Qualche minuto di podcast non pretende di dare formule magiche spendibili in ogni situazione. Ogni persona, ogni famiglia, ogni contesto ha le proprie dinamiche che meritano di esser ascoltate e meritano una soluzione specifica.
Detto questo, ci sono delle considerazioni generiche che si adattano a quasi tutte le situazioni in cui perdiamo la pazienza.
Anche se emotivamente ci sono spesso delle ottime ragioni per trasformarci nell’ incredibile Hulk, da un punto di vista educativo si tratta di un atteggiamento davvero poco utile, anzi, se ripetuto, purtroppo è proprio dannoso.
Ho pubblicato diversi articoli e podcast sull’argomento, ma visto che, oltre ad essere un pedagogista clinico, sono pure una mamma, non disdegno ripetermi un pochino. Però sarò supersintetica.
Perdere la pazienza ripetutamente è utilissimo a:
✔stare male
✔nutrire i nostri sensi di colpa geneticamente programmati dal momento in cui diventiamo genitori
✔essere totalmente inefficaci nelle regole (l’urlo può esser utile in un primo momento, ma poi le creaturine si abituano e diventano immuni a questo tipo di minacce)
✔rovinare il clima in famiglia
✔rendere la genitorialità faticosissima
✔insegnare ai figli la stessa aggressività
✔renderli insicuri e quindi più richiedenti di conferme
✔renderli più esposti a possibili atti di bullismo
Lo so, a volte l’Hulk che c’è in noi è difficile da azzittire, ma, come sappiamo dai film della Marvel, pure lui è riuscito a dominare la rabbia.
Ci sono alcuni elementi che, se impariamo a conoscere, sono utilissimi per mantenere uno stato di calma, adottare un atteggiamento più paziente ed utilizzare i nostri superpoteri senza subirli come il nostro eroe verdognolo.
I tasselli fondamentali da conoscere e gestire sono tre:
- le nostre aspettative
- le nostre interpretazioni
- il nostro senso di potere
Vediamo un esempio concreto, uno dei miei preferiti: mio figlio non vuole spegnere la tv.
CASO UNO:
- Aspettative: mi aspetto che mio figlio spenga la tv da solo, perché, porca miseria, gliel’ ho spiegato, ripetuto e preso accordi con promesse da scout.
- Interpretazione: È ingiusto che non spenga, lo fa apposta, lo fa per darmi fastidio e per sfidarmi. Lui è perfettamente in grado di spegnerla. Semplicemente non vuole
- Senso di potere: le ho provate tutte. Con le buone e con le cattive. Lui semplicemente non mi ascolta e non so più cosa fare.
Secondo voi, quando il bimbo non spegne la tv, con questa tripletta di aspettative, interpretazione e senso del potere, quale emozione prenderà forma nel mio cervello?
La mia aspettativa viene delusa, io formulo un pensiero di ingiustizia e mi sento completamente impotente di fronte a questo fallimento.
Unico risultato possibile?
L’insorgere di un senso di rabbia profonda.
Delusione, ingiustizia ed impotenza sono un mix perfetto per dar forma all’ira più funesta.
Ricordate bene questo: ogni volta che vi create delle aspettative irrealistiche (perchè confondete i desideri con la realtà), ogni volta che interpretate il comportamento del vostro bimbo come ingiusto, ogni volta che percepite un senso di impotenza educativa, state creando le prerogative per vivere un senso di frustrazione e di rabbia, che a loro volta generano una reazione veemente nei confronti del vostro pargolo. Reazione poco utile da un punto di vista educativo che, oltre ad impedire l’apprendimento del bimbo, fomenta in voi scomodi sensi di colpa.
CASO DUE:
- Aspettative: ha sempre fatto fatica a spegnere la tv quindi mi aspetto che continui ad essere un momento difficile. Mi piacerebbe che la spegnesse, ma questo è un mio desiderio. Se avessi un milione di euro,in cosa scommetterei? Che la spegne oppure no? Scommetterei sicuramente sul secondo caso. Non la spegnerà. Questa è la mia aspettativa realistica.
- Interpretazione: è giusto che si comporti così, lui ha bisogno di essere un guerriero rispetto al suo piacere immediato. È giusto perché non riesce ad autocontrollarsi, è giusto perché non riesce ancora a posticipare il piacere, è giusto perché non gliel’ho ancora insegnato seguendo tutte le fasi di un buon metodo. Lui non lo fa apposta, mi vuole bene e non ha alcun interesse a farmi arrabbiare. Semplicemente non riesce ancora a comportarsi diversamente. Ha bisogno di impararlo. C’è bisogno che glielo insegni. È vero, gliel’ho spiegato mille volte, ma le parole non bastano. Non sono mai stato gentilmente coerente fino in fondo.
- Senso del potere: sono un genitore curioso, sono sempre alla ricerca di informazioni per essere più consapevole. Ora so cosa devo fare per insegnare a mio figlio questa competenza. Ora conosco il metodo, lo applico, mi alleno per diventare sempre più preciso e vedrò il bimbo diventare ogni giorno più competente. Se non so cosa fare, chiedo aiuto, chiedo un confronto, chiedo informazioni per poter pianificare, comunicare ed applicare in modo gentilmente fermo la regola. Ho tutto il potere di farlo.
Questa è una tripletta totalmente diversa: aspettative adeguate che troveranno corrispondenza nella realtà, interpretazione di giustizia e senso di potere consapevole.
Risultato?
Maggiore serenità e quindi maggiori risorse per poter aver il cervello razionale a nostra disposizione e quindi poter scegliere un comportamento consapevolmente strategico ed utile.
Il bimbo impara e noi siamo fieri e soddisfatti del nostro intervento.
Ovviamente si tratta di un percorso, ne dobbiamo fare un pezzetto alla volta.
Con le giuste informazioni sarà sempre più semplice creare emozioni serene e scegliere strategie vincenti.