Una delle sfide più importanti di noi genitori è quando il figlio non rispetta la regola:
- è una sfida emotiva, perché dobbiamo controllare istinti poco eleganti;
- è una sfida cognitiva, perché dobbiamo decidere cosa fare;
- è una sfida relazionale, perché, mannaggia, è uno dei momenti più significativi per scegliere che tipo di rapporto instaurare col pargolo.
E poi c’è la responsabilità, perché lo sviluppo di una creaturina dipende in gran parte da noi, e, giusto per non farci mancare nulla, vogliamo parlare dei sensi di colpa e dei mille dubbi sul nostro operato, ogni volta che il tatino ci sfida e noi facciamo qualcosa che, col senno di poi, non ci piace per nulla?
Un prologo semplice semplice, giusto per introdurre la vita emotiva del genitore.
In realtà tutto questo può essere semplificato, perché come sempre, la conoscenza rende tutto più fluido: sapere cosa fare semplifica la vita .
In questa puntata analizzo due situazioni:
1) l’opposizione del figlio, quando un genitore non sa bene come far rispettare le regole (e che sia chiaro, nessuno ci dà il libretto delle istruzioni per cui è una situazione più che naturale);
2) l’opposizione del figlio, quando il genitore ha un metodo chiaro e concreto per far rispettare le suddette regole.
Situazione numero uno:
“amore, sistema i giochi”.
Nanetto furbissimo e per nulla intenzionato a sobbarcarsi quell’insensata fatica, guarda il genitore e dice bellamente: “no”, oppure, se fa parte dei negoziatori più abili, ti risponde:
“lo faccio dopo”, dove il concetto di dopo è piuttosto vago ed assomiglia pericolosamente al “mai”.
Il genitore, ingenuamente speranzoso, comincia la sua opera di convincimento, ignaro che si tratti di uno dei grandi errori per definire la propria autorevolezza.
E comicia così la grande maratona comunicativa che parte dalla gentilezza e termina in minacce difficilmente sostenibili.
Risultato della sfida per il povero genitore:
- - perdita della pazienza
- - stanchezza non recuperabile neppure con 10 ore di sonno
- - desiderio di cercare un lavoro overtime, che lo tenga fuori di casa per almeno 12 ore al giorno
- - perdita di autorevolezza
- - probabile pentimento
- - rassegnazione, mista ad autostima in caduta libera
Risultato per il bimbo:
- - rottura della relazione col genitore e relativo senso di insicurezza
- - percezione di non essere bravo (e questa percezione non lo porta ad essere più bravo domani)
- - se cede alle minacce, impara ad obbedire per paura
- - se non cede alle minacce, impara che è più forte del genitore e diventa il cosiddetto “bimbo tiranno” (e no, non è felice perché lui ha bisogno di una guida per essere sereno).
Situazione numero due, con genitore che ha un metodo concreto, chiaro ed efficace per dare bene le regole:
“amore bello come il sole (appellativo non indispensabile ai fini della strategia), per avere tutti tuoi giochi a disposizione, senza rischiare che vengano persi, e per poter avere lo spazio per divertirti, si fa così : prendi una scatola alla volta e, quando desideri cambiare gioco, sistemi la prima e pigli la seconda. Io sono qui ad aiutarti. Se prendi la seconda senza aver sistemato la prima, io la ripongo nell'armadio. L’unico modo per cambiarla, è sistemare quella con cui hai giocato. Così sai sempre dove trovare i tuoi giocattoli e tu hai lo spazio per divertirti”.
Il nanino ascolta ed ovviamente pensa:
“col cavolo che lo faccio. Figurati se io devo pure fare questa fatica. Io voglio solo giocare”.
Ma il genitore, munito di strategie concrete ed efficaci, sa perfettamente cosa fare.
Non permette al pargoletto di pigliare la seconda scatola senza aver sistemato la prima.
Lo fa con fermezza, ma con grande serenità, senza arrabbiarsi, anzi capendolo e dicendogli:
“ci sta che tu abbia bisogno di sperimentare cosa accada. Questo ti premetterà di capire e di diventare sempre più abile a gestirti i giochi”.
E se il bambino non li sistema neppure la sera?
Ce ne faremo una ragione. L’indomani si ritroverà la stessa scatola dei giochi ad aspettarlo.
Cosa succede al genitore?
- - È felice del suo ruolo di guida;
- - è sereno perché sa che il tentativo del figlio è naturale e pure utile;
- - non ha sensi di colpa perché non fa nulla di cui pentirsi.
Il suo bambino sperimenta che:
- - quella regola è proprio importante, perché la sua mamma e il suo papà non mollano proprio;
- - lui è un bravo bimbo anche se “sbaglia”. Sta semplicemente imparando;
- - la sua relazione con i suoi genitori è stabile, non va su e giù come le montagne russe e questo gli permette di maturare una sicurezza incrollabile;
- - e poi necessariamente impara a sistemare i giochi, accrescendo le sue competenze e sentendosi sempre più capace.
Ecco cosa significa sapere dare bene le regole.
La sfida diventa un’occasione di crescita, apprendimento e sicurezza.
Diventa un’occasione per definire i ruoli, per imparare e instaurare relazioni straordinarie
Rasserena le dinamiche, elimina senso di impotenza e di insicurezza, crea famiglie sicure e stabili.
È facile tutto questo?
Diciamo che è semplice , ma non facile,
Il metodo 3x3 è estremamente fluido e logico.
Applicarlo richiede allenamento, tenacia, costanza e sperimentazione.
Ma se lo facciamo insieme, il processo diventa più veloce ed efficace.