Abbiamo parlato di rabbia altre volte, e nei prossimi episodi entrerò sempre più in dettagio a questo argomento perchè è uno dei più caldi e dei più complessi per i genitori.
Abbiamo visto in un recente episodio (come decifrare le esplosioni di rabbia di tuo figlio) il primo errore da evitare: banalizzare il motivo che fa arrabbiare tuo figlio.
Lui ha sempre un'ottima ragione, la sua ragione, la sua personale visione di ingiustizia (sulla quale ovviamente lavoreremo).
La seconda cosa cruciale da sapere è che, quando la rabbia esplode, la parte del cervello responsabile del ragionamento e della logica va in vacanza. In quei momenti, l'emotività prende il controllo, mettendo il cervello in modalità allarme rosso, dove la razionalità è semplicemente assente.
Quando il tuo bambino è nel pieno della tempesta emotiva, non è il momento per discorsi logici, per quanto ben intenzionati e sensati possano essere.
Quando qualcuno è nel bel mezzo di un'ondata emotiva, la parte razionale è inaccessibile. Quindi, qualsiasi tentativo di un dialogo calmo, ragionevole e che richiede comprensione è inutile. E questo è ancora più vero per i bambini, perché la loro mente non è ancora abile nel collegare l'emozione alla logica.
Le analisi della situazione, le regole, gli accordi educativi, le soluzioni condivise, tutto questo deve essere fatto quando il bambino è calmo e sereno.
Nel momento della rabbia, i discorsi razionali sono fuori luogo.
Questi vanno pianificati con cura e consapevolezza, seguendo il metodo 3x3, e comunicati con la logica dei tre cervelli (rettiliano, limbico e neocorteccia) in un momento di tranquillità, esattamente come suggerisce il secondo step del metodo.
Evitiamo quindi questo secondo errore: cercare di ragionare con un bambino mentre è infuriato. (in generale, ragionare con un umano mentre è infuriato)
E’ fondamentale che tu attenda e permetta che la parte reattiva del suo cervello finisca lo sfogo e pian piano si reintegri con la parte più ragionevole.
Lo so che non è semplice, ma in questo momento c’è bisogno che abbia tu il controllo della situazione. Se perdi questo controllo pure tu, vi infilate in un buco emotivo da cui non vi tira fuori nessuno. Ovviamente poi tutto passa, ma non vi sarà alcun passo evolutivo e alla prossima occasione si ripeterà tutto nella medesima maniera.
Il terzo errore da evitare con tutta l'attenzione possibile è quello di impartire comandi emotivi come "Smettila", "Basta", "Stai calmo".
Questi comandi hanno un effetto straordinario, ma non è quello che pensi: sono come benzina gettata sul fuoco.
Quando un'emozione non viene ascoltata, ma anzi, viene bloccata, diventa solo più forte e rumorosa. Parliamo di esseri umani, non solo di bambini.
Immagina di andare da qualcuno con la tua rabbia, in cerca di un po' di comprensione, e la risposta che ottieni è "Stai tranquillo", "Stai calma", "Adesso smettila".
Scommetto che tu riesca a sentire l'irritazione che queste parole urticanti provocano.
Immaginati mentre ti sfoghi su un'ingiustizia subita, desideroso di empatia, e ti trovi di fronte a qualcuno che continua a ripeterti "datti una calmata". Penso che l’effetto sia ben lungi dalla serenità, ma assomigli molto di più a pensieri poco leciti.
Non bisogna dire a una persona nel culmine dell'emozione di smetterla; al contrario, prova a dire: "Sei arrabbiato in questo momento, prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno. Ne hai tutte le tue ragioni."
Altra frase da stampare sulla parete del soggiorno.
"Hai tutte le tue ragioni, prenditi tutto il tempo che ti serve. Parleremo dopo, risolveremo la cosa più tardi, ma ora prendi il tempo che ti serve."
Se vuoi che un'emozione si esaurisca più rapidamente, devi accoglierla, dirle:
"Prenditi lo spazio che ti serve."
Perché se la reprimi o la schiacci, diventerà solo più esplosiva. Questo non vale solo per i bambini, ma per tutti: tu, io, il vostro partner, i colleghi, amici e parenti.
Quando qualcuno si avvicina per sfogarsi, la vostra prima mossa dovrebbe essere:
"Sei arrabbiato? Vieni qui. Prenditi il tempo che ti serve, dimmi, raccontami." Punto.
Le analisi e le eventuali soluzioni vengono dopo.
Ps. ovvio che lo sfogo deve sempre avvenire in modo rispettoso: se intervengono parole offensive o mani alzate, l'approccio è diverso (anche in questo caso vale sia per grandi che per piccini).