Mio figlio non riconosce il ruolo dell'adulto

I dieci comportamenti che ci fanno perdere autorevolezza e credibilità coi figli

ascolta il podcast qui

Mio figlio non riconosce la figura dell’adulto”.


È una frase che mi sento ripetere di frequente e descrive bene quelle situazioni in cui i tatini se ne fregano bellamente di ciò che dicono gli umani di almeno un metro più alti di loro, e i suddetti umani ne rimangono piuttosto stupiti. Ai loro tempi si portava molto più rispetto agli adulti!


Le interpretazioni a tal riguardo sono variopinte e vanno 

dal

  • questi bimbi hanno un carattere forte”

al

  • questi bimbi non portano rispetto”.


Poi ci sono io, la pedagogista guastafeste, uff, quella che sottolinea sempre la responsabilità di noi genitori e non le “mutazioni genetiche generazionali”.


Se mi seguite da un po’, sapete che per me

  • la responsabilità non assomiglia neppure vagamente alla colpa, 

  • porta con sé un potere enorme,

  • ciò che dipende da noi lo possiamo modificare,

  • ciò che dipende da noi lo possiamo migliorare,

  • ciò che dipende da noi lo possiamo risolvere.


Detto questo, non esistono bimbi che non riconoscono la figura dell’adulto, ma esistono adulti che non riescono ad essere autorevoli.


Spesso sono adulti sensibili, attenti, che non hanno voglia di riproporre i metodi veementi di una volta, che desiderano stare in relazione con i figli, che sono attenti ai loro bisogni e alle loro richieste, ma ahimè, fanno fatica a guidare, farsi ascoltare, mettere limiti e contenere.


I bimbi si prendono lo spazio che noi lasciamo: se non guidiamo noi, guidano loro. 

Il problema è che sono senza patente…..


Quali comportamenti ci fanno perdere autorevolezza e credibilità con i figli?


  1. parliamo troppo reattivamente e diciamo cose esagerate che non possiamo mantenere. 

    Se non sistemi i giochi, li butto via tutti”, “non puoi mai più utilizzare il cellulare”;

  2. ovviamente poi non manteniamo ciò che “minacciamo”.

    Chiaro che quando la “spariamo” grossa, spesso siamo in preda agli effetti della rabbia funesta e della frustrazione debordante, ma purtroppo quando ciò accade siamo in trappola: se manteniamo ciò che abbiamo detto prendiamo le sembianze dei genitori crudeli o pazzi (come altro potremmo definire un genitore che butta nella spazzatura tutti giochi del figlio?), se non lo manteniamo, la nostra parola perde valore e credibilità (attenzione: non è il figlio che non crede alle nostre parole, ma siamo noi che le svuotiamo di significato);

  3. lo manteniamo “a singhiozzo”.

    Qualche genitore mi ha confessato di aver nascosto i giocattoli, dopo varie minacce. Peccato che lo si faccia una volta ogni mai, per poi in realtà metterli in garage e farli tornare in camera dopo poco tempo;

  4. abbiamo paura di dire un no.

    Lo so, non è facile, perché i “no” sono faticosi e spesso noi genitori temiamo che i pargoli soffrano, o che si arrabbino con noi, temiamo di diventare i genitori cattivi, o che ci amino di meno, o che diano sfogo a reazioni difficili da gestire, o semplicemente ci piace accontentarli, ed è più facile dire di sì che di no; 

  5. abbiamo paura della reazione del bimbo.

    Questa è una delle situazioni che fa perdere più l’autorevolezza: camminare in punti di piedi per paura delle reazioni dei pargoli, soprattutto se ci troviamo di fronte a tatini particolarmente energici e rumorosi. E più si ha paura della loro reazione e più loro la utilizzeranno per comandare. Ed ecco a voi la creazione dei cosiddetti “bimbi tiranni” che purtroppo, nel comandare, stanno male, sono agitati, non sono mai sereni e contenti, perché non è questo il loro ruolo. Il loro cervello ha bisogno di guida per stare bene;

  6. non vogliamo farlo piangere.

    Non permettere al bimbo di piangere comporta un sacco di cose, tutte bruttarelle, ma uno degli effetti che creiamo è quello di renderlo un analfabeta emotivo. Se non gli si permette di vivere tutti le sfumature emotive, come fa conoscerle, riconoscerle e gestirle?

  7. ci dispiace troppo vederlo vivere una frustrazione.

    Su questo argomentato potrei scrivere un’enciclopedia. Cari genitori, se non insegniamo la frustrazione ai nostri tatini, loro non saranno in grado di accettare e vivere i “no” che la vita riserverà loro. È fondamentale che imparino a gestire bene i no degli amici, dei partner, dei colleghi. È l’unica strada per vivere in modo sano;

  8. perdiamo la pazienza. 

    Sugli effetti delle nostre urla ho registrato altri podcast. Qui mi limito a ricordare che chi urla perde ogni tipo di leadership. Addio alla nostra autorevolezza;

  9. accettiamo la loro sfida.

    Sappiate che perdiamo ogni volta che cediamo oppure ci arrabbiamo;

  10. adottiamo comportamenti altalenanti e poco coerenti

             Una volta si è accondiscendenti, una volta rigidi, una volta accomodanti, un'altra volta                    intransigenti. Solo la coerenza crea autorevolezza. Tutto il resto no.


Ovvio che dietro a ciascuno di questi comportamenti c'è una buona ragione, c’è un vissuto, c’è un’emozione, una sensibilità, a volte anche un dolore.


Purtroppo però, per quanto super giustificati e motivati, rimangono comportamenti del tutto inefficaci per farsi ascoltare all’interno di una buona relazione.


Se vuoi sapere esattamente come imparare ad essere un genitore gentilmente autorevole, scrivimi qui

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