Per una società sempre
più connessa, le disparità di accesso a internet e alle nuove tecnologie rimangono un grosso ostacolo al completamento di una delle maggiori rivoluzioni del
nostro tempo: la digitalizzazione.
Il problema è stato
avvertito dalla classe politica anni fa: Al
Gore, Vicepresidente degli Stati Uniti per entrambi i mandati di Bill
Clinton, utilizzò l'espressione digital divide in un discorso a
Knoxville, Tennessee, già nel 1996.
La questione tuttavia è rimasta attuale, anche in Italia. Non è un caso che Sergio Mattarella - nel suo messaggio
in occasione del giuramento da Presidente della Repubblica - abbia affrontato
apertamente il tema, affermando che “Garantire la Costituzione significa
[…]
promuovere la cultura diffusa e la ricerca di eccellenza, anche utilizzando le
nuove tecnologie e superando il divario digitale."
Ma cosa intendiamo esattamente quando parliamo
di divario digitale? Il digital divide potrebbe essere definito come la forbice che separa la parte di popolazione che ha accesso alle
tecnologie digitali ed è in grado di farne uso, dalla restante parte inabile a
goderne (per un approfondimento sulla storia e il significato
dell'espressione e sul risvolto sociologico che comporta può essere
interessante dare una sbirciata qui. I
più curiosi, invece, potranno leggersi con calma questo volume).
Come riportato dai dati
Istat 2014, in Italia rispetto al 2013 è aumentata la quota di
famiglie che dispongono di un accesso a internet da casa e di una connessione a
banda larga (rispettivamente dal 60,7% al 64% e dal 59,7% al 62,7%). Le famiglie con almeno
un minorenne sono logicamente quelle più attrezzate sul fronte tecnologico,
mentre appena il 17,8% dei nuclei familiari composti da soli
ultrasessantacinquenni possiede un personal computer e soltanto il 16,3% di
essi dispone di una connessione per navigare.
Gli aspetti
socio-demografici e culturali del problema sono naturalmente molto più numerosi
e complessi ma - come ha ricordato il Professor
Guido Di Fraia - il vero limite
italiano è anzitutto strutturale.
Il divario sul
territorio, infatti, non ha subito cambiamenti tra 2013 e 2014: le famiglie del
Centro-nord che dispongono di un personal computer e di un accesso a Internet
da casa sono rispettivamente il 66% e il 66,6%, contro il 57,3% e il 58,3%
delle famiglie del Mezzogiorno. Quest'ultima ripartizione registra un forte
ritardo anche nella connessione alla banda larga: 56,4% contro 65,4% del
Centro-nord.
In un'intervista
rilasciata a Wired, Stefano Quintarelli
ha elencato gli ostacoli strutturali alla diffusione della banda larga nel
Belpaese: la presenza di numerose città
storiche, che vanno tutelate; la concentrazione
di piccoli centri abitati uno accanto all'altro; la sopravvivenza di una capillare rete telefonica in rame, che
ostacola la diffusione della fibra ottica.
L'intervento del
Governo, insomma, urge. Lo Sblocca
Italia, più volte invocato, chiede di essere applicato. Ora o mai più.