Noi genitori sappiamo come i nostri amati tatini, straordinari, affettuosi, intelligenti, a volte siano anche promotori di situazioni piuttosto complesse. E sappiamo altrettanto bene come, insieme a pensieri di amore infinito, a volte noi produciamo anche qualche pensieriuccio iroso.
Insomma, sappiamo che non è utile urlare, ma a volte, nonostante i buoni propositi, qualche acuto esce ugualmente dalla bocca di mamma e papà.
Qualche anno fa ho registrato un podcast su questo argomento ed oggi lo ripropongo, perché è fondamentale che noi genitori acquisiamo delle profonde e responsabili consapevolezze.
Che effetto producono le urla frequenti nei confronti dei figli?
Ecco 8 considerazioni utilissime:
1) Se urli, tuo figlio non ascolta il contenuto di ciò che dici.
È ovvio che, quando alzi la voce, molto probabilmente vuoi insegnare qualcosa di importante del tipo:
“Fai i compiti”
“Spegni il tablet”.
Il contenuto è buono.
Insegnare ai propri figli a fare i compiti in modo organizzato, o spiegare loro che l'uso eccessivo della tecnologia fa male, mi pare proprio un ottimo messaggio, ma se lo dici urlando, tuo figlio non lo ascolta, non lo elabora, non lo impara e non lo concretizza.
Sai perché?
Perché, per elaborarlo, lui deve attivare una parte del cervello adibito al ragionamento logico e razionale ma, ahimè, se tu urli, attivi un’altra parte del cervello, quella adibita a difendersi di fronte ai pericoli.
È come aver bisogno dell’ufficio “anagrafe” per fare la carta di identità, ma sollecitare l’Agenzia delle Entrate.
Difficile che tu ottenga il documento desiderato.
Ecco, se desideri che tuo figlio attivi l’area della comprensione logica, non è utile sollecitare quella della risposta reattiva.
2) Se urli, in un primo momento tuo figlio potrebbe anche obbedirti, ma anche in tal caso c'è una conseguenza poco utile: obbedisce per paura.
Gli stai insegnando ad obbedire alle persone che urlano, gli stai insegnando ad obbedire a chi incute timore. E, se impara questo, non lo farà solo con te, ma lo farà anche col primo bullo che troverà a scuola.
E questo a noi non piace affatto.
Ricordiamoci che siamo la palestra in cui lui allena le competenze che userà fuori.
3) Se urli spesso, tuo figlio si abitua.
Nel punto precedente abbiamo visto che inizialmente potrebbe obbedirti, ma generalmente dopo un po’ il tuo urlo smette di essere efficace.
Insomma, è necessario che tu trovi qualche altra strategia.
Tanto vale farlo subito, evitando un bel po’ di conseguenze antipatiche.
4) Memo importante: tuo figlio impara con l'esempio.
Quindi più tu urli, più lui urla, più tu ti arrabbi, più lui si arrabbia. Insomma il risultato è poco conveniente.
5) La sicurezza e l'equilibrio con cui tuo figlio cresce, dipendono dalla linearità della relazione che ha con te.
Un rapporto del tipo:
“Ti voglio bene”
“Sei bravissimo”.
“Sei il mio amore”, (quando ho fila tutto liscio), e poi
“Sei insopportabile, non ne posso più. Cosa ho fatto di male per meritarti?”, (durante i litigi),
crea una relazione altalenante che ha conseguenze importanti sul suo equilibrio emotivo. E se questa relazione perdura nel tempo, i bambini sviluppano un’ insicurezza che rischia di accompagnarli nelle varie fasi di crescita.
Lo so perfettamente che non è sempre semplice mantenere una coerenza relazionale anche nei momenti di conflitto, ma se abbiamo i giusti strumenti, diventa tutto un filino più semplice.
6) Comprometti la sua autostima.
È un po’ forte questa consapevolezza, ma prova a pensare: è difficile che mentre urli in preda ai fumi della rabbia, tu gli faccia grandi complimenti. È più facile che escano parole del tipo:
“Sei un monello, sei cattivo, non ne posso, sei sempre il solito, sei un rompiscatole, quando ci sei tu finisce la pace in questa casa”.
Purtroppo queste frasi, anche se non le pensi davvero, anche se le dici solo in un momento di rabbia, arrivano nella parte più profonda di tuo figlio e gli creano delle convinzioni indelebili.
E così lui diventa sempre più "cattivo", più monello, più insopportabile. È come se gli cucissi addosso un pezzetto di identità.
Risultato? Un abbassamento della sua autostima, il che significa un peggioramento continuo del suo comportamento. Quando mai hai visto un bambino comportarsi bene dopo che gli hai urlato che è cattivo?
Anzi, subito dopo lui comincia a richiedere continue conferme:
"Sono bravo? Sono stato buono? Mi vuoi bene?".
Spesso poi si sente in competizione con gli altri e non accetta di perdere.
Insomma, se da un lato l’urlo ti permette di sfogare una frustrazione, e ti permette a volte di trovare un piccola soluzione, alla lunga rischia di creare a te e al tuo piccolo parecchie complicazioni.
7) La relazione con lui diventa sempre più sfidante e difficile.
Più urli, più diventa un'abitudine, più la vostra relazione sarà conflittuale.
E, a dirla tutta, a noi servono strumenti per semplificare la vita, non per complicarla.
8) Più tu urli, meno lui ti racconterà della sua vita e di quegli sbagli che inevitabilmente commetterà a scuola, con gli amici, nelle sue uscite in adolescenza. Lui saprà che tanto tu lo sgridi, quindi meglio starsene zitti e non dire nulla per evitare una bella strigliata.
Ovviamente non urlare non significa “fai quello che vuoi”.
Significa imparare a farsi ascoltare, imparare ad essere una guida autorevole, incoraggiante, senza aver bisogno di arrivare al conflitto.
Può sembrare complicato, ma, come in tutti gli ambiti, la conoscenza rende tutto un più semplice.
Se desideri approfondire questi temi e conoscere strumenti concreti, puoi scrivermi qui.