episodio 7 di Maya: come cavolo faccio a capirli?

proposte folli di figli "creativi"


GIURO che ce la sto mettendo tutta!!!! .... leggo ed ascolto post pedagogici, faccio analisi sui miei comportamenti, cerco di capire cosa migliorare, faccio to do list di buoni propositi (che per l’appunto rimangono buoni propositi), ma davvero alcune cose proprio non le comprendo perfettamente.

Ora, questa cosa di capire il punto di vista dei figli, mi è chiaro... in teoria.

Ma quando mi propongono situazioni inaccettabili, come cavolo posso comprenderli?

“Mamma, andiamo al Mc Drive a farci uno spuntino pre-nanna?”.

Vi prego, ditemi che capite il mio sgomento.

Febbraio, meno tre gradi, macchina probabilmente già ricoperta da uno strato di ghiaccio, tutti i miei tre figli lavati ed impigiamati (dovrebbero insignirmi di qualche onorificenza dell’ordine al merito della Repubblica Italiana, solo per questa impresa);ovviamente è l’ora di spegnere la luce, l’indomani si va a scuola e loro se ne escono con queste trovate. Ora...davvero io dovrei comprenderli?

Non so voi, mai io, senza entrare in dettaglio nel mio anno di nascita, appartengo a quella generazione i cui genitori, per quanto spinti dalle più degne intenzioni, non erano esattamente dei pedagogisti.

“Come ti ho fatto , io ti distruggo”    ...non mi pare propriamente un atteggiamento empatico.

Detto fra di noi, qualche spiegazione breve alla Salmaso, io l’ho ricevuta: “si fa così perché lo dico io”

Poche parole, supercoincise, zero prediche.

Vuoi vedere che questa è una pedagogista centenaria e anche i miei genitori la ascoltavano?

Io faccio parte della generazione dei termometri di mercurio, di quei bambini che gioivano quando si rompevano i suddetti termometri e rimanevano in silenzio a giocare con le palline grigie che si agglomeravano fra di loro. Meglio della Play. Poi arrivava la mamma, urlava tutto il tempo che riteneva necessario per la rottura del prezioso rilevatore di febbre, ci faceva pulire tutto (alla faccia della tossicità del mercurio), probabilmente non ci faceva neppure lavare le mani (comincio  pensare che la mia sopravvivenza sia una specie di miracolo) e dritti in camera senza tv.

Ora, io vengo da questa esperienza e non è che sia semplicissimo oggi diventare una mamma zen.

Passare da “te dago” (traduzione per i non veneti “te le do’”) al “ti capisco amore mio” , non è propriamente un passaggio da nulla.

L’altra sera Fra mi è venuto vicino e mi ha chiesto di entrare a scuola un’ora più tardi. Ha tentato la scusa dell’assemblea d’istituto, magicamente non segnalata nel registro elettronico, per capitolare poi nella confessione che non è riuscito a finire i compiti di matematica.

Giusto per evitare la figura della madre dal cuore di pietra, vorrei evidenziare le lunghe ore pomeridiane trascorse al cellulare

No, non  è ammissibile questo comportamento. Non è giustificabile  lo stare ore davanti ad uno screen e non finire i compiti. 

I più piccoli erano già a letto, mio marito era fuori città per lavoro, e io ho trascorso due ore a discutere con Francesco. Ho cercato di fargli capire l’inutilità, anzi, la dannosità del suo comportamento, e lui, per tutta risposta, anziché riconoscere i suoi errori e la saggezza delle mie inconfutabili parole, in ordine:

  • ha cercato di giustificarsi
  • mi ha accusato di non capirlo
  • ha generalizzato con un vittimistico “nessuno mi capisce”
  • è andato in camera offeso

Ora, Salmaso, spiegami se in questo caso avrei dovuto comprenderlo o utilizzare qualche perla di saggezza popolare tipo “per la prossima settimana vai a letto senza cena”.

Penso alla domanda e digito:

Sabrina Salmaso, come faccio a convincere mio figlio?


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