Aiuto, mio figlio non vuole andare a scuola!

Cosa si nasconde dietro alla difficoltà di entrare in classe

Quando un bambino viene alla luce, è molto facile empatizzare con lui, comprenderne lo smarrimento dovuto al confronto con un mondo complesso, fittamente popolato, pieno di rumori e stimoli di ogni genere, così lontano dalla quiete ovattata del grembo materno.

La scuola è un portone, dietro al quale c’è il mondo. Varcare quella soglia, è un po’ come nascere di nuovo: abbandonare il certo per l’incerto, fidarsi di nuovi riferimenti, aprirsi all’ignoto, per conoscerlo, un pezzo alla volta. Un’esperienza indubbiamente vertiginosa.

Non è raro, infatti, che i bambini, a partire dai 5 anni, sperimentino e manifestino un certo disagio scolastico, accompagnato spesso da sintomi somatici, che in alcuni casi impatta negativamente e con forza sulla famiglia intera, in termini sia emotivi che pratici.

Prima di richiedermi una consulenza, generalmente i genitori le provano tutte, ma tutte davvero: dall’ assecondare al tentare di ragionare insieme, fino alla costrizione fisica con tutte le conseguenze negative del caso per entrambi.


Come agire quindi per aiutare i propri bambini a superare questa difficoltà?

Assumere consapevolezza circa la portata emotiva dell’ingresso a scuola, empatizzare con lui senza sminuire le sue emozioni, può essere sicuramente un buon inizio per aprire una finestra di dialogo efficace, da cuore a cuore.

Ma non basta, perché da adulti abbiamo anche un secondo dovere, ed è quello di osservare, ed osservare significa anche chiedere aiuto per farlo, quando ci si rende conto di non riuscire ad essere sufficientemente lucidi (il che non è raro quando si vive una situazione di disagio così pervasiva).

Possiamo osservare se il rifiuto della scuola avviene come evitamento di situazioni che provocano emozioni complesse da gestire per un bambino, come paura e/o ansia. In questo caso è possibile e indicato lavorare proprio sulla gestione di queste emozioni, attraverso percorsi che mirino ad una maggiore consapevolezza delle stesse.

In alcuni casi il bambino tende ad evitare situazioni valutative sfavorevoli, poiché queste gli provocano un’insostenibile frustrazione, un sentimento di umiliazione difficile da gestire. Va da se che, in tal caso, uno degli elementi da considerare sia la ripercussione che tali valutazioni hanno in casa, tentare di capire se si è accoglienti nei confronti del disagio provato o se si tende invece a focalizzarsi unicamente sull’insuccesso, non certo con l’intenzione di ferire ma con quella di stimolare maggiormente il bambino, il quale però non riuscirà a processare le sue emozioni in modo adeguato e si sentirà sopraffatto.

Potrebbe anche trattarsi di un tentativo di ricevere un’attenzione particolare da parte di qualcuno di esterno alla scuola, questo si evince rilevando delle differenze nella gestione di questa tensione al variare delle attenzioni ricevute nelle ore immediatamente precedenti, o in seguito a situazioni atipiche rispetto alla relazione con quella persona, ad esempio in seguito ad un periodo di particolare lontananza o vicinanza.

Esistono poi fattori relazionali, emotivi ed organizzativi che possono contribuire alla nascita di questo tipo di disagio, come il ritorno a scuola dopo un lungo periodo d’assenza, un’alterazione degli equilibri familiari o il timore stesso di non essere in grado di soddisfare le aspettative dei genitori.


Per questo valgono sempre alcune raccomandazioni educative:

- comprendi come genitore che il rendimento non è tutto, che tuo figlio potrebbe non essere bravissimo in qualunque cosa e che non si tratterebbe comunque della fine del mondo: incoraggia i suoi talenti, aiutalo a scovarli e a coltivarli, promuovendo la sua autostima oltre ogni insuccesso.

- valorizza l’impegno, non la valutazione. La valutazione, anche quando è obiettiva, è variabile, perché possono cambiare i criteri di verifica. Magari tuo figlio conosce benissimo quella pagina di scienze, ma avrebbe preferito dimostrare quella conoscenza attraverso un’interrogazione orale, perché quando scrive non riesce a concentrarsi sui contenuti, preso dal controllo della forma. Un po’ come quando tu preferisci fare una chiamata, invece che mandare una mail. Siamo tutti diversi, ed abbiamo tutti la nostra preferenza espressiva.

- non nascondere i tuoi errori, non farti vedere infallibile: insegna invece che lo sbaglio è una grande opportunità per imparare, se lo si desidera.

- crea una buona relazione con la scuola, solo in questo modo potrai aiutare davvero tuo figlio ad affrontare momenti di difficoltà. Non devi decidere da che parte stare, non ci sono parti: state lavorando insieme per lo stesso obiettivo, che è rendere tuo figlio un bambino sereno, pronto ad apprendere.

Un bambino che soffre all’idea di andare a scuola è una tempesta pronta ad esplodere ogni mattina, è importante comprendere la natura del disagio per imparare a gestirlo e ritrovare la serenità, in modo che il risveglio torni ad essere gioia del ritrovarsi e curiosità dell’andare incontro al mondo. 



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