perché a volte è così difficile entrare in sintonia?

le parole che chiudono le porte


Uno dei più grandi desideri di noi genitori è che i nostri figli accolgano, capiscano e memorizzino bene 

il contenuto della nostra comunicazione. 

Una cosina da nulla insomma. 

Tipo un incantesimo da Albus Silente, perchè sarebbe eccessivo anche per il giovane Harry.


Sarebbe bellissimo che loro capissero la regola, la rispettassero e magari ne capissero pure il valore

Sarebbe bellissimo capirsi e rimanere in armonia mentre si parla.

> Perché a volte è così difficile e sembra che non ci si capisca, anche esponendo concetti semplici?

> Perché emergono conflitti e si ergono muri invalicabili? 

I motivi sono moltissimi e pian piano li andremo ad analizzare. 

Uno dei principali è che noi genitori spesso parliamo con le nostre ragioni, faticando a metterci nel punto di vista dei nostri bimbi e dei nostri ragazzi.

Per poter comunicare nella reciproca comprensione  abbiamo bisogno di comprendere come funzioni il nostro cervello.

Condivido con voi uno schema funzionale di comunicazione utilizzando la didattica proposta da Paolo Borzacchiello, un esperto linguista che io vi consiglio con tutto il cuore di leggere. Ha pubblicato numerosi libri, tutti straordinariamente interessanti.


Pensate al cervello come una struttura costituita da tre elementi (non è esattamente così, ma è una rappresentazione utile): il cervello rettiliano, il cervello limbico e la neocorteccia.

Da un punto di vista evolutivo questi tre cervelli si sono sviluppati proprio secondo quest'ordine: i primi animali avevano solo il cervello rettile, successivamente i mammiferi hanno sviluppato quello limbico, e solo con levoluzione dell’essere umano la neocorteccia ha assunto dimensioni considerevoli.

Questa successione evolutiva è ancora presente dentro alla nostra testa:

Di fronte ad un evento o ad una comunicazione dapprima si attiva il nostro cervello rettile , solo in un secondo momento interviene il limbico, e comodamente per ultimo si attiva Sua maestà la neocorteccia.

Immaginate di essere di fronte ad un corridoio con due porte e dopo la seconda porta vi è una bella stanza, lunico posto utile in cui depositare la nostra comunicazione perché venga effettivamente compresa.

La prima porta rappresenta il cervello rettiliano, la seconda porta rappresenta il limbico, mentre la stanza è la neocorteccia del nostro bimbo.

Noi siamo all’inizio del corridoio e se vogliamo depositare la comunicazione nella stanza adeguata, dobbiamo necessariamente farci aprire la prima porta, farci aprire la seconda porta, e quindi entrare nel luogo in cui dobbiamo andare.

Nella maggior parte dei casi noi cominciamo a spiegare la regola con le porte chiuse e questo è il motivo per cui il nostro bimbo non ci ascolta e le nostre parole si disperdono inutilmente nell’etere.

Noi parliamo prevalentemente di rapporto con i figli, ma sia chiaro che questo funzionamento comunicativo vale per tutti gli umani, mariti, mogli, colleghi, capi, collaboratori compresi.

 

Se impariamo a comunicare facendo attenzione a questi tre cervelli, tutta la nostra vita sociale e relazionale ne beneficerà.

 

Andiamo a vedere nello specifico di cosa si occupano questi tre cervelli.

1) Il rettiliano ha limportante scopo di proteggerci dai pericoli, il suo compito è quello di scovare le insidie e le minacce, e di reagire per proteggerci.

Il rettiliano sceglie fra lattacco e la fuga, e ha una reazione immediata. 

Il rettiliano non pensa razionalmente, lui agisce d’ impulso, perché ci vuole rapidità per salvarsi dai pericoli incombenti.

 

2) Il cervello limbico è prevalentemente il cervello delle emozioni e il suo funzionamento è piuttosto opportunista: apre la sua porta se intravede un vantaggio, mentre la chiude con il chiavistello si intravede un possibile dolore.

 

3) La neocorteccia è la sede del pensiero razionale, la parte del cervello in cui avvengono gli apprendimenti. È la stanza in cui devo entrare per depositare la mia comunicazione, se voglio che il mio bimbo la possa capire pienamente.

 

Riassumendo, Abbiamo bisogno di percorrere il corridoio, di farci aprire la porta del rettiliano, cominciando la nostra comunicazione in modo da far sentire il nostro bimbo compreso. Una volta aperta la prima porta, dobbiamo farci accogliere dal limbico, sottolineando con maestria i vantaggi della regola. A questo punto dobbiamo entrare nella stanza e stringere il patto con il nostro bimbo.


Immaginate una comunicazione di questo tipo:

Non è possibile che ogni volta che c’è da spegnere la TV tu faccia sempre i soliti capricci. È ora di finirla”.

Secondo voi, questa comunicazione viene percepita dal cervello rettile come un qualcosa di rassicurante a cui aprire la porta, o come un’insidiosa minaccia da cui scappare?

Ogni volta che parlo con una persona, se inizio con unaccusa, un giudizio, o semplicemente con una spiegazione razionale, senza prima comprendere il suo punto di vista, avrò come risposta una bella porta chiusa in faccia.

“Sono stanca di arrabbiarmi tutte le sere è ora di mettere una regola perché non ne posso più”

I vantaggi della regola sono evidenti, ma per noi, non per il nostro pargolo.

 

Noi genitori siamo così intenti a spiegare le ragioni del nostro contenuto che ci dimentichiamo di usare quelle accortezze per farci aprire le porte e farci ascoltare dai nostri bimbi.

Come per ogni abilità, è sufficiente capire il meccanismo ed allenarsi un po’ per migliorare sensibilmente la comprensione reciproca con gli umani che ci circondano. 

(E magari possiamo instaurare una buona relazione di ascolto senza scomodare i professori di Hogwarts).


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