"Mio figlio ultimamente ci sfida in continuazione..........
.....È proprio impossibile instaurare un dialogo ......ed è perennemente in conflitto".
Come posso fare breccia nella sua testolina?
Come dico spesso nei miei podacst, ogni situazione prevede una propria analisi specifica, ma ci sono alcune dinamiche che possiamo prendere in considerazione in termini piuttosto generali per la loro frequenza e per la loro diffusione.
Perché un figlio ci sfida?
Al di là delle analisi specifiche, generalmente i motivi principali sono tre:
- Cerca di ottenere in tutti i modi il soddisfacimento di un proprio desiderio. Che sia un ovetto di cioccolata, un giocattolo, la posticipazione del momento del letto, il cellulare, qualche minuto in più alla play station, lui porta avanti la sua battaglia per ottenere ciò che in quel momento gli procura piacere.
- Vuole vedere la nostra reazione emotiva. Se è piccino ha bisogno di vedere che gli vogliamo bene lo stesso, anche quando fa i cosiddetti capricci. Se è un meraviglioso adolescente ormonale ha bisogno di vedere che riusciamo a stare fuori da quel conflitto.
- Vuole capire chi guida davvero.
E sì, sono tutti comportamenti giusti che un figlio ha bisogno di proporre per percorrere tutte le sue tappe evolutive e diventare un giovane adulto,.
Per diventare un giovane adulto equilibrato, consapevole e con una bella integrazione fra emozioni e razionalità, ha bisogno di avere delle risposte precise da parte nostra.
- Ha bisogno innanzitutto che le regole non si spostino, che i no rimangano tali e che i suoi cosiddetti “capricci” non vengano premiati. Lo so, è contro intuitivo, ma i bambini, se da un lato fanno di tutto per ottenere ciò che vogliono, dall’altro, per sviluppare le loro competenze, hanno bisogno che noi non cediamo. Mi riferisco ovviamente alle regole, non a richieste a cui scelgo direttamente di dire di sì. Se concordo con mio figlio che si guardano 3 episodi e poi lui mi sfida per guardare il quarto, quel “no” deve essere irremovibile. Se mi chiede di guardare un cartone e questa richiesta non contraddice nessuna regola e nessun accordo precedentemente preso e non c è nessun ragionevole impedimento, la risposta può essere serenamente “sì”. È fondamentale che quel “sì” non arrivi mai dopo la sfida, altrimenti gli sto insegnando che è una modalità di comunicazione vincente e lui la ripeterà.
- Ha bisogno del nostro controllo: se cado nella sua sfida, quella modalità comunicativa diventa parte della famiglia, la consolido e pian piano la automatizzo. Come dico sempre, lui ha il diritto di provarci, un po’ perché deve imparare cosa funzioni e cosa non funzioni nella vita, un po’ per motivi neurobiologici: la sua corteccia prefrontale è ancora immatura e quindi poco pronta all’autocontrollo. Ha bisogno di provarci e di vedere che in noi non ci sono risposte reattive: in questo modo la relazione non si rompe, lui si sente al sicuro, impara che la sfide non serve, ci percepisce come una buona guida, impara che la comunicazione deve essere rispettosa per poter funzionare. C’è una strategia educativa per insegnare il dialogo basato sul rispetto. Io la amo particolarmente, forse è una delle tappe che mi piace di più. Permettetemi una piccola digressione poetica ( in un blog che di poesia non ha proprio nulla): penso che insegnare ai figli una comunicazione rispettosa in casa sia un nostro contributo fondamentale per rendere il mondo un posto migliore. Penso che i conflitti violenti, l’aggressività, le offese, le polemiche, gli attacchi verbali e le critiche umilianti rovinino la bellezza delle interazioni umane.
- Infine, i bambini hanno bisogno che siamo noi a guidare, che siamo noi ad vere in mano la situazione. Noi non siamo i loro amici, siamo i loro genitori, siamo la guida. È fantastico quando riusciamo ad avere una relazione di gioco, di divertimento, di scherzo, di confidenza, anzi, è una parte essenziale della relazione con loro. Ma non siamo i loro amici, non è un rapporto paritario. Siamo noi a scegliere le regole, ad educare, a guidare. Loro possono provare a prendere la guida. Ma non hanno la patente. Se facciamo guidare a loro la macchina della famiglia, ricordate che ci faranno schiantare. Non hanno la patente. Siamo noi gli adulti, siamo noi a tenere il volante se desideriamo viaggiar in sicurezza.
Cosa possiamo fare per far breccia nella loro testolina?
In oltre vent’anni di lavoro pedagogico clinico ho messo a punto un metodo che ho chiamato 3x3, poiché consiste in tre passi, ognuno dei quali è formato da altri 3 step.
È una modalità eccezionale per farci ascoltare e spegnere le sfide, pur rimanendo in ascolto e in relazione coi figli.
Ovviamente non è questa la sede per spiegarlo, ma i 3 passi fondamentali sono:
- Scegliere e pianificare in modo logico la regola e le sue conseguenze
- Saperla comunicare con le giuste parole e nella giusta sequenza
- Saper man tenere un comportamento rigoroso, fermo e gentile quando i nostri nanetti attivano la modalità sfida super saiyan
In realtà questo è un metodo che non utilizzo solo coi bimbi o coi ragazzi, ma in qualunque situazione di guida, in qualunque situazione io abbia la responsabilità di far rispettare delle regole importanti per il gruppo, mantenendo con ciascuno una relazione sicura e rispettosa.
Quando noi riusciamo a pensare bene alla regola, a trovare le "giuste parole" e a proporre una comportamento rigorosamente e gentilmente coerente, riusciamo a far breccia nella loro bella testolina superintelligente.
Ogni volta invece, come abbiamo visto anche negli altri podacst, che le nostre parole sono reattive, illogiche, arrabbiate, ogni volta che i nostri comportamenti non sono perfettamente in linea con ciò che diciamo, perdiamo qualunque potere di guadagnarci la loro attenzione e la loro fiducia.