Il ruolo del genitore è piuttosto complesso.
Il nostro cuore ci spinge a proteggere i figli, a prescindere dalla loro età:
vorremmo vederli felici
vorremmo aiutarli a superare le difficoltà
vorremmo evitare loro i dolori o quanto meno aiutarli a superarli velocemente
Il nostro primordiale istinto genitoriale spesso ci spingerebbe a metterci una sirena in testa ed accorrere immediatamente in loro aiuto, sollevandoli da pesi e fatiche.
Dall’altro lato sappiamo che non è propriamente utile sostituirci a loro nelle sfide.
Sappiamo che la fatica, il dolore, la frustrazione, i fallimenti, gli errori sono necessari per crescere ed evolvere.
Sappiamo che devono fare il loro pezzo di strada e se non camminano con le loro gambe non potranno mai sviluppare le competenze necessarie.
E quindi?
Qual è il nostro ruolo?
Li aiutiamo o no?
Stare fermi a guardarli mentre sono in difficoltà non mi pare una grande idea.
Magari esistesse una risposta semplice con cui fare un “copia ed incolla” in ogni situazione.
Una formuletta magica da applicare con successo per risolvere tutto.
Le situazioni sono uniche e hanno una valanga di variabili da considerare: l’età del figlio, il contesto, il tipo di difficoltà, le competenze, la sua storia…
Detto questo, c’è un’immagine che io amo particolarmente e che può essere una buona guida nel decidere quando intervenire o meno.
Avete mai visto una persona allenarsi in palestra con un bilanciere, steso su una panca e con un peso da sollevare?
Spesso vicino a lui c’è l’allenatore pronto a soccorrerlo in caso rischiasse di rimanere schiacciato dal peso.
Ecco, noi siamo proprio come quell’allenatore.
- Se sollevassimo il bilanciere al posto di nostro figlio, i suoi muscoli rimarrebbero deboli. Non lo aiuteremmo a fortificarsi.
- Se lo lasciassimo solo, rischieremmo di abbandonarlo sotto il pe
so del bilanciere.
Se invece rimaniamo accanto a lui, ad incitarlo e a credere in lui, permettendogli di sollevare i propri pesi ed intervenendo solo in caso di pericolo, quando la sua energia è insufficiente per sollevare il bilanciere, allora lo renderemmo più forte, con muscoli potenti, fiducioso di potercela fare (se noi crediamo in lui, è più facile che anche lui creda in se stesso), ma con una protezione in caso di bisogno.
Chiaro che il peso del bilanciere dipende dall’età e dalle competenze del nostro pargoletto, ma è davvero importante che nell’amore, nella stima e nella protezione gli lasciamo la possibilità di allenarsi e di sollevare i propri carichi, dai compiti, alle relazioni, alle conseguenze delle proprie scelte ed azioni.
E sapete qual è la cosa più difficile?
Permettergli di vivere le sue emozioni e le sue sfide resistendo all’impulso di intervenire.
Difficilissimo.
Ma utilissimo.
Se vuoi sapere come tradurre tutto questo in scelte, parole ed azioni concrete, scrivimi qui