
Perché sono la produttrice mondiale di spiegazioni dettagliate, tipo istruzioni lego. Spiego concetti, fatti, regole, valori, doveri, dinamiche. Spiego grammatica, matematica, storia. Spiego i motivi,, i processi, i dettagli.
Insomma, spiego tutto, non lascio nulla al caso.
Autostima a mille. Se pure l’epetalogo, l’epatalogo, l’eptalogo, ecco , sì, l’eptalogo (la salmaso è fuori) contiene questa indicazione, vuol dire che mi sto avvicinando alla perfezione genitoriale.
Dovreste sentirmi quando spiego ad Enrico che non deve picchiare il compagno perché gli ha tolto il gioco. Gli spiego i valori umani, la comprensione, il perdono, penso che si potrebbe aggiungere un capitolo al nuovo testamento.
Per non dirvi dei miei monologhi con Stefania, che alla sua età già comincia a guardare i video su youtube su come ci si trucchi. Ma stiamo scherzando?
Io mi metto la matita in macchina e gli ombretti sono ridotti in polvere indifferenziata e mescolata dai toni indefinibili. Mentre il rimmel è una pomata rinsecchita e comunque non avrei neppure il tempo di stenderlo nelle ciglia.... e lei, micronana, che non dovrebbe neppure sapere dell’esistenza dei cosmetici, si guarda i tutorial per truccarsi e poi mi dice che dovremmo andare da Kiko?
Ma io, madre paziente ed ormai preparatissima, mi siedo accanto a lei e le spiego che è ancora troppo piccola, che c’ è un’età per ogni cosa, che il trucco eccessivo imbruttisce anziché abbellire, che si rischia la volgarità (non sono certa che lei sappia di cosa io stia parlando) e parlo..., parlo..., parlo....
...Che soddisfazione!!!!
E poi c’è Fra, creatura meravigliosa, che ha una seria difficoltà col concetto di ordine. Non è che lui non desideri collaborare in casa, semplicemente la sua idea di ordine segue canoni piuttosto personali e difficilmente condivisibili. Maglie per terra, libri sparsi ovunque, penne e tappi divorziati, calzetti posizionati in modo creativo e lui ti guarda con occhi sinceri e ti chiede: “cosa c’è da sistemare?”.
A volte mi sembrano dei marziani. Forse davvero esistono, hanno preso le sembianze dei miei figli, e io devo semplicemente accettarlo, rassegnarmi e smettere di ascoltare strani podcast pedagogici.
Aspettate,...... omioddio, rileggendo bene il terzo punto delle parole potenti la Salmaso ha aggiunto un appunto che mi era sfuggito: la spiegazione pedagogica consiste nell’utilizzare poche parole che rispecchino il sentire del mio interlocutore, mentre noi genitori spesso utilizziamo prediche infinite che partono sempre dal nostro punto di vista.
Addio potere, addio Montessori.
Temo che le mie spiegazioni superino i limiti consentiti dalla legge.
Effettivamente, detto fra noi, non mi sembra che sortiscano un grande effetto: Enrico continua ad essere il giustiziere mascherato della scuola, Stefania ascolta paziente che la predica finisca, e poi si rituffa nei tutorial di smalti e ombretti, Francesco mi ascolta fra il rassegnato e lo snervato e poi continua a vivere nel suo ordine creativo.
Quindi?
Cosa posso fare perché le spiegazioni abbiano una minima a possibilità di essere ascoltate?