Le relazioni richiedono impegno.
Non solo quelle con i figli.
Le relazioni in generale richiedono impegno, consapevolezza, intenzionalità, competenza ed energia. E tutto questo a volte è faticoso.
Sapete perché?
Perché per costruire qualcosa di buono non possiamo esprimerci in ogni istante in base alle nostre emozioni, ai nostri impulsi, alle nostre ragioni. Se desideriamo che la relazione cresca nella bellezza e nella forza, c’è bisogno di veder anche le ragioni, le emozioni e i bisogni dell’altro.
E tutto questo richiede impegno.
Siamo a casa, abbiamo avuto una giornata impegnativa, ma abbiamo comunque trovato il tempo e le energie per sistemare e pulire tutto. Torna a casa il marito (sì lo so, potrebbe essere anche la moglie, ma mi viene più facile l'esempio del maschio disordinato. Faccio outing: io vivo solo con cromosomi y, quindi vi chiedo un po’ di comprensione)… dicevo, torna il marito stanco e stressato, toglie scarpe e giacca e le lascia bellamente sopra alla prima sedia che trova.
Ovvio che l’ormone inviperito schizza vivacemente e sarebbe così liberatorio potergli propinare un meraviglioso…. “questa casa non è un albergo”.
Sono quegli evergreen così catartici!
Ed emotivamente avremmo tutte le ragioni di questo mondo.
Ma, con quale risultato?
Lui che contrito ci chiede e scusa, e si converte all’ordine e alla pulizia?
Diciamoci la verità. Il risultato più probabile è solo una gran litigata, arrabbiature, musi e giacca sempre incollata a quella prima odiosa sedia.
Se desideriamo una bella relazione abbiamo bisogno di comprendere anche la stanchezza del marito, il suo sincero punto di vista, e dobbiamo comunicare la richiesta in tutt'altro modo, creando un’atmosfera molto più utile.
Dobbiamo attendere, controllare, filtrare, integrare e scegliere con impegno una comunicazione e un comportamento più efficaci.
Sì, ci vuole impegno, intenzionalità, competenza, allenamento, fatica.
Vogliamo parlare dei nostri pargoli?
Quanto sarebbe facile esprimere veementemente il nostro disappunto di fronte a camere improbabili, cellulari bollenti, carte di merendine sul divano, note sul registro, ritardi, parolacce e sfide di vario ordine e grado?
Inutile dircelo, lo sappiamo già. Ci sfoghiamo, ma poi i conflitti a lungo termine non portano a nulla.
Si, c’è un metodo, chiaro, concreto, ed efficace per risolvere queste situazioni, per dare regole, per insegnare, per creare patti educativi senza che ci sia bisogno di dilungarci in inutili prediche e sprecare energia in urla e minacce.
E sapete quali sono i feedback che mi sento ripetere più spesso?
Cavolo sabri, tutto chiaro, utile e ne capisco l'efficacia, ma zio Billy, che fatica, che fatica mantenere la calma, essere coerente, utilizzare le parole che proponi. Funziona tutto, ma ci vuole impegno a rispettare tutte le tappe di metodo 3x3.
E sapete la mia risposta?
Sì, ci vuole impegno e fatica.
Ma oggi, grazie ad uno spunto di Andrea Giuliodori, creatore di Efficacemente, una piattaforma di crescita personale davvero interessate, ho deciso di condividere un ragionamento che è alla base di tantissime mie scelte personali e lavorative.
È vero che per utilizzare il metodo 3x3 ci vuole impegno, energia e fatica.
Ma vivere in una casa con continui conflitti e sfide non è faticoso?
Forse è addirittura più dispendioso da un punto di vista energetico.
Ci vuole fatica a far rispettare le regole, a dire di no ed essere fermi e coerenti con i patti educativi. Ma non è forse faticoso avere un figlio che non rispetti le regole?
Ci vuole fatica a trasformare la nostra reattività in una comunicazione tranquilla, ma non ci vuole forse fatica a vivere in un clima di conflitto, musi e tensione?
Per me è semplice dare delle strategie superefficaci per risolvere le solite questioni quotidiane coi figli. È un po’ come una buona dieta fatta su misura per una persona. Funziona.
Ma poi evitare i bignè al cioccolato implica fatica.
Ma non è forse faticoso sentirsi gonfi, impacciati e lenti?
Non è forse complicato non riuscire a dormire la notte perché lo stomaco è troppo pieno?
Non è faticoso mettersi al lavoro con la palpebra pendula per aver pranzato con 3000 calorie iperglicemiche?
Quindi dobbiamo semplicemente decidere quale fatica affrontare, dobbiamo semplicemente decidere dove investire le nostre energie:
- per applicare un buon metodo educativo, con attenzione, intenzionalità e controllo?
- o per sopportare conflitti, clima pesante e sensi di colpa?
- decidiamo di fare un po’ di fatica ora per goderci i risultati poi?
- o decidiamo di sfogarci ora per sopportare le difficoltà nelle ore successive?
Ieri (il primo maggio) sono uscita a pranzo col mio pargoletto più piccino. Vabbè, 17 anni. Diciamo, quasi piccino. L’eroico adolescente, tre anni fa, ha optato per una scelta piuttosto rischiosa, pur essendo stato avvertito di tutti i pericoli, visto che qualche decennio prima ci ero passata pure io: il liceo classico.
Ieri parlavamo della fatica nell’affrontare tutti i giorni una bella mole di studio, organizzata in poco tempo visto gli impegni agonistici. Lo ascoltavo e rivivevo i miei anni di liceo, con tutte le domande filosofiche del tipo “chi cacchio me lo fa fare?" (gergo kantiano, che denota la mia alta cultura).
E poi abbiamo analizzato le alternative esattamente nei termini di fatica:
1) studiare tutti i pomeriggi è assolutamente impegnativo
2) ma qual è la tua alternativa? E che costo ha? Trovarsi la sera con i compiti da fare o andare a scuola impreparati è indolore? O in termini di ansia è molto più faticoso?
Insomma, non ci sono scelte gratuite. Dobbiamo solo decidere quale sia la fatica più utile da sostenere.
Martedì 24 maggio terrò un webinar di due ore in cui spiegherò nei dettagli e in modo assolutamente concreto il metodo 3x3, per riuscire a farti ascoltare da tuo figlio, senza urla e prediche, mantenendo una relazione empatica e di fiducia reciproca.
Uno dei modi per educare con più risultati e meno fatica, è conoscere le giuste strategie.
Sarà un incontro di due ore in un piccolo gruppo a numero chiuso, per facilitare il confronto diretto, a soli 49 euro.
Per info scrivimi qui.
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