Quali sono i contenuti che ascoltiamo più volentieri?
- Quelli utili, che rispondono ad un nostro bisogno
- Quelli divertenti e piacevoli
Chiaro che quando noi genitori dobbiamo comunicare una regola, fare un critica, dare un feedback, non siamo né utili né divertenti agli occhi dei nostri pargoli.
Anzi, è più facile che ci percepiscano come dannosi e noiosi, nella migliore delle ipotesi.
Benché sia piuttosto comprensibile il loro punto di vista, è comunque importante trovare il modo di farci ascoltare proprio in queste comunicazioni più complesse.
Cosa possiamo fare?
Tutto ciò che riguarda la comunicazione, le interazioni umane, il linguaggio costituisce una materia ricca e complessa. Interi manuali non basterebbero ad analizzarne ogni aspetto, e le neuroscienze ci forniscono sempre nuove conoscenze.
In questo podcast condividiamo qualche semplice riflessione:
1)Impariamo a scegliere il momento opportuno, che la maggior parte delle volte non è quello in cui noi parliamo. Di solito noi abbiamo la tendenza a parlare “a caldo”, con le emozioni ancora in subbuglio. A meno che il bimbo non sia molto piccino, per cui ha bisogno di un feedback immediato, nella maggior parte dei casi è molto più funzionale parlarne lontano dal momento del problema, del dramma, della situazione da risolvere: gli animi sono troppo caldi e il rischio di litigi, offese, e successivi pentimenti è alto. Impariamo a dire: “ne parliamo più tardi”
2)Quando è possibile usiamo storie, esempi e metafore: sono molto efficaci e hanno un effetto più incisivo a livello emotivo.
Un esempio: “quando sei con gli altri evita di parlare sempre di te, di quello che fai, di quanto tu sia bravo perché è davvero sgradevole ascoltare questo tipo di conversazioni; inoltre, anche se sei bravissimo, è antipatico un atteggiamento da gradasso...”
Una possibile alternativa?
“hai presente Herry Potter 1? La prima versione di Hermione, “so tutto io”? Benché sia molto in gamba , risulta piuttosto antipatica. Nella seconda parte invece è super. Quale delle due versioni preferisci essere?”
Se il bimbo è piccolo, usiamo le storie: sono affascinanti e coinvolgenti. Più avanti ve ne proporrò alcune. I racconti sono divertenti da inventare, da narrare e da ascoltare.
3)Se è possibile, creiamo un bel momento, davanti ad una cioccolata calda, in una passeggiata , prima di dormire. Se la situazione è rilassata il suo cervello non alza muri ed è più facile che ci ascolti.
4)Non allontaniamoci troppo dal linguaggio del figlio.
Ovvio che non significa dirgli, hei bro, chill, la stanza è in disordine. Che cringe! Cosi non la puoi proprio droppare!
Sarebbe un tantino ridilo, oltre che inadeguato. Ad ognuno la propria età ed il proprio ruolo.
Ma è altrettanto vero che se il nostro canale comunicativo si discosta troppo da quello del nostro interlocutore diventa difficile stabilire un dialogo. Facciamo caso al tono, ai tempi, al volume della voce.
@@@ Non significa ricalcarlo stile pnl, significa solo porci un po’ di attenzione.
- Se è un figlio di poche parole con un tono della voce un po’ basso, è poco utile strillare e prolungarsi in spiegazioni enciclopediche.
- Se è uno superanalitico che divide il capello in decine di micro sezioni, va bene soffermarsi un po’ di più.
- Se è un figlio molto affettuoso e sensibile, dovremo evitare come la peste un linguaggio secco e scocciato.
- Al contrario, se ci rivolgiamo ad un adolescente nella fase “ormai sono grande e non ho più bisogno di inutili effusioni” (salvo poi intrufolarsi nel nostro letto perché sono terrorizzati da un compito in classe o sono stati lasciati dalla fidanzata di turno), eviteremo un linguaggio sdolcinato.
5) E poi ci sono i tempi: la parola d’ordine è brevità.
Ovvio che è fantastico trascorrere intere serate a chiacchierare con i figli, ma questa è un’altra storia.
Chiacchierare di argomenti interessanti in un dialogo armonico in cui ci si alterna nel parlare e nell’ascoltare, non ha limiti di tempo.
Ma se dobbiamo spiegare una regola, dare un feedback, comunicare un limite, fare una richiesta, allora è meglio essere super coincisi.
Proviamo a pensare a noi; proviamo a pensare ad un eventuale errore in ufficio, e il nostro responsabile che deve farcelo notare. Come preferiremmo che ci venisse dato questo feedback?
Immagino:
-rispettoso.
-breve
-chiaro
Vedete?
A volte è più semplice di quanto si possa pensare.
Immaginiamo un figlio che ci chieda le cose con una certa arroganza (sempre a causa dell’ormone adolescenziale)
Sentite la differenza:
“è possibile che tu ti rivolga sempre così a me? Ti ho insegnato io questo modo? Non è rispettoso, primo perché sono tua madre e poi, anche se non lo fossi, è una questione di rispetto. Inoltre con tutto quello che faccio per te mi sembrerebbe il minimo avere un po’ di riconoscenza…”.
Seconda possibilità:
“Marco, capisco che a volte tu possa essere nervoso. Detto questo, ....se vuoi che io ti ascolti è necessario che mi parli con rispetto, altrimenti per me non possibile proseguire”.
Secondo voi?
Quale potrebbe avere più successo?
Come diceva Albert Einstein: "se non lo sai spiegare in modo semplice e breve, non l’hai capito abbastanza bene."
Se noi abbiamo le idee chiare su obiettivi e modalità educative, è più facile essere incisivi ed efficaci.