Il ruolo della razionalità nel nostro comportamento?
Ovviamente dipende, ma... in genere è la compagna povera dei nostri ragionamenti. L’emozione è più veloce, più violenta, più protagonista, più prepotente. È una primadonna. La razionalità è la comparsa lenta e piuttosto ritardataria.
Ma sapete la cosa fichissima? Che noi in realtà usiamo la razionalità, ma più per giudicare gli altri che per guardare e guidare noi stessi.
Ok, passiamo a degli esempi concreti, in modo da rendere il concetto un filino più comprensibile.
Quando noi osserviamo gli altri è facile individuare i comportamenti problematici e anche le soluzioni. Con i nostri figli, poi, siamo uno spettacolo.
Esempio: “Non capisco perché passi il pomeriggio a non fare niente, se poi hai solo conseguenze negative: brutti voti, litigi, insoddisfazione e disagio a scuola. Non è più semplice concentrarti un'ora, fare tutto e poi rilassarti?”.
Il nostro ragionamento non fa una piega.
Altro esempio: “Ma se ogni volta che ti opponi, rispondi indietro e pretendi con arroganza, vedi che non ottieni e soprattutto si creano momenti e atmosfere di conflitto e di disagio, perché continui e ti ripeti ogni giorno? Non è più semplice essere cortese e rispettoso e vivere giornate serene, ottenendo anche molto di più?”.
Anche in questo caso nessuna confutazione.
Qual è il problema? Che il nostro ragionamento è solo razionale e non tiene conto di tutti gli inghippi emotivi che stanno alla base del comportamento dei nostri figli.
Come dicevo all’inizio, con gli altri ci viene facile osservare, analizzare e suggerire in modo assolutamente razionale.
Quando invece parliamo di noi stessi, la razionalità si piglia una pausa.
Ad esempio: sappiamo perfettamente che mangiando in modo più sano possiamo perdere qualche etto di troppo, sentirci meglio, avere più energia per vivere meglio. Eppure, cosa facciamo di fronte alla dispensa dei dolci?
Vediamo che il metodo dell’incazzatura, delle urla e delle punizioni non funziona. Eppure, cosa facciamo il giorno dopo, se non ripetere lo stesso comportamento?
Sappiamo che un po' di movimento fisico è il miglior investimento per la nostra salute di oggi e di domani. Cosa scegliamo tra divano e corsa?
Mangiamo, urliamo e stiamo sul divano nonostante queste scelte non siano assolutamente coerenti con un beneficio razionale, ma lo facciamo ugualmente perché le emozioni predominano la maggior parte delle volte.
“E quindi Sabri, dove vuoi arrivare? Cosa c'entra con l’educazione dei figli?”.
Ecco una piccola ricetta per migliorare la nostra relazione con loro:
1) Con i figli dobbiamo imparare ad interpretarli, capendo ed accogliendo tutta la sfera emotiva che li rende a volte poco efficaci nelle loro scelte. È importante comprendere davvero la loro difficoltà nel concentrarsi nello studio, capire la loro impulsività nel rapportarsi con gli altri, comprendere le loro ragioni emotive di scelte a volte sconvenienti. Come diciamo sempre, capire non significa essere accomodanti e non significa non fare rispettare le regole. Ma, se comprendiamo il loro punto di vista, è molto più semplice entrare in una relazione più intima, empatica e utile con loro, è molto più facile dare loro la sicurezza affettiva di cui hanno bisogno, è molto più facile guidarli in modo gentile, ma fermo nel rispetto delle regole.
2) Con noi stessi dobbiamo imparare ad attivare più consapevolmente la parte razionale: questo non significa criticarci o non accettare la forza delle nostre emozioni, significa semplicemente integrare con consapevolezza la nostra emotività con la razionalità. Davanti a santa nutella, va benissimo accettare la nostra voglia di dolce e di piacere, ma è altrettanto importante attendere qualche minuto ed attivare una sorta di dialogo col piccolo grillo parlante dentro l’emisfero sinistro del nostro cervello. Dico davvero: intraprendiamo un dialogo fra emozione e razionalità, un confronto rispettoso che ci avvicini all’integrazione delle due aree:
- "Madonnina, che voglia di Nutella!"
- "Effettivamente è strabuona, ma pensa anche al dopo. Poi come ti sentiresti?"
- "Forse me ne pentirò, ma con la giornata che ho avuto oggi davvero me la merito."
- "Certo che sì, ma meriti anche di stare bene, di sentirti in forma, di dormire bene senza che la pancia esploda."
- "Dai, ne mangio un po' e da domani mi metto a dieta."
- "Quante volte hai rispettato questo proposito? Dai, troviamo una soluzione alternativa, proviamo un comportamento diverso da quello che hai avuto fino ad oggi e che non ti ha permesso di raggiungere i tuoi risultati."
Ecco, se ci prendiamo il tempo di fare questo tipo di dialogo, oltre a mettere le basi per un serio comportamento schizofrenico e ad apparire come una sorta di persona folle che parla da sola, impariamo a prendere tempo e ad attivare anche la ragione, oltre all’impulso.
Uguale per quanto riguarda i nostri ragazzi:
- "Cacchio, ancora non lo fa, nonostante gliel'abbia ripetuto mille volte. Adesso mi sente."
- "Aspetta, hai già provato a litigare mille volte. Sicuramente ti sfoghi, ma poi cosa succede?"
- "Sì, ma se lo merita e devo dirgliene quattro."
- "Ovviamente non va bene il suo comportamento, ma dopo che ti sei sfogata sai già cosa succederà. È un copione che hai già vissuto. Prova a pensare, vuoi riviverlo? E se provassimo ad apportare qualche piccolo cambiamento?"
- "Adesso sono troppo incazzata."
- "Ok, e se semplicemente decidessi di parlargli fra mezz’ora anziché subito e nel frattempo vai a fare due passi?"
Abbiamo due emisferi nel nostro cervello, ci sarà pure un motivo. Se impariamo ad usarli in modo integrato, rischiamo di avere delle risorse inaspettate.
Se hai voglia di fare questo percorso con me, scrivimi qui