Premi e conseguenze confermanti: che differenza c’è?

Spoiler: i premi non funzionano (nel lungo termine)


Osservazioni empiriche dimostrano che premi e punizioni non funzionano nel lungo periodo di tempo.


Abbiamo già trattato l’argomento più volte per quanto riguarda le punizioni; oggi lo approfondiamo per quanto riguarda i premi.


Ho sentito centinaia di volte genitori tentare la strada del regalino “se ti comporti bene”.

-“Finisci di fare i compiti che poi andiamo in edicola a comprare le carte di Pockemon”.

Immagino che ci abbiate provato anche voi.


Spesso il risultato è entusiasmante per un breve periodo di tempo, e il nostro senso di autoefficacia cresce esponenzialmente, credendo di aver trovato l’elisir per una genitorialità facile e gioiosa. Stiamo già rivolgendo pensieri di eterno amore e somma gratitudine ad Ishihara o qualunque altro giapponese abbia contribuito all’invenzione di queste carte, e vediamo il nostro pargolo già laureato e dottorato: è così facile convincerlo con una semplice immagine di Pikachu, che il ciclo di studi sarà una banale passeggiata!


Sono quei rari momenti di esaltazione, che ahimè, tendono a durare troppo poco, per lasciare spazio subito dopo allo sconforto, all'impotenza e ad un odio atavico per quegli pseudoanimaletti mostruosi.

Infatti, le carte utilizzate come premio postcompiti funzionano solo per pochi giorni.

Dopo poco il pargolo ti guarda e, di fronte alla richiesta di studiare, ti informa che a lui non interessano né i voti, né le note né tanto meno le carte.

Magia finita.


Perché non funziona?

I motivi possono essere svariati, ma ne vediamo uno dei più interessanti.

Il messaggio del premio in realtà significa questo: se tu mi fai il regalo di svolgere i compiti, io ti faccio il regalo dei Pokemon.


Insomma, i compiti sono un regalo per i genitori, la motivazione della svolgimento è esterna ed è legata al desiderio di compiacere mamma e papà. I compiti sono per mamma e papà, e incidono poco sulla motivazione interna del bimbo.


Le motivazioni personali che di solito esponiamo sono troppo spostate nel futuro:

-domani potrai prendere un bel voto;

-quando sarai grande avrai più possibilità di trovare un buon lavoro.


Abbiamo bisogno di trovare una conferma interna, motivante, incoraggiante, che definisca positivamente il ruolo del piccolo e gli crei una definizione utile e positiva, che riguardi lui e non i genitori.


Queste conferme devono essere logiche, incoraggianti e riferite al tatino.


Vediamo un esempio:

- "sono le 16:00 e alle 18:00 dobbiamo andare dalla nonna. Sei tu padrone del tuo tempo e guarda cosa succede: queste due ore puoi impiegarle tutte sui libri, oppure, concentrandoti super velocemente sugli esercizi, puoi fare in modo di conquistare il tempo per guardarti un cartone".


Supponiamo che il bimbo quel giorno riesca ad essere veloce e si conquisti il suo tempo per la tv. A quel punto è necessario dargli un feedback sulla sua competenza, in modo che sia più facile che la riutilizzi il giorno successivo:

sei un bimbo organizzato e concentrato. In questo modo avrai un sacco di tempo a disposizione per fare le cose che ti piacciono di più”.


Vedete la differenza?

  • Il cartone non è un premio, ma una sua conquista;
  • non ha fatto nessun piacere ai genitori, ma è semplicemente un'organizzazione utile per lui;
  • lo definiamo in modo positivo cosicchè lui possa identificarsi con queste competenze;
  •  e soprattutto è una sua responsabilità, e noi sappiamo che finché la scuola riguarda più noi genitori che gli studenti, loro non potranno mai diventare realmente responsabili.


In questo modo lui farà sempre i compiti?

No, per sviluppargli questo tipo di autonomia è necessario fare alcuni passaggi pratici e consapevoli, ma sicuramente questa conferma è molto più utile dei premi.


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