non riesco ad avere un buon dialogo con mio figlio...

vedo che è infastidito e che non si diverte con me

Mi è arrivata una domanda interessantissima, a cui rispondo molto volentieri perché contiene le fondamenta di una buona relazione coi propri figli: “Sabry, sto vivendo una fase in cui non riesco più ad avere un dialogo con mio figlio, in cui è evidente che gli rompo ogni volta che apro bocca, in cui mi dice che gli ripeto sempre le stesse cose, in cui lui non mi racconta nulla di sé. Hai qualche suggerimento?”.

Ecco qualche buona attenzione:

1) Non ripetete il contenuto delle regole ed eliminate tutte le prediche, le ripetizioni, le lamentele e i pipponi. Quando impariamo a dare bene le regole, diventiamo più essenziali, coerenti, fermi e gentili. In questo modo si eliminano tutti quei momenti spigolosi in cui i figli ci percepiscono come dei veri rompiscatole.

Questa percezione spesso non deriva dal contenuto della regola (che di per sé è già piuttosto antipatica perché posticipa il soddisfacimento di un piacere immediato), ma dal modo in cui noi parliamo della regola, dal tono di predica infinita, dal tempo che occupiamo a ripetere mille volte le stesse cose (sento le voci di sottofondo che mi dicono: “Non sono io che voglio dire infinite volte le stesse cose, è mio figlio che non impara!”)

Nel momento in cui sappiamo essere efficaci in questo passaggio, la comunicazione con i nostri figli si alleggerisce moltissimo. Le regole vengono scelte, pianificate, comunicate in modo coinciso ed efficace e stop. Poi ci sono solo azioni ferme, coerenti e gentili. 

(Se desiderate conoscere un modo superefficace di dare bene le regole, ho creato l'audiocorso interattivo   "metodo 3X3": potete ascoltarlo, leggerlo, pormi le vostre domande sul metodo, ricevere le risposte).

2) Passate momenti belli insieme ai vostri figli, di puro divertimento, in cui si parli solo di cose gratuite che piacciano a loro. Niente regole, niente prediche, niente analisi, niente consigli, solo gioco, sorrisi e divertimento. Ci vuole leggerezza. Se quando stiamo con i nostri ragazzi ci sono solo problemi, scuola, voti, cellulari e stanze da riordinare diventa difficile costruire una relazione profonda. E sì, il gioco e il divertimento sono alla base delle relazioni profonde. Se abbiamo bimbi, è fondamentale giocare, giocare e giocare. I giochi di ruolo poi aprono mondi straordinari in cui i nostri bimbi ci confidano in modo simbolico i pensieri e le emozioni più intime (dobbiamo assolutamente tornare sull’argomento, perché è importantissimo e spesso nessuno ce lo dice). Se abbiamo ragazzi più grandi facciamo giochi in scatola, a carte, facciamoci mostrare i loro video, quelli che loro guardano con tanta passione. Ascoltiamo senza giudizio ed entriamo a far parte di un loro pezzettino di mondo. Cosmetici, Jordan, calcio, moda: qualunque argomento va bene. L’importante è ascoltarli, chiacchierare e non fare i vecchi brontoloni che parlano dei loro tempi in cui i giovani si vestivano e si comportavano meglio. 

Succede anche con amici, mogli, mariti e colleghi: se stiamo insieme a parlare solo di problemi, la relazione perde energia. Inoltre è impossibile creare un rapporto di confidenza se il nostro ruolo è solo quello di dare regole, e magari neppure bene.

Proviamo a pensare ad un responsabile al lavoro che esce dal proprio ufficio e si avvicina alla nostra scrivania solo per redarguirci, correggerci, richiedere e ordinare. E dopo qualche mese ci dice: “Ma perché non mi racconti nulla su ciò che pensi del lavoro e del tuo ruolo? Non mi parli mai”.

E vorrei pure vedere. Ai nostri occhi è solo un gran rompiscatole.

Se invece comincia a portare la mattina delle briosche e a passare qualche momento di chiacchiere leggere prima di iniziare a produrre; se comincia a correggere il nostro lavoro con modi chiari, fermi, ma gentili e a volte simpatici; se ricava dei momenti di leggerezza nell’arco dell’anno lavorativo, ecco che la relazione potrebbe cambiare. Non faccio esempi sui coniugi, perché potrei scrivere un romanzo sui genitori che si trasformano in organizzatori e risolutori di problemi, scordandosi di avere una relazione fra di loro (che sia chiaro, nessun giudizio da parte mia che ricordo bene cosa significhi sopravvivere alle giornate con pargoli piccini e piuttosto richiedenti).

3) Evitate domande dirette ed insistenti in quei momenti in cui i figli sono stanchi e hanno solo voglia di rilassarsi un pochino. Avete presente quelle situazioni, fuori dalla scuola, tipo:

-“Amore com’è andata?” 

-“Bene” 

-“Cosa avete fatto?” 

-“Niente”. 

Ecco in “gergo figliesco” significa: ti prego smettila, non ho voglia di parlare di scuola. 

Le domande dirette funzionano se c'è già un’abitudine a questo tipo di rapporto, altrimenti è necessario trovare altre strade e altri momenti.

Se notiamo che i nostri figli non hanno voglia di parlare, le domande insistenti e dirette hanno l’effetto contrario alle nostre intenzioni: chiudono le porte ed innervosiscono il nostro interlocutore.

4) Se desiderate che i figli si confidino è fondamentale che lo facciate voi con loro, scegliendo gli argomenti ed il tono in base all'età dei piccoli. Raccontiamo aneddoti, situazioni simpatiche, accadimenti un po’ avventurosi, descrizioni di strani personaggi incontrati al lavoro: la prima cosa che i figli imparano è il nostro comportamento, non le nostre parole. Noi parliamo con loro, loro parlano con noi. Noi ci lamentiamo in continuazione, loro si lamentano in continuazione. Noi ci raccontiamo in modo simpatico, loro faranno lo stesso. Noi stiamo zitti, loro stanno zitti. Noi urliamo, inutile dirvi che in questo loro ci superano.

Prediligiamo un modo sereno e simpatico per raccontarci, perché così creiamo momenti più divertenti ed accattivanti e loro imparano la stessa modalità (ovviamente nella vita c'è spazio per tutto, anche per confidenze più tristi e meno divertenti. L’importante è cercare sempre le “giuste” dosi).

5) Per affrontare qualche argomento importante, scegliete i momenti giusti, che in genere sono a letto prima di addormentarsi, in bagno con i bambini più piccoli, e in macchina. Ve ne confido uno mio: il mc drive. Lo so, non si dovrebbe fare pubblicità e soprattutto queste confidenze sono piuttosto impegnative per il fegato, ma vi assicuro che una volta ogni tanto mangiare cibo peccaminoso, in un parcheggio, dentro ad una macchina, crea atmosfere fantastiche.

6) Qualche volta ascoltate non solo senza giudizio, ma anche senza consigli. Io a volte lo propongo proprio: “Parlami di questa cosa che vedo che ti preoccupa e io ti presto solo due orecchie. Nessun consiglio, nessuna considerazione, solo la voglia di ascoltarti. E tu, parlando a voce alta, metti in ordine un po’ i pensieri”.

Non è affatto facile, anzi, è forse l’aspetto più complicato. Ascoltare senza dare consigli è quasi contro natura. Difficilissimo. Ma utile. Quando lo si fa.

Che poi, a dirla tutta, sono le cose che piacciono anche a noi: regole chiare, niente prediche, momenti di divertimento e leggerezza, confidenze nei momenti e nei posti adeguati, e due orecchie che ci ascoltino senza giudizio e senza fastidiosi consigli.

E la ricetta è servita.


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