Domenica scorsa Angelina Mango ha vinto il 74º Festival di Sanremo con un brano sulla "Noia". E a me arriva una domanda proprio su questo argomento. I casi della vita…
Una mamma mi scrive: "Mio figlio è sempre in attività. Non fa in tempo a concludere qualcosa che subito mi chiede cosa possiamo fare. Se non organizzo un pomeriggio, mi dice che si annoia e gira per casa con insofferenza. Vorrei fargli apprezzare la noia, vorrei insegnargli che "il fare niente" libera la testa, vorrei insegnargli che non è necessario essere sempre colmi di impegni. Il “dolce far niente” non è un contenitore da riempire, ma, a volte, da apprezzare. Come faccio?"
Spesso mi vengono rivolte domande sulla noia e su come gestire le situazioni in cui i bambini richiedono il nostro intervento continuo.
Le domande hanno più o meno questo tono: "Come posso insegnare ai bambini ad annoiarsi con serenità?"
La risposta è: in nessun modo.
Perché i bambini non sono stati costruiti per annoiarsi, ma per provare piacere.
Non preoccupatevi, questo non significa fare i cabarettisti, i giocolieri, i clown, non significa organizzare pomeriggi stile Costa Crociere o trasformare la casa in una ludoteca con quintali di giochi ed amici.
Riformuliamo la questione e la risposta vi apparirà chiara.
Cerchiamo sul Vocabolario "Treccani" il significato del termine noia: "senso di insoddisfazione, fastidio, tristezza, che proviene dalla mancanza di attività o dall'ozio, o dal sentirsi occupati in cosa monotona, contraria alla propria inclinazione, tale da apparire inutile e vana".
Ora, davvero vogliamo insegnare tutto questo ai nostri figli?
Qualcuno sostiene che esistono bambini tranquilli che a volte stanno fermi senza fare nulla e senza brontolare. Evidentemente, questi bambini sanno annoiarsi.
Ma stiamo scherzando?
Quei bambini silenziosi non si stanno affatto annoiando. Stanno facendo cose bellissime, solo che noi non lo vediamo. Stanno creando storie, se le stanno raccontando, stanno costruendo avventure per noi inimmaginabili. Stanno osservando, pensando, giocando. Semplicemente, a volte, lo fanno da soli e in silenzio. Ma non si stanno annoiando affatto.
Allora riformuliamo la domanda: come possiamo insegnare ai nostri bambini a divertirsi a volte autonomamente, utilizzando il materiale a disposizione senza l'utilizzo di schermi o di giocattoli nuovi o di poliedrici genitori stile Fiorello?
Per una grave deformazione professionale, per cui andare in giro per strada, per negozi, al mare, in piscina diventa più stimolante che andare al cinema o al teatro, devo confessarvi che io mi diverto a guardare le persone, soprattutto se non superano il metro di altezza. Ricordo un pomeriggio in cui, al lago, erano presenti parecchi bambini: alcuni con dei tir pieni di giocattoli, altri con... nulla. E sapete chi si lamentava per la noia? I nanetti con la succursale di Toys appresso. Quel pomeriggio sono rimasta incantata da due bambini, intenti a costruire un villaggio di sassi, con altri sassi come personaggi, che facevano cose.
Spettacolari ballerini della "cumbia della noia".
Questi non sono bambini che si annoiano, ma sono bambini che trovano mille cose da fare in qualunque situazione, con sassi, stuzzicadenti, forchette,o...semplicemente niente. Giocano con i pensieri, con le parole, con le immagini.
Giocano in compagnia, ma lo fanno benissimo anche da soli.
Ecco, questa è una competenza su cui lavorare, non la noia. E poi i bambini, inventando giochi, pensano, elaborano, analizzano e capiscono. Il gioco è il veicolo con cui comprendono il mondo.
Il gioco, ... non i giocattoli.
Cioè, il giocare, non gli oggetti di plastica.
Sapete quali sono gli errori che a volte, con buonissime intenzioni e col cuore colmo di attenzioni e di amore, noi facciamo?
1) Compriamo un sacco di giocattoli, per i quali i bambini perdono subito interesse, che fanno un sacco di disordine e che tolgono lo spazio della creatività. Un sasso può diventare un sacco di cose, un giocattolo no. Questo non significa che a casa nostra devono esserci solo cocci e bastoncini, significa solo che le stanze non dovrebbero traboccare di oggetti. Poche scatole tematiche e stop.
2) Abituiamo i bambini a giocare sempre con qualcuno. Ovvio che giocare col proprio bambino è uno dei momenti educativi fondamentali e il tempo ludico insieme ai figli è meravigliosamente investito.
È però necessario insegnare ai bambini anche momenti di autonomia, in cui possono avere lo spazio per gestire il tempo e le attività. In base all'età e al contesto, ci sono vari modi per insegnare un po' di autonomia ai bambini, anche a quelli che, appena rimangono da soli, vengono a chiamarci insistentemente. Attenzione, insegnare a un bambino a giocare da solo è un atto educativo consapevole, non significa abbandonarlo lì e farlo piangere. Come sempre, se sappiamo come farlo, diventa tutto più semplice.
3) Organizziamo le giornate in modo frenetico e semplicemente non insegniamo ai bambini il tempo più lento o gli spazi più vuoti, nei quali loro non devono annoiarsi, ma devono imparare a riempire con la loro creatività e abilità. È chiaro che se prima riempiamo la settimana freneticamente ed abituiamo nostro figlio a vivere in questo modo, non appena rallentiamo lui non sa cosa fare. Glielo devo insegnare. Come?
Fatemi sapere se avete bisogno di qualche suggerimento così organizziamo un momento di confronto.
Se vogliamo insegnare lo stare bene, lo stare bene anche da soli a volte, se vogliamo insegnare a pensare, ad elaborare situazioni ed emozioni, è necessario che insegniamo ai nostri figli a creare giochi e non a scartare giocattoli, in modo che possano riempire con gioia tutto il loro tempo.