Una delle mamme con cui lavoro (di una simpatia travolgente), mi racconta che, per adottare una comunicazione gentile ed empatica, ha usato un tono particolarmente mieloso, assolutamente non in linea con la sua modalità.
Il suo bimbo, un ottenne molto sveglio e veloce, l’ha guardata probabilmente con un misto di preoccupazione (omioddio, mia mamma ha contratto qualche strano virus) e stupore (forse un alieno si è impossessato di lei), ed ovviamente ha risposto con una lievissima punta di sarcasmo.
A parte il fatto che i due personaggi in questione potrebbero tranquillamente inscenare uno spettacolo teatrale ed avrebbero un successo planetario, questo commento ci dà la possibilità di fare alcune considerazioni utili.
Il metodo 3x3 prevede necessariamente uno stile di comunicazione che faccia sentire il figlio compreso e richiede un comportamento rigoroso, ma sereno e gentile.
Non è una carineria, è scienza: se il cervello del nostro interlocutore non si sente compreso, entra in una situazione di allerta e propone un atteggiamento o di chiusura o di attacco.
Questo ovviamente scatena circoli relazionali di opposizione, conflitto e frustrazione per figli e genitori, in una dinamica educativa totalmente inefficace.
Nei miei audio io spesso utilizzo esempi con toni e parole leggermente esasperati, semplicemente per far capire bene la direzione che dobbiamo seguire.
Ma nella realtà dei fatti è necessario utilizzare dei toni assolutamente adattati:
- al vostro stile
- allo stile e all’età di vostro figlio.
Per costruire una buona relazione di ascolto coi figli, è necessario essere fedeli allo schema che fornisco nel metodo 3x3, ma lo stile con cui lo fate deve essere personalizzato.
Essere gentili non significa essere mielosi; essere empatici non significa vocina in falsetto e vezzeggiativi.
- “amore mio bello, penso di poter capire bene quello che dici”,
si può trasformare in un semplicissimo
- “si, ci sta” (una delle mie risposte empatiche preferite)
- "anima mia, oggi abbiamo fatto tante cose belle, ed ora bisogna andare a letto perchè domani tu possa avere tutte le enrgie che ti servono, luce dei miei occhi"
può diventare
-“è una rottura andare a letto adesso, ma è l’unico modo per stare bene domani”
Si può essere molto easy, molto asciutti, ma assolutamente empatici e strategici.
La gentilezza non sta nei vezzeggiativi o nelle vocine. La gentilezza sta nello scegliere le giuste parole che facciano sentire la persona compresa e non accusata, con lo stile che vi sta meglio addosso.
Ovvio che, se vi rendete conto che il vostro tono, pur non volendolo, viene percepito come troppo secco e poco affettivo, bé, lì dobbiamo un pochino lavorarci.
Non serve trasformarsi in Biancaneve, ma semplicemente trovare un modo per far percepire al figlio i messaggi utili.
L’amore, per essere un buon nutrimento, non deve essere solo provato. Abbiamo bisogno anche di farlo percepire.
È poco utile amare infinitamente i figli, se poi loro non lo riescono a sentire. È poco utile comprenderli, se loro non lo sanno. È inutile dare regole vantaggiose per la vita, se i figli non ne capiscono l'utilità.
Quindi, rispettiamo i tre passaggi della comunicazione e troviamo un nostro stile per esprimere empatia, amore ed incoraggiamento in modo che i figli lo possano percepire senza alcun dubbio.