Gli errori strategici che involontariamente commetti, probabilmente rientrano in una delle seguenti categorie.
Si tratta di comportamenti che spesso mettiamo in atto automaticamente, perché noi stessi siamo stati educati così e quindi spesso li riproponiamo spontanemaente, nonostante siano tutt'altro che efficaci.
Quante volte ti è capitato di arrabbiarti, o urlare, o fare interminabili prediche senza ottenere il risultato sperato?
E ciò nonostante, il giorno seguente riproponi lo stesso comportamento. E ancora nessun risultato.
È mia intenzione portare alla consapevolezza questi errori per trovare poi delle buone soluzioni.
1) Primo errore: non scegliere
Tuo figlio ama la coerenza e il suo cervello apprende nella coerenza.
Quante volte ti è capitato di dire : “ok, puoi guardare la tv, ma solo mezz'ora”, e poi la mezz'ora è diventata un’ora; alcuni giorni l’hai permessa un’ora e mezza, mentre in altri momenti sei stato rigidissimo e non l’hai neppure accesa.
Idem col cellulare, i videogiochi o i biscotti.
La stessa cosa vale anche per i bimbi più piccini: “dammi la manina per camminare sul marciapiede”, ma poi va bene anche se ti sta vicino, e, se c'è un amichetto, puo’ fare anche un corsettina.
“Andiamo via dal parco fra cinque minuti!”. Poi però diventano dieci e ,se trovi una mamma con cui chiacchierare, diventa mezz'ora. Qualche giorno dopo invece ti scocci perché sei in ritardo , pigli tuo figlio e lo trascini via.
Possiamo continuare così con altri mille esempi.
Il concetto è che a volte ti può capitare di dare un’indicazione, ma nei giorni successivi cambi idea e modifichi la regola.
Questo crea confusione in tuo figlio, che abbia un anno o che sia un turbolente adolescente.
L'incoerenza è poco utile non solo quando riguarda il contenuto della comunicazione verbale, ma anche quando riguarda il tuo comportamento:
- una volta mantieni la calma,
- un’altra volta urli,
- poi sei comprensivo,
- poi lo offendi,
- a volte sei morbido,
- infine ti irrigidisci e diventi irremovibile.
Come vedremo nel momento in cui condividerò bene il metodo, è fondamentale che tu faccia delle scelte e poi sia coerente con esse.
Solo così dai certezza in chi ti ascolta, acquisti una solida autorevolezza e crei nuovi apprendimenti in tuo figlio.
2) Secondo errore: utilizzare concetti astratti
-guarda poca tv
-mangia solo un pezzetto di cioccolata
-usa il cellulare, ma senza esagerare
-sistema la tua camera
-puoi venire in braccio solo un momentino
-metti in ordine
-comportati bene
Noti cosa hanno in comune queste frasi?
Sono astratte, non contengono indicazioni precise, sono variamente interpretabili.
Secondo te, la tua idea di “stanza ordinata”, può solo vagamente assomigliare a quella di tuo figlio?
Il vostro concetto di “pochino” comprende la stessa quantità?
Prova a dirgli “gioca con la play, ma non esagerare”. Potrei scommettere sul risultato che ottieni: tu sei convito che una mezz'ora di tempo possa bastare, mentre per lui si comincia ad esagerare dopo le tre ore di full immersion.
Quando parli con tuo figlio è bene evitare concetti astratti e poco precisi e, in caso di regole, è bene essere molto concreti e precisi.
3) Terzo errore: avere convinzioni utopistiche
Per qualche motivo noi genitori siamo convinti che, siccome lo abbiamo detto noi, allora nostro figlio ci ascolterà.
Poiché lo abbiamo condiviso, spiegato e ripetuto mille volte, allora per forza lui lo farà.
Temo di doverti togliere questa illusione. La verità è che, siccome lo dici tu, è assai probabile che tuo figlio faccia il contrario (almeno finché non cominci ad utilizare un metodo efficace)
Anche questo concetto lo rivediamo con estrema precisione nei prossimi podcast: quando scegli e comunichi una regola è importante che tu parta dal presupposto che giustamente tuo figlio non la rispetterà. Lui ha bisogno di sperimentare e anche di mettere alla prova la tua credibilità.
È fondamentale che tu abbia un piano B e che tu sappia esattamente come agire quando lui ti proporrà un comportamento opposto a quello richiesto.
4) Quarto errore: comunicare nel momento sbagliato
Hai mai provato a comunicare a tuo figlio quando è arrabbiato?
Hai provato a dargli la regola dei videogiochi mentre è davanti alla play ed è ora di spegnere?
Hai mai provato a parlare di compiti proprio quando è ora di farli?
Hai provato a spiegargli quanto faccia male un eccesso di cioccolata, mentre ha davanti a sé un ovetto?
Probabilmente hai vissuto esperienze simili e probabilmente sai perfettamente cosa accade: tuo figlio non ti ascolta.
Non è il momento giusto. Il suo cervello è già in modalità “battaglia” e in queste situazioni ha spesso più armi di te. Non molla fino alla fine. Quando desidera raggiungere i suoi obiettivi ludici, fa emergere tutta sua tenacia.
È necessario che tu scelga un momento in cui sia disponibile all’ascolto per poter essere efficace e per poter raggiungere un buon accordo con lui.
Un momento in cui siate tranquilli, un momento antecedente alla "situazione problema".
Spesso i genitori mi chiedono: " ma come faccio a prevedere la situazione-problema?".
Può capitare che tuo figlio ti sorprenda e che vada in crisi in un contesto imprevedibile, ma, nella maggioranza dei casi, le situazioni si ripetono ciclicamente con matematica regolarità.
Prova a tenere un diario per una settimana, segna le situazioni in cui entrate in conflitto e ti accorgerai che sono al massimo una decina (quasi sempre sono anche meno), ma si ripresentano in continuazione.
Questo ci permette di pianificare una soluzione e di comunicarla in un momento di serenità, perchè nella maggior parte dei casi le situazioni sono assai prevedibili.
5) Quinto errore: attaccare il cervello rettiliano
Metti giù quel cellulare!
Vai immediatamente a fare i compiti che è tardi!!
Smettila di mangiare cioccolata
Ancora davanti alla tv? Spegnila subito
Non esiste che tu esca a quest’ora
Come fai a vivere dentro questa stanza? Sistemala entro oggi
Riconosci questi toni vagamente accusatori e scocciati?
Ovviamente è naturale arrabbiarsi quando il proprio figlio perpetua atteggiamenti poco adeguati.
Pur amandolo sopra ogni cosa, ci sono momenti in cui il fastidio prende il sopravvento e il tuo modo di comunicare rischia di diventare un po’ asciutto, sgarbato, secco.
Ancora una volta il cervello di tuo figlio reagisce secondo natura: una parte di esso, la parte più antica, chiamata appunto rettiliana, percepisce subito l’accusa e il tono scocciato. Percepisce il pericolo. Percepisce l’attacco.
E cosa fa? Reagisce per proteggersi.
In questa fase di difesa il suo cervello razionale viene messo in stand-by e per lui diventa impossibile ascoltare ed elaborare un messaggio.
Quando comunichi una regola a tuo figlio con un tono sgarbato, il suo cervello rettiliano ti percepisce come un pericolo e non permette alla neocorteccia di concentrarsi sull’informazione.
Risultato: tuo figlio non ti ascolta.
È importante comunicargli in modo tale che la sua parte rettiliana ti percepisca come un alleato.
Questo accade anche con gli altri umani.
Quando mai hai fatto una critica (anche molto sensata) in modo scocciato ed accusatorio e hai ottenuto una buona risposta?
Quando mai un tuo urlo ha ottenuto un "ok, hai ragione. Grazie per avermelo fatto notare"?
Se cerchi ascolto, soluzioni e comprensione, è proprio necessario che impari a comunicare con grande consapevolezza.
6) Sesto errore: non motivare il cervello limbico
Prova ad immaginare di essere un venditore e di dire al tuo cliente: “ ti chiedo di comprare il mio prodotto perché questo mese io ho proprio bisogno di fatturare".
Secondo te…quante possibilità ci sono che firmi il contratto di acquisto?
Probabilmente nessuna. Il cliente, per comprare, deve essere motivato, deve sentire di soddisfare il suo bisogno, non il tuo.
Ora prova a trasportare questo esempio nei figli:
“ fai presto, perché arrivo tardi al lavoro”
“non ne posso più di vederti con quel cellulare in mano, mettilo via"
“ non è possibile che dopo otto ore di lavoro debba aiutarti a fare i compiti…”
Vedi l’analogia? Cerchi di convincere tuo figlio sottolineando i tuoi bisogni e non i suoi.
Il suo cervello limbico, quello legato alle emozioni, si motiva ad agire quando sente che il tuo messaggio è utile, conveniente, vantaggioso per lui.
Insomma, per farti ascoltare da tuo figlio è importante essere un bravo motivatore. Non è difficile, se sai come farlo. Lo vedremo insieme.
7) Settimo errore: non mantenere le promesse fatte
“ se continui ad usare quel cellulare, da domani te lo faccio sparire “
“ se continui a comportarti così, non ti aiuto più con i compiti”
“ oggi sei stato ore davanti alla Play station. Per una settimana non ci giochi"
“ siccome continui a spingere i tuoi amici, ora andiamo via dal parco"
Ma poi, il tuo bellissimo figlio ti guarda con occhi supplichevoli. Ha capito e si è davvero pentito.
Quindi…gli restituisci immediatamente il cellulare, lo aiuti nei compiti, gli permetti di giocare alla Play ben prima che sia trascorsa un'intera settimana e rimani al parco, anche perché è l'unico momento in cui puoi scambiare due chiacchiere con delle mamme.
“mamma, mi compri questa cioccolata?” “no tesoro, non ce n’è bisogno".
Ma ancora una volta, le insistenze infinite di tuo figlio e magari il rischio di una crisi isterica al supermercato, ti porta a comprare quella cioccolata.
Risultato: perdi tutta tua credibilità e tuo figlio...non ti ascolta
8) Ottavo errore: etichettare
“sei sempre il solito"
“non ascolti mai"
“fai sempre di testa tua"
“dici sempre di no"
“mi fai sempre arrabbiare"
Sono frasi normalissime quando perdi la pazienza con un figlio che tende a non ascoltarti. Sono normalissimi momenti di nervosismo (e come darti torto dopo che hai ripetuto le solite richieste per cento volte?).
Ma…purtroppo tutto ciò che dici diventa un vestito cucito addosso a tuo figlio e lui comincia sempre di più a ricoprire quel ruolo.
Più gli ripeti che non ascolta, che fa di testa sua, che è oppositivo e sfidante …e più lui non ascolterà, farà di testa sua e diventerà sempre più oppositivo e sfidante. Ci sono ricerche ed esperimenti che dimostrano queste dinamiche piuttosto sconcertanti.
Ebbene sì, tu hai proprio questo superpotere. Quello che pensi e dici di tuo figlio diventa parte della sua identità.
Meglio usare con grande consapevolezza queste etichette.
9) Nono errore: cedere alla rabbia di tuo figlio
Tuo figlio ha ascoltato e capito la regola, ma, quando è il momento di rispettarla, perde il controllo.
La sua frustrazione nello spegnere la TV, o nello staccarsi dai videogiochi, o nel riporre il cellulare, o nel mettersi a fare i compiti prende il sopravvento.
Comincia ad urlare, a piangere, ad arrabbiarsi con te, ad accusarti di tutte le colpe del mondo.
Tu provi a portare pazienza, ma ad un certo punto non gliela fai più.
Ha cominciato tuo figlio e tu non puoi sopportare tutta quella rabbia, quindi…cominci a rispondergli a tono (reazione più che comprensibile, ma purtroppo poco utile).
Conclusione? Un rumoroso conflitto che distrae tuo figlio dal contenuto della regola e lo immerge dentro ad emozioni per lui ingestibili.
Risultato: la relazione si rompe e tuo figlio , la volta successiva, perpetuerà il medesimo comportamento e non imparerà a rispettare la regola concordata.
10) Decimo errore: avere aspettative sbagliate
Un altro errore è pensare che sia lui la soluzione.
“La relazione in famiglia sarebbe perfetta: sarebbe sufficiente che lui mi ascoltasse e non esisterebbero più conflitti”.
Non è compito di tuo figlio ascoltarti.
Non è sua la responsabilità di avere una buona relazione con te.
Lui non è in grado di evitare i conflitti.
Questo ruolo è squisitamente tuo, caro genitore: farti ascoltare, risolvere i contrasti, mantenere la relazione.
Noi adulti abbiamo il ruolo di guida e noi dobbiamo sobbarcarci l’impegno di trovare metodi efficaci.
Se speri di trovare la soluzione in tuo figlio, se speri che sia lui a cambiare perché matura, cresce, capisce….ti faccio i miei piu sinceri auguri. Ma temo che dovrai aspettare molto e forse anche invano.
Sei tu la soluzione. Sei tu la guida.
Io, se vuoi, ti aiuto a capire come.