Quando sono al lavoro o fuori da scuola (nel mio caso, fuori dalle varie scuole, visto il numero di pargoli che ho prodotto), mi confronto con le mie colleghe. No, non colleghe nel senso che facciamo lo stesso lavoro. Colleghe nel senso di mamme, creature straordinarie, in lotta costante con il tempo.
Il tempo per noi non è sinonimo di qualche ruga o di sgradevoli effetti della forza di gravità sul nostro corpo (da cui ovviamente non siamo esenti). Per noi il tempo è un’entità nemica, che ci disturba col suo perenne ticchettio, senza empatia e senza pietà; questa clessidra antipatica che continua a trascorrere inesorabile non ha un briciolo di generosità.
E noi mamme? (ok, prima o poi farò parlare anche mio marito)
Noi non siamo semplicemente di corsa, noi siamo in perenne rincorsa!
Una rincorsa inutile, perché tecnicamente le cose da fare richiedono un tempo maggiore di quello che noi abbiamo a disposizione.
E noi cosa facciamo? Diminuiamo i nostri impegni? Ma che scherzi??????
Noi corriamo più velocemente!
E quando stiamo per concludere tutti i nostri impegni succede sempre, dico sempre, qualcosa, qualche urgenza, qualche imprevisto.
E mai una volta che si riesca ad avere qualche micro momento libero e rilassato, perché il dovere ha un richiamo perpetuo. Il paradosso di Achille e la tartaruga si è necessariamente ispirato ad una giornata tipo di una qualche madre del passato: per quanto corra, non potrà mai raggiungere la fine della sua to do list. Perché, la to do list di una mamma, continua a riempirsi e per quanto si faccia, c’è sempre una nuova voce che spunta.
Ovviamente io spesso penso di essere il genitore più indaffarato del pianeta, visto che lavoro e ho tre figli. Ma la cosa incredibile è che, pure cambiando le condizioni numeriche di pargoli e di ore lavorate, il risultato non cambia: le mamme sono sempre incastrate in giornate colme di impegni infiniti. Hai finito di far fare i compiti a tutti? Nel mio caso si tratta spesso di un'impresa che sfiora l’irrealtà, ma miracolosamente a volte si realizza.
Non faccio in tempo a sognare una mezz'ora di nullafacenza condivisa, che sento un rumore sospetto e un urlo spaventato: Enrico urlante e piangente con i cocci di un bicchiere in mille pezzi ai suoi piedi ... Addio agognato relax: piglia il nanetto, consolalo e calmalo, raccogli i vetri, aspira, pulisci e poi…raccogli i vetri, aspira e pulisci per almeno 82 volte, perché un’altra magia casalinga è la riproduzione continua ed incessante di schegge di vetro.
Ovviamente, mesi dopo, continuano a riprodursi e a ricomparire. (vetro autogenerativo?) Un giorno vorrei provare a raccogliere tutti i cocci in una scatola. Sono certa che a distanza di mesi si potrebbe ricostruire un servizio matrimoniale di bicchieri e finalmente potrei scientificamente, anzi, empiricamente provare la mia teoria dell' autoriproduzione delle schegge di vetro.
In tutto questo ti raccomandi con i figli che indossino le ciabatte per evitare ferite, ed ovviamente loro mi obbediscono diligentemente, per almeno... tre minuti;
Poi si siedono in divano, resettano le informazioni ricevute 180 secondi prima, e si rialzano scalzi. E cosa vuoi che accada se non l’inserimento di una microscheggia nel piedino fatato della mia principessa, con conseguenti pianti, lamenti e ferite (di quasi due millimetri) da disinfettare? Poi vai in farmacia, o dal medico, o dallo psicologo e ti dicono...
“Signora, i suoi problemi derivano da una vita troppo stressante. Si deve prendere dei momenti per sé e riposarsi un pochino”... (#@^*§!!!)
Ma io mi chiedo, davvero ci credete quando date consigli del genere? Sono curiosa di sentire il parere della Salmaso.
Cerco sul suo canale e trovo: "caro genitore, prenditi cura di te".